Il fil rouge che collega le opere dei trentaquattro artisti in mostra è l'idea della memoria e del ricordo, che lega ogni persona alle proprie origini e tradizioni, intesa come unico strumento di conoscenza che l’uomo ha a disposizione, in quanto rende ciascun individuo consapevole delle proprie esperienze passate e solo così pronto ad affrontare quelle presenti e quelle future.
La collettiva comprende diversi ambiti della vita umana e diverse discipline. Si parte dall'arte figurativa e concettuale, per passare attraverso le percezioni sensoriali di oggetti (giocattoli, libri, scritti, architettura), fino ad arrivare a suoni, immagini, video interviste, fotografie, sculture e dipinti.
“Una mostra di racconto, composita” – osserva il curatore Ermanno Tedeschi – “che si sviluppa attraverso un linguaggio tecnologico immersivo ed opere ad elevato impatto emozionale”.
Gli elementi di questo percorso espositivo, ospitato a Palazzo Mazzetti, sono di provenienza diversa, nazionale ed internazionale, con una particolare attenzione al tema dell’Olocausto, ma anche con un occhio rivolto alla cultura e alla tradizione astigiana.
La collettiva “Ricordi Futuri” è suddivisa in nove sezioni, con opere di artisti provenienti da differenti discipline artistiche e con personaggi della cultura internazionale.
Si parte dall'installazione di Gianluigi Colin, che tappezzando muri e soffitto di fotografie e fogli testimonia eventi di un passato lontano e di un presente che è quasi futuro. Si passa poi alle “video interviste”, presenti lungo il percorso della mostra, ad illustri esponenti della cultura contemporanea (Daniel Libeskind, architetto; Arturo Schwarz, studioso, filosofo e poeta; Emilio Isgrò, artista; Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz – Birkenau; Maria De Benedetti, psicologa, già vicesindaco di Asti dal 1994 al 1998).
La seconda sezione è dedicata al “Gioco come segno del tempo”, con la presenza di quadri dell'artista israeliano Itshak Yarkoni. Nei dipinti esposti l’autore ha inserito giocattoli antichi (i cui originali sono presenti in mostra) nella realtà di oggi cercando un rapporto tra passato e futuro.
Un'attenzione particolare viene dedicata al “Ricordo attraverso la fotografia”, che rappresenta la terza sezione della mostra, con alcune immagini scattate da Vardi Khana che, con il suo progetto One Family, ripercorre la storia della sua famiglia scampata alla Shoah. Una documentazione unica sono le fotografie del canadese Yuri Dojc e di Bruna Biamino; il primo testimonia come i libri resistano alle guerre ed alle più turpi ingiurie, mentre la seconda ci mostra come Israele ha voluto ricordare la Shoah attraverso la realizzazione del Museo di Yad Va Shem. Norma Picciotto ha invece realizzato delle fotografie in cui simboli della storia e dell’arte antica e contemporanea giacciono su un tappeto di foglie secche e bianche.
“Il segno e la scrittura come testimoni del tempo” sono il titolo della quarta sezione e sono rappresentati dagli artisti Barbara Nejrotti con le impronte di un bambino, di una donna ed un uomo impresse su una tela con cucito e pittura, dalle sculture di Tobia Ravà, che si distingue per un linguaggio originale, utilizzando numeri e lettere ebraiche, dal lavoro di Nicole Riefolo, costruito assemblando illustrazioni originali digitalizzate del manoscritto Voynich, opera quattrocentesca il cui idioma sconosciuto non è stato ad oggi decifrato. Ed inoltre: dalle opere dell'artista Moshe Gordon, realizzate utilizzando due vecchi libri su uno dei quali compare la parola ebraica “iskor” (ricordo), dall’opera di Antonio Meneghetti padre dell'Ontoarte, dai lavori di Marina Munoz, che trasforma libri e ritagli di carte e legno, e dalle opere dell’artista americano Eugene Lemay. Il padre dell'arte israeliana Menashe Kadishman è presente con la Sua scultura Shachelet (foglie cadute), composta da un gran numero di pesanti dischi di metallo di forma circolare, aventi le sembianze di un volto convulso che urla.
“Generazioni” è il titolo dedicato all'installazione di Jessica Carroll e Riccardo Cordero, che rappresenta la quinta sezione della mostra, nella quale i lavori dei rispettivi padri sono esposti insieme ai loro, creando così un dialogo generazionale tra il passato, il presente ed il futuro.
“Il ricordo attraverso la scienza” è il titolo della sesta sezione ed è rappresentato dall’opera di Anna Rierola, artista visiva che unisce insieme arte e scienza, creando uno scenario fotografico unico.
La settima sezione intitolata “L'arte per ricordare e costruire il futuro” è il titolo dello spazio dedicato alle opere dei maestri Aldo Mondino, Giorgio Griffa, Vik Muniz, Emilio Isgrò, Francesco Vezzoli, Giulio Paolini, Luigi Mainolfi, Valerio Berruti, Ezio Gribaudo e Daniel Schinasi, Francesca Duscià, Isabella Traglio Vismara e Pietro D’Angelo.
La sezione “27 gennaio Giornata della Memoria” è l’ottava sezione della collettiva, dedicata all’Olocausto, ed ospita un’istallazione multimediale costituita da due binari sui quali scorrono documenti e immagini della vita delle famiglie prima della Shoah. Un’opera da segnalare in questa sezione è il ritratto di Primo Levi dell’artista Francesca Leone. La musica che si ascolta in questa sala, simbolicamente rappresentata da un piccolo violino ritrovato in un campo di sterminio, è il risultato di un monumentale lavoro del Maestro Francesco Lotoro, massima autorità nella ricerca musicale concentrazionaria, autore dell’Enciclopedia geografica KZ Musik contenente la produzione musicale nei Campi di concentramento dal 1933 al 1945.
L’esposizione vede la collaborazione dell’ISRAT (Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti) nel programma di formazione e aggiornamento “Ricordi futuri: la memoria, istruzioni per l'uso”: iniziativa rivolta a insegnanti e studenti, ma aperta a tutti.
La collettiva è visitabile da martedì a domenica dalle 10.30 alle 18.30 (fino al 28 febbraio), dalle 9.30 alle 19.30 dal 1 marzo. Chiuso il lunedì tranne il 25 gennaio, il lunedì di Pasquetta e il 25 aprile 2016. Ingresso: euro 7,00. Il biglietto di ingresso alla mostra consente l’accesso gratuito al Museo Civico di Palazzo Mazzetti. Per informazioni: tel. 0141 530403, info@palazzomazzetti.it, www.palazzomazzetti.it.
Palazzo Mazzetti, di proprietà della Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti, ospita importanti collezioni, tra cui le raccolte civiche e mostre temporanee. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro avviato nel 2003 e proseguito dal 2005 al 2011, lo ha restituito alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, sede di esposizioni temporanee, al piano nobile con stucchi dorati, affreschi e le raccolte civiche quali dipinti, la collezione orientale, tessuti antichi e le microsculture di Giuseppe Maria Bonzanigo. Il secondo piano ospita i dipinti dell’Otto e del Novecento. Le recenti esposizioni hanno sempre raccontato storie suggestive del nostro passato remoto e recente: la civiltà etrusca ed il cibo degli antichi, la cultura figurativa astigiana tra Sei e Settecento, le produzioni del Novecento e l’affermazione di prodotti originali italiani diventati icone internazionali del made in Italy. Ancora, più recentemente, l’esposizione di Domenico Quirico ha raccontato il lavoro quotidiano del cronista di guerra, mentre “Asti Contemporanea. Collezioni private” ha presentato opere dell’arte italiana dal secondo dopoguerra agli anni Settanta provenienti esclusivamente da raccolte astigiane.
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