Mostre, Bergamo, 28 September 2009
La Galleria 27AD di Bergamo prosegue nella sua indagine sul lavoro di giovani talenti emergenti sulla scena artistica internazionale: dal 28 settembre al 24 ottobre 2009, la mostra “Bacon’s Eggs” presenta, a cura di Nicola Scaglione, un progetto dedicato dal giovane fotografo bresciano Alberto Petrò al genio creativo di Francis Bacon e nato nell’atelier del Tacheles Arthouse di Berlino assieme all’amico Marcello Barison.


In mostra venti immagini fotografiche alla gelatina ai sali d’argento su carta baritata.


Lungi dall’essere un semplice omaggio all’opera del grande maestro anglosassone, il lavoro di Petrò si propone di ritornare alle origini, all’innesco del gesto pittorico e dell’iconografia di Bacon – e cioè a quel rapporto con la fotografia che per la pittura di Bacon fungeva da potente detonatore di idee – per poi sondare l’altro esito possibile – quello, appunto, fotografico - del medesimo percorso di indagine sulle inquietudini e i tormenti dell’esistenza.


Dichiarato esplicitamente lo spazio in cui si muove la sua ricerca fotografica, Petrò è così libero di sperimentare un percorso parallelo a quello della pittura ma altrettanto capace, pur rinunciando al colore e alla sua matericità, di scardinare tutti i canoni di rappresentazione, in un continuo passaggio dalla dimensione quotidiana e domestica a quella surreale, dalla normalità all'eccezionalità.

Il corpo perde i suoi contorni fisici e, con essi, ipocrisie, finzioni e barriere dietro le quali si nasconde la disperazione dell’anima, lasciandosi stravolgere da una metamorfosi che fa improvvisamente irruzione nel quotidiano. In un cortocircuito tra interno ed esterno, razionale e irrazionale, i volti si trasformano in maschere agghiaccianti e i corpi si sfibrano, si distorcono e si contorcono o vanno letteralmente in fumo disperdendosi nell’aria.


Scrive il curatore della mostra Nicola Scaglione: “Quando ho guardato il lavoro di Alberto Petrò “Bacon’s Eggs” mi sono trovato ad osservare i quadri di Francis Bacon attraverso un vetro deformato.

Osservandolo meglio ho trovato una profondità tridimensionale scoprendo che il ritratto non era di un opera di FB ma di una sua libera ricostruzione in studio fatta con la presenza di un attore.

Mi sono ritornate in mente le parole dello stesso Bacon durante le interviste con David Sylester:

“DS: può dirmi perché le fotografie le interessano tanto?

FB: ….cioè, quando si guarda qualcosa, non la si guarda in modo diretto ma si è condizionati dall’impatto esercitato su di noi dalla fotografia e dal cinema.

E il novantanove per cento delle volte trovo che le fotografie siano molto più interessanti della pittura astratta o della pittura figurativa. Le fotografie mi hanno sempre soggiogato.”

“…penso sia il lieve distacco dal reale, che mi rituffa con maggior violenza nel reale stesso. Attraverso l’immagine fotografica mi ritrovo a vagare dentro all’immagine e a estrarne quella che ritengo sia la sua realtà più di quanto mi sia possibile semplicemente guardando a quella realtà.”

Guardando il lavoro di Alberto Petrò mi ha assalito il ricordo assopito dell’ineguagliabile forza delle opere di Bacon, mi ha fatto sanguinare di nuovo le vecchie ferite che mi ero procurato vedendo per la prima volta i suoi lavori dal vero.

Quando guardiamo le fotografie di Alberto Petrò siamo condizionati dall’impatto esercitato su di noi dalle opere di Francis Bacon.

In quanto raffigurazione di una realtà l’opera di un artista è ambigua, infatti trasforma la realtà in finzione che a sua volta poi esisterà quale realtà autonoma.

“Bacon’s Eggs”, attraverso il nostro sguardo, ci attrae ipnoticamente nella triangolazione delle sue ambiguità”

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