Nell'anno dell'Esposizione Universale incentrata sul tema dell'alimentazione e nutrizione, Immaginificat presenta un evento che, partendo da un argomento apparentemente legato al cibo, vuol portare la riflessione sul dialogo che nutre, vera energia culturale per la terra.
Un'indagine a suo modo dissacrante su ciò che tavola, cibo e pratiche conviviali innescano nell'immaginario collettivo, in rapporto alle dinamiche sociali strettamente correlate all'universo alimentare: “pasto” dunque come azione comune, come gesto di accoglienza e di partecipazione condivisa che include in sé molteplici mondi, da quello quotidiano, più concreto e tangibile, a quello sociale sempre più parossistico, a quello simbolico, immaginifico e mistico.
Da questa interpretazione del concetto di alimentazione e di tutte le sue variabili sfaccettature, nasce la premessa per un'analisi multiforme dei significati e del senso che il cibo, la tavola e il nutrirsi possono risvegliare in noi, dalla storia alla letteratura, alla matematica, alla cultura popolare.
Partendo da un titolo volutamente dissacrante e legato alla superstizione della tavola, lo spirito creativo della mostra allestita nelle sale di Palazzo Tucci a Lucca, compone una caleidoscopica “tavola” di elementi diversi e complementari, di visioni criptiche o sfrontate, delicate o impertinenti, che compongono il senso di un rito condiviso e quotidiano.
Gli artisti coinvolti, accomunati dall'utilizzo del mezzo plastico o comunque materico e attingendo a riferimenti culturali molteplici e tramite i loro diversi linguaggi personali, si fanno “conviviali” artefici di punti di vista peculiari sul vasto intersecarsi della problematica esistenziale, attraverso quell'elemento di per sé necessario e fondamentale, che è il cibo inteso in tutte le sue forme.
LORENZO ACQUAVIVA
LUCIA BALDINI
ALICE CORBETTA
ARIANNA CORDIVIOLA
NICOLA DOMENICI
DANIELA FORTI
STEFANO GRAZIANO
MARA NENCINI
MARCO PAVANI
CINZIA ROSSI
RICCARDO SALTINI
ISABELLA SCOTTI
http://alessandrafrosini.blogspot.it/2015/11/13-tavola.html
Artemide per 13 a Tavola
L'allestimento espositivo previsto nelle sale di Palazzo Tucci è stato ideato tenendo conto delle particolari caratteristiche architettoniche e della rilevanza storica dell'edificio, lasciando perciò libere le pareti perimetrali delle sale e privilegiando l'utilizzo di strutture autoportanti per la collocazione delle opere, sia scultoree che pittoriche.
La collaborazione con Artemide, ricercata per l'indiscusso valore progettuale e tecnologico, acquisisce un valore di primaria importanza per poter creare un connubio fra design e opera artistica, enfatizzando il rapporto d'interconnessione fra l'opera di design industriale e la pura espressione creativa.
Per ogni artista in esposizione sarà utilizzato un diverso elemento della collezione Artemide: 12 corpi illuminanti per 12 artisti, per creare una sinergia fra luce, forma e materia, capace di dar vita ad un progetto articolato, in cui la contaminazione fra arte, ricerca ed innovazione sono alla base dell'identità di un talento creativo riconosciuto in ambito internazionale.
PASTO DUNQUE SONO
Occhi puntati come luci su una tavola che non c'è, ma che si presuppone e si prepara per degli assaggi esistenziali per nutrire corpo, ossa, spirito, cuore e purificare attraverso un cibo immaginifico. Un “pasto” inteso come azione comune, come gesto di accoglienza e di partecipazione condivisa che include in sé molteplici mondi, da quello quotidiano, più concreto e tangibile, a quello sociale sempre più parossistico, a quello simbolico, surreale e mistico.
Da questa interpretazione del concetto di alimentazione e di tutte le sue variabili sfaccettature, nasce la premessa per un'analisi multiforme e lirica dei significati e del senso che il cibo, la tavola e il nutrirsi possono risvegliare nell'immaginario collettivo, dalla storia alla letteratura, alla matematica, all'eros, alla cultura popolare.
Dove frughi trovi un dettaglio che si agita di mosse proprie e indipendenti, mutevoli e malleabili, che raccontano storie, riflessioni trasognate di ciò che ogni artista ha interpretato e che diventa parte fondante e fondamentale nell'unione con gli altri, apportando significato e senso all'insieme dei linguaggi diversi e complementari che s'incontrano.
E la condivisione è il vero strumento contro il rischio dell'effimero introdotto dalla massificazione e dalla spettacolarizzazione, contro la distorsione e l'ossessione dei nostri tempi, ricordando che il cibo può essere anche strumento di dialogo, incontro e riflessione, e metafora per far emergere le domande più importanti sul senso del vivere. Cibi come storie, in un dialogo-rito creativo che nutre e che aiuta a mettere a fuoco il nostro tempo, la nostra identità e memoria, senza rinunciare alla leggerezza e all'ironia dissacrante, per esorcizzare ogni ossessione, paura e frustrazione.
13 a tavola, anzi: 12+1, ché siamo scaramantici.
Alessandra Frosini
(testo per il catalogo - libro d'artista della mostra)
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