A ridosso del disastro occorso alla gente di Sicilia il I° ottobre 2009, Michele Cannaò, Sara Montani, Togo e Guido Oldani, chiamano a raccolta i colleghi artisti al Palazzo della Permanente di Milano per un happening dedicato alla tragedia. Da qui l’idea di Cannaò di creare in quella terra un Museo del Fango fatto di dipinti, sculture, filmati, poesie, racconti e quanto dell’arte possa costituire argine culturale.
Il primo nucleo della raccolta conta più di cento opere che vengono esposte in anteprima al Palazzo Duchi di Santo Stefano di Taormina, una sede di prestigio per un omaggio dovuto a ricordo di quanti sono morti, seppelliti dalla montagna di Giampilieri, dal fango di Scaletta Zanclea. Un omaggio al senso civico e alla dignità di quanti, in ogni parte del Paese, vogliono vivere la loro terra da cittadini e in sicurezza. Le opere della raccolta verranno poi messe in mostra nella scuola di Scaletta Zanclea per essere collocate dal luglio 2010 nella sede provvisoria del museo presso il Circolo U. Fiore, in attesa del completamento della sede definitiva.
Alla costituzione del Museo del Fango aderiscono, tra gli altri, Dario Fo, Marco Dentici, Giulio Cavalli, Antonio Moncada, Roberto Piumini e vengono messi a frutto il lavoro e le diverse esperienze artistico - culturali realizzate da Cannaò sul territorio nazionale in veste di ideatore e direttore artistico: Infesta Milano (1987-1988); La Credenza (1987-1990); Studio La Credenza (1991-1994); Croce del Sud (1992); Kalò Nerò (1995 -1999); Piccolo Teatro della Scaletta (1996 -2000).
F.A.N.G.O. nasce poiché l’impegno artistico richiede, urgentemente, l’assunzione di grandi responsabilità.
“Mentre sono cambiate le nozioni di spazio e di tempo e una nuova dimensione ha modellato il pianeta, la gran parte degli esseri viventi è in uno stato di degrado sociale ed esistenziale aberrante. Sul nostro pianeta si è creato uno squilibrio ”civile” di macroscopiche proporzioni. Un estremo contrasto si è manifestato nel rapporto tra la rapidità dei mezzi di comunicazione che avvicinano gli abitanti della terra e le distanze millenarie che si interpongono tra le etnie, allontanando irrimediabilmente gli individui. E’ una terribile disfunzione di cui non può non rendersi conto l’artista che non può non chiedersi quale sia il suo ruolo. L’arte, espressione guida di ogni creatività, può e deve assumere responsabilità sociale per orientare la prospettiva di una nuova civiltà ed oggi occorre la partecipazione di tutti: artisti, scienziati, filosofi, economisti, sociologici e anche politici, per non lasciare alle pure ragioni della speculazione economica la guida della politica territoriale, nazionale e planetaria. Un nuovo pensiero deve ispirare l’economia e la politica.” (dal Manifesto Love Difference e Cittadellarte di Michelangelo Pistoletto).
F.A.N.G.O. si propone come laboratorio e luogo formativo di questo pensiero che svilupperà attraverso il Museo del Fango, motore di eventi d’arte, laboratori, convegni e strutture operative. In un’attività di ricerca in ogni settore, rifondando semanticamente i termini: Arte (al centro della trasformazione sociale); Diritto (alla vita e pratica della comparazione intercomunitaria); Ecologia (bonifica del pianeta); Economia (spostamento dei valori, da monetari a umani); Educazione (conoscenza tecnica ed esercizio culturale) ; Filosofia (l’incontro degli opposti); Lavoro (soddisfazione); Nutrimento (del corpo e della mente); Politica (gestione delle differenze); Produzione (utilità); Religione (eliminazione delle distanze mantenendo le differenze); Scienza (libera conoscenza); Sport (l’unica competizione accettabile di contro alla guerra dichiarata tabù).
NASTRO DI MOEBIUS come simbolo operativo: luogo fisico e mentale in cui dentro e fuori esistono contemporaneamente.
Una formica che si trova sulla faccia di un rettangolo non potrà mai raggiungere il cibo sull'altra faccia, se c’è dell'insetticida lungo tutto il bordo. Così una mosca fuori da una sfera di cristallo se il cibo è posto all'interno: la mosca non riuscirà mai a raggiungerlo.
Sul nastro di Moebius, in cui le due facce sono coincidenti, la superficie risulta essere percorribile all’infinito: la formica potrà raggiungere il cibo in qualunque posto del nastro si trovi. Così ciascun uomo, se saprà “piegare la logica”.
PARADISO e INFERNO, favola finale
Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso. Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno. Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà.
"Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida.
"Con tutto quel ben di Dio davanti!"
L’angelo spiegò: "Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca".
Il coraggioso samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettere neppure una briciola sotto ai denti. Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa: Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca. C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, e sprizzava felicità.
“Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai.
L’angelo sorrise: “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si è sempre comportato nella sua vita. Qui, al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”.
Paradiso e inferno sono nelle tue mani. Oggi.
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