Le donne sono abituate spesso a vivere e convivere nel dolore e a trasformare il dolore in forza: migliaia di donne vivono in equilibrio costante sul bordo di un precipizio cercando di addomesticare la violenza degli uomini, riuscendoci qualche volta, spesso no. Alcune si lasciano schiacciare, altre muoiono, molte convivono con un'intima e indicibile penitenza quotidiana. Questa è una cultura antica, che le donne conoscono e che accettano perché sentono di dover scontare una pena, perché vogliono infliggersi una punizione, perché decidono di convivere con l'insofferenza altrui. La violenza è, in realtà, solo la massima delle debolezze mentre la debolezza può invece nascondere una forza infinita. E così questi brandelli di esistenze sfilacciate che cercano un nuovo collante per trovare una forma la troveranno, perché anche quando quello che sei ti scivola addosso e sembra abbandonarti, ti rendi conto che nulla può bloccare i tuoi desideri, anche quelli rinchiusi a doppia mandata in una gabbia.
L'ultimo e al tempo stesso più intimo baluardo che possediamo nei confronti del mondo è la nostra pelle: pellicola sottile, fragile eppure solida e capace di proteggerci dall'esterno, su cui rimangono impressi i contatti più forti col mondo che ci circonda, capace di raccogliere e codificare le sensazione che ci provengono dall'interno come dall'esterno. Permeabile e impermeabile, superficiale e profonda, sincera e ingannatrice, rigeneratrice e in via di inaridimento continuo, per la complessità che la caratterizza preannuncia, sul piano organico, la complessità dell'Io sul piano psichico, materializzando, nella sua nudità, la nostra fragilità.
Ecco perché la forza degli SKIN di Vesna Pavan sta nell'immagine che è in sospeso fra l'icona e il segno puramente concettuale. Perché esse ci parlano direttamente con una forza indicibile, attraverso la materia pittorica che vive senza il supporto della tela, come monocromi che urlano la propria presenza ed essenza. In queste opere la materia è l’opera stessa e si presenta sul piano dei significanti apparentemente informale, ingannando una matericità in realtà tutta concettuale. Gli SKIN sono il risultato dell’energia creativa che è il vero e fondamentale motore dell’opera. E' colore colato e bloccato in un attimo preciso del suo tempo di essiccazione e dalla volontà dell'artista di cristallizzare un momento, smaterializzando il colore dal supporto. Nessun pezzo è identico all'altro, come ogni istante della nostra esistenza, come ogni donna, come ogni voce ed ogni storia non sono identiche l'una all'altra. La volontà è quella di dare voce ad urla mute attraverso il pigmento puro: il rosso, il fuchsia, il bianco e l'oro riscoperti nella loro purezza per risvegliare una risonanza puramente interiore, rivelando la loro carica emozionale primitiva. Materia viva, dunque, che si fa memoria, creando simboli che rimandano a nuove ipotesi di significato. Il rosso viene chiamato a simboleggiare la violenza perpetrata in ambito domestico, le percosse, le minacce, la violenza psicologica e il femminicidio, il fuchsia la violenza da acido, il bianco la rinascita e la speranza e l'oro, come nella tecnica giapponese del kintsugi, a simboleggiare una ferita sanata che rende ancora più preziosa e importante l'esperienza di vita, proprio perché testimonia una storia e una vita che non cede.
E' colore puro ed emozionale che segue una volontà pittorica rivolta alla purificazione da ogni rappresentazione che rischierebbe di oggettivare la realtà, brutalizzandone il senso più intimo, lontana dall'immagine che voglia strappare il segreto delle cose. E' questo il senso del percorso ideato da Vesna Pavan, che è un vero e proprio immergersi in un ambiente multisensoriale per vivere e diventare parte integrante di un'esperienza di pura sensibilità, facendoci testimoni del messaggio in essa contenuto e compartecipi dello stato emotivo delle donne che sperimentano e vivono l'esperienza tragica della violenza sulla loro pelle. Ecco perché il monocromo che evoca il silenzio di una contemplazione, un silenzio metafisico, è accostato alla registrazione del battito cardiaco in ritmo crescente; ecco perché le sale-corridoio (100 opere di colore rosso e fuchsia nella prima, 24 di colore bianco e una d'oro nella seconda) che si susseguono vogliono ricreare un percorso ideale da "sperimentare", dalla brutalità della violenza alla purezza della speranza e della rinascita di chi ha trovato la forza e di chi riesce a darla (come le varie realtà, case di accoglienza, associazioni che supportano le vittime delle violenze).
Il senso ultimo di questo percorso è perciò un discorso di rinascita e di speranza, come il messaggio che questo virtuoso progetto vuole trasmettere: possiamo essere preda del silenzio dell'anima perché rapiti da situazioni che ci distruggono, ma i desideri e le speranze non possono essere bloccati. Siamo indispensabili come ragni che tessono la tela là dove si rompe e senza stancarsi ricominciano sempre daccapo. Tutto il nostro lavoro, quello che davvero è la nostra forza, è l'opera di ricostruzione incessante di noi stessi. Ed è importante guardare fino a che punto riusciamo a combattere, a vincere il destino, l'ignoranza e la violenza.
Finchè si può resistere, si deve. Il limite è sempre la paura.
Si può morire solo se ci lasciamo uccidere.
Alessandra Frosini
Il progetto RED & FUCHSIA di Vesna Pavan, grazie all'apoggio e alla collaborazione delle varie sedi del Rotary Club International in Italia e in vari paesi che hanno aderito all'evento sarà presente e darà voce (e un contributo reale) a chi non ce l'ha. Consiste infatti in una mostra itinerante di 125 opere (create appositamente per lo scopo dall'artista Vesna Pavan), che partirà dall'Italia per concludersi in India e in ogni tappa del percorso verrà organizzata un'asta delle opere il cui ricavato finale andrà interamente alle due associazioni Acid Survivors Trust International (ASTI) e Acid Survivors Foundation India che assistono e curano costantemente le vittime di queste violenze. Ogni opera acquistata sarà sostituita dalla fotografia della persona che avrà contribuito. Al termine del viaggio di 9 mesi che toccherà quasi 20 paesi, le fotografie saranno protagoniste di una mostra che verrà realizzata a Palermo il 25 Novembre 2015 (giornata internazionale della violenza contro le donne), durante la quale saranno consegnati i fondi raccolti con il progetto alle due associazione coinvolte.
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