CAGES- The exhibition is prolonged up to September 19th, 2010
Mostre, Belgium, Bruxelles, Brussels, 19 May 2010
CAGES - personale di LOREDANA LONGO
video/installation/object d’art/drawings

curatore ANTONIO AREVALO

apertura sino il 19 settembre 2010

RUE DES CHEVALIERS 22 – 1050 BRUXELLES


info
direttore rosanna musumeci mb.+32(0)491251133

apertura: Monday- Sunday by appointment
gallery/space rue des chevaliers,22 1050 Bruxelles
contact
info@artecontemporaneact.com
www.artecontemporaneact.com
www.artesud.it
BE +32(0)491251133 IT +39330692388
FR +33(0)140159921 +33(0)603597288
IT +39 095 7253101 +39 330692388
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Loredana Longo (1967) vive e lavora a Catania -
La ricerca dell’artista comincia dalla riflessione sulla sua immagine, riprodotta in fotografia, video, istallazioni, performance. Successivamente, questo lavoro di ispirazione rigorosamente autobiografica si sposta sull’universo familiare, del quale Longo rappresenta vividamente le molteplici contraddizioni. Tensioni e conflitti domestici sono documentati nella serie Explosion, che esplora l’intera gamma delle più complesse dinamiche psicologiche e sociali. Set accuratamente predisposti di ambienti familiari vengono fatti saltare in aria traumaticamente e all’improvviso, e poi fedelmente ricomposti con ciò che è rimasto. Tutti gli stadi della decostruzione/ricostruzione sono ripresi e replicati all’infinito nei video dell’artista. Come dire che l’ambiente domestico-privato si trasforma in uno sfaccettato campo di battaglia, archetipo di problematiche relazioni sociali in generale.
Nella prima personale a Bruxelles, a cura di Antonio Arévalo, viene elaborato un nuovo tema, efficacemente sintetizzato dal titolo. CAGES allude trasparentemente ad angosce interiori, rigorosamente individuali, traslate nell’ambiente claustrofobico della cella. Sociale e corpo si dileguano o, meglio, acquistano una nuova veste, di straordinaria intensità simbolica. Dietro le sbarre, si consuma il rito doloroso dell’auto annientamento e del riconoscimento: privato della libertà, l’Io ne prende atto, accetta di definirsi gabbia, forse perché una gabbia è necessaria per fuggirne, per concettualizzare la possibilità della fuga. Possibilità o illusione, però? Le gabbie, in effetti, scintillano: di vernice riflettente, di specchi, illuminate a giorno. Un glamour pauroso, attraente e repulsivo insieme, accompagna un trompe-l’oeil architettonico di spazi moltiplicati e moltiplicabili all’infinito dal desiderio di libertà, ma inflessibilmente angusti quando si tenti di varcarli. In fondo, dice l’artista, non abbiamo vie d’uscita, fuorché virtuali; e forse non ne cerchiamo nemmeno, perché convinti, e magari contenti, di vivere la libertà solo come sensazione, stato d’animo.


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