a cura di Marco Minuz
Cose insolite e scorrette. Poche parole ma sufficienti a raccontare questa mostra. Una raccolta di opere create per l'occasione che, protette da necessari muri, stanno ad aspettare qualcuno per raccontare una storia insolita e scorretta. Una storia abbastanza lunga da lasciare sufficienti tracce per essere raccolte, custodide e, con cura, appese ai muri. Come le foglie che cadono scosse da venti più o meno sconosciuti e che, scivolando frettolose, si appoggiano al suolo non solo per assecondare leggi universali ma forse anche per cercare ancora tiepidi contatti con l'immobile. Se si osservano le foglie, dall'alto verso il basso, diventano rapidamente macchie di colore poco brillanti, troppo velocemente spengono i loro caldi riflessi che, dal basso verso l'alto, vediamo colorare il cielo. Eppure se abbiamo il tempo per osservarle, mentre tutte insieme stanno per terra, ci accorgiamo che in fondo non sono più sagome di colore ma racconti di stagioni, di tempi in movimento che ora, meno appariscenti, accudiscono e velano i segreti, i profumi e i colori delle prossime stagioni. Fragili spessori che abbandonano colori per trasformarli in necessario e prezioso calore. In tutto questo si può intravedere l'essenza di ogni cosa che non possiamo spiegare con parole ma che a volte misteriosa ci invade e un po', come foglie al vento, ci fa tremare.
Ho voluto stare accanto a queste opere perchè esse raccontano di conscie e corraggiose rinunce destinate a mutarsi in qualcos'altro; cose meno appariscenti, meno piacevoli, meno socievoli ma, nella loro nudità, calde. Sono trasformazioni e come i venti più o meno noti, sono loro che ci portano altrove.
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