Cosa possiamo pensare quando ci troviamo coinvolti in un viaggio sperimentale attraverso materia e icone del nostro tempo? Qual'è la spinta propulsiva che ci permette di respingere le sollecitazioni quotidiane e di abbandonarci a riflessioni e costruzioni creative? Cosa colpisce il nostro sguardo quando proviamo a guardare oltre?
Le ricerche di Riccardo Saltini nascono dalla materia, che sperimenta e vive ogni giorno. Dal suo utilizzo e dalla sua concezione come talismano capace di realizzare nuovi, possibili mondi volutamente dissacranti o semplicemente realtà di superfici magmatiche dalle texture sorprendenti. La sua produzione si declina in feticci enigmatici che esorcizzano un mondo contemporaneo spesso alieno e inconoscibile per le sue contraddizioni esibite o in alchimie e allegorie astratte che creano nuove valenze semantiche, nuovi piccoli mondi.
Alla base di ogni realizzazione c'è sempre un'elaborazione concettuale che, partendo dalla materia per approdare al compimento di un desiderio mentale, porta con sè la forte sfida di percorrere vie nuove e di rendere chiara la percezione e intensa la memoria del percorso svolto. Che si sviluppi sulle superfici e nel design o che approdi a compiute realizzazioni artistiche, la sua spinta nasce dal desiderio di scavare in quel grande baratro che non è nient'altro che quello che ci passa dentro: emozioni, paure, sogni, proiezioni e desideri. Per fare questo utilizza resine, prodotti dello scarto industriale, metalli preziosi e non, combinati e usati in accostamenti inconsueti o con modalità e lavorazioni nuove. Il metamorfosarsi continuo di materia e stili diventa perciò la sua cifra stilistica che gli permette, combinando la metafora con il rimando metonimico come strumenti di costruzione di significato, contro la riduzione della realtà a segno. Nell'arte di Riccardo Saltini affascina la sua capacità di riuscire a riunire la profondità della sua poetica all'utilizzao quotidiano delle sue realizzazioni. Le sue opere vivono con noi tra contemplazione e uso pratico. Esse sono il raggiungimento di un equilibrio alchemico a cui tutti gli artisti tendono: trasformare la materia bruta in poesia perché viva, perché diventi parte della nostra vita.
I toys, le sculture e "le tavole" di OrkArt realizzano una particolare forza d'integrazione, unendo l'ambiente quotidiano con le illuminazioni dell'arte. Gli oggetti (che in quanto simboli creano identificazione) vengono proposti in combinazioni nuove, veicolando così nuove interpretazioni della materialità e stabilendo relazioni tra categorie diverse, aprono possibilità di percezione attraverso la semplice presenza materiale. Sono icone svuotate che hanno riconquistato un nuovo significato, atti metaforici che pongono l'attenzione sulla inutilità inflazionata dell'icona-oggetto. In questa produzione di certo incide la formazione e il lavoro svolto per anni come creativo pubblicitario, che gli hanno permesso di allenare occhio e mente a certi aspetti figurali e linguistici metaforici fondamentali per rafforzare l'efficacia comunicativa. Del resto è impossibile non considerare come determinante l'influsso del prodotto industriale e della sua comunicazione nel panorama dell'arte contemporanea, sia che lo imiti sia che se ne serva come simbolo della società odierna.
Seguendo le teorie del postmoderno di Boudrillard, secondo cui ogni fatto nell'odierna società tende a degradarsi in quanto tale e a diventare uno spettacolo o un oggetto di consumo, a prescindere della sua veridicità o falsità, e in cui anche la cultura viene vissuta come un fatto consumistico, con i suoi miti, i suoi processi e i suoi brevi istanti di gloria, che assegna con la stessa velocità con cui consegna all'oblio, ci rendiamo conto che nella nostra società quello che rimane è una mera apparenza di verità.
OrkArt ci mostra, mantenendo sempre un'ironica distanza, una realtà vissuta nella sua contradditorietà inconciliabile, spesso assurda, ma che non cede alla società simulacro. Unisce ironia, stramberia e icone di consumo nell'intento di dare vita ad una doppia realtà, formata dall'oggetto e dalla sua trasformazione mentale, sempre sincera, sempre autentica, capace di decostruire i simulacri del nostro contemporaneo.
Alessandra Frosini
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