Le fotografie che fanno parte di questo ciclo di Patrizia Mori dal titolo Abbandoni ritraggono due aspetti e momenti apparentemente senza correlazione fra loro, ma che hanno in comune il forte sapore dell'esistenza, che emerge in luoghi minori e dimenticati, testimonianza di una vita ormai depauperata e corrotta nel proprio equilibrio. Sono immagini di un silenzio palpabile e quasi irreale, al primo sguardo serene, ma in cui il respiro improvvisamente si trattiene. E nulla è forte come il silenzio, quando parla per chi ha smarrito la propria voce.
Alle giostre abbandonate, assurte a metafora del destino di un popolo vittima del genocidio perpetrato dagli Khmer Rossi di Pol Pot, si affiancano le foto delle piantagioni di caucciù, in terreni sottratti alle foreste, dove lo sfruttamento degli uomini e della terra si rincorre in un gioco alla distruzione che non conosce fine.
Fra vicinanze e lontananze, in spazi aperti e vuoti, siamo anche noi abbandonati nell'invisibile in cui la memoria si fa densa e il passato porta nell'oggi tutto il peso di quella solitudine che non conosce fine e che si chiama oblio.
Alessandra Frosini
Commenti 0
Inserisci commento