V I S U A L E M U S I C A
Mostre, Chieti, Ortona, 28 November 2010
V I S U A L E M U S I C A
collettiva d'arte a cura del Gruppo Artistico TECNICAMISTA
Presso Museo Civico Ortonese di Arte Contemporanea Città di Ortona
da domenica 28 novembre alle ore 17.30 - 20 dicembre alle ore 21.00


La musica è un arte immateriale.

Vive se ascoltata, e in quanto percezione, vive attraverso la nostra emotività, il ricordo. La sfida di questo gruppo di artisti è quella di dare una forma visiva al proprio feticcio musicale, alla propria fonte ispirativa, alla vibrazione pura.

Dal flauto di pan, sino al Britten e ai Metallica, passando per la world music sino al post rock, canzoni, sonate, assoli, miti musicali di tutti e di pochi diventano materia, colore, odore, forma, creando un'esperienza sinestetica e sinergica potente, nell'intento di suscitare emozione, risvegliare passione, curiosità, domande, provocazioni.
La mostra oltre a offrire un percorso visivo ricco di stimolie suggestioni sarà arricchita da eventi dove diventa incredibile palcoscenico per performance e concerti dal vivo, dalla musica alla materia, per tornare alla musica.

Un percorso di trasformazione della vibrazioneattraverso gli occhi, mente, cuore, corpo.

Collettiva di diversi linguaggi pittorici, in un momento storico in cui non esistono movimenti o riferimenti artistici che caratterizzano il periodo.
Dall'informale al figurativo, una panoramica dell'arte emergente e affermata, rigorosamente selezionati, che identifica il non identificabile dell'attuale arte.


“Già molto presto mi resi conto dell’inaudita forza
d’espressione del colore.
Invidiavo i musicisti,
i quali possono fare arte senza bisogno di
raccontare qualcosa di realistico.
Il colore mi pareva però altrettanto realistico del suono»
V. Kandinskij


Alle origini non si indicava con tali termini un’arte nello specifico ma un aggettivo con il quale ci si riferiva direttamente alle Muse, ispiratrici di tutte altre arti, ovvero a qualcosa di perfetto.

Dall’era mitologica, del tempo ne è passato e piano piano le arti hanno trovato la loro più congeniale via d’espressione e la loro personale strada maestra da percorrere e la musica, oltre a rappresentare deontologicamente un’arte in sé, è una piacevole e ricorrente contaminazione nei campi artistici confinanti.

Già nell’arte preistorica, circa quarantamila anni fa, si possono riscontare tracce dei primi oggetti sonori che compaiono con l’avvento dell'homo sapiens sapiens nel Paleolitico superiore e vi sono testimonianze dei primi strumenti ad arco, costruiti con materiali estremamente deperibili, di quindicimila anni fa, come le loro probabili raffigurazioni.

L’arte greca e l’arte romana sono costellate di Amorini, Satiri, Dei e Uomini intenti a suonare la lira, i flauti, la cetra e l’aulos, testimonianze artistiche che la musica è sempre stata connaturata alla raffigurazione della vita ed elevata a rappresentazione dei lati umani più superbi e più vicini a qualsiasi tipo di divinità, a cui si credeva nelle diverse epoche storiche.
Nell’epoca moderna, a partire dal Rinascimento fino alla fine del XVIII secolo, la musica, in modo altalenante, ha vissuto una rappresentazione di attributo iconico e di elevazione dei santi o della pittura di genere, come nella sublime opera che Raffaello ci lascia dell’estasi di Santa Cecilia, del 1514, nel quale la Santa volge lo sguardo al coro angelico, rapita dalla visione mistica: di fronte a questa musica celestiale e divina, Cecilia, che era musicista, si rende conto dell’inutilità della musica terrena e getta a terra i suoi strumenti musicali.

Ma la musica, seppur come importante attributo iconografico, è rimasta fino a questo momento uno spunto e una rappresentazione: occorrerà aspettare le avanguardie storiche del primo novecento per il primo reale incontro sinestetico tra arte e pittura.

Grazie a personalità come Vassilji Kandinskij e Paul Klee, per cominciare, ha inizio la rivoluzione del sentire/vedere/capire artistico-estetico.
Il primo opera nella prospettiva della secessione Viennese e del Bauer Reiter e riesce a riassumere, ne Lo Spirituale nell'Arte del 1912, il movimento sonoro, quello plastico e quello cromatico in un unicum sinestestico di trasposizioni trasversali che hanno invaso, in questo modo, tutti i campi dell’arte, rivalutandoli vicendevolmente.

La vera consacrazione della fusione Arte-Vita-Musica dovrà aspettare i tanto inutilmente criticati anni futuristi e il manifesto del 1913 del musicista-pittore Luigi Russolo, che hanno sdoganato la percezione simultanea delle arti.

Inarrestabile è ora tale fusione concettuale che trova spazio in tutti i campi dell’arte, dalle performance agli happening, dal quadro alle installazioni, ormai la musica entra e non ce ne accorgiamo neanche più.

Ricordiamo che la musica è vita, che la vita siamo noi e quindi che noi siamo la musica, senza la quale l’arte, i sensi e le esperienze non avrebbero alcun senso.

Michela Malisardi
(critica d'arte)

Commenti 1

Giancarlo Caporali
14 anni fa
In bocca al lupo!!

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