...Rappresentazioni oniriche e viscerali di un disagio interiore
tradotte utilizzando tecniche violente ed estemporanee
atte a rappresentare, con questa serie di trittici
la chimica della morte
il gusto freddo dell'acciaio
la crudele aggressione dell'uomo verso l'arte, la natura, l'individualità."
Andrea Ullo
Per ferire impugna il colore, per picchiare colpisce la tela. Fa della linea il suo coltello, il suo braccio teso in segno di protesta, l’urlo che gli è rimasto in gola a scuotere le viscere e ad impedire il sonno, il sorriso. Andrea Ullo usa l’arte per gridare non ha tempo per contemplare con fare nostalgico il paradiso perduto. L’illusione dell’Eden la lascia a chi deve vendere e a chi cerca un buon motivo per comprare perché sa che oggi, sollevato il velo di Maya, lo sguardo si brucia di fronte alla desolazione di un mondo che singhiozza e respira a stento. Così la tenebra invade la tela, si impossessa dello spazio, per mettere in scena paesaggi liricamente post-bellici. Il colore si fa sangue, macchia rappresa, la luce si fa strada nel buio in attesa dell’ultimo giudizio. Sono rappresentazioni oniriche e viscerali di un disagio interiore tradotte utilizzando tecniche violente ed estemporanee per dare forma alla chimica della morte, al gusto freddo dell'acciaio, alla crudele aggressione dell'uomo verso l'arte, la natura, l'individualità. Per ferire impugna il colore, per picchiare colpisce la tela. Fa della linea il suo coltello, il suo braccio teso in segno di protesta, l’urlo che gli è rimasto in gola a scuotere le viscere e ad impedire il sonno, il sorriso. Andrea Ullo usa l’arte per gridare non ha tempo per contemplare con fare nostalgico il paradiso perduto. L’illusione dell’Eden la lascia a chi deve vendere e a chi cerca un buon motivo per comprare perché sa che oggi, sollevato il velo di Maya, lo sguardo si brucia di fronte alla desolazione di un mondo che singhiozza e respira a stento. Così la tenebra invade la tela, si impossessa dello spazio, per mettere in scena paesaggi liricamente post-bellici. Il colore si fa sangue, macchia rappresa, la luce si fa strada nel buio in attesa dell’ultimo giudizio. Sono rappresentazioni oniriche e viscerali di un disagio interiore tradotte utilizzando tecniche violente ed estemporanee per dare forma alla chimica della morte, al gusto freddo dell'acciaio, alla crudele aggressione dell'uomo verso l'arte, la natura, l'individualità.
Eleonora Cavallero
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