Elio De Gregorio ci presenta in questa personale i suoi ultimi lavori incentrati sulla tematica dei destini che si incrociano, di percorsi, di approdi. Una ventina di dipinti, carichi di sentimento, di ansie sentimentali, con un netto dualismo di anima e corpo, e rappresentano il nucleo di quella che si può definire la tragedia della modernità.
“Una pittura che racconta storie senza bisogno di parole, che solidifica le figura e gli oggetti delimitando lo spazio con i gesti tra le figure e la relazione tra i personaggi e gli oggetti che occupano il loto ambiente: questa plasticità austera mi ha ricordato l’emozione di entrare negli ambienti affrescati da Giotto ad Assisi, dove le figure non parlano ma il loro dialogo è fatto di sguardi muti e muti silenzi. Eppure la narrazione c’è.
I personaggi di Elio De Gregorio non hanno un nome specifico, non sono riconoscibili, ma i loro destini si incontrano e poi si incrociano, i loro gesti coinvolgono per la loro determinatezza, chiarissimi nel loro significato pur senza parole nel mezzo. I suoi personaggi diventano emblemi del nostro cammino e dei nostri incontri.
Tutto è misurato, lo spazio come il movimento, e le figure sono presentate come corpi solidi che occupano lo spazio determinandone le proporzioni: lo spazio delle opere di De Gregorio sarebbe quasi unidimensionale senza le figure e gli oggetti (un semplice fondo blu che può rappresentare il mare o un muro) ma la plasticità del corpo di due amanti o l’entrata improvvisa della prua di una barca danno il senso della composizione mostrandone la profondità. Le figure entrano in contatto con gli oggetti dipinti e rendono così misurabile lo spazio. “Esisto dunque sono” sembrano affermare con la loro forte presenza sia l’uomo che la donna che le cose appoggiate sulle mensole.
Questa pittura è misurata anche perché segue un preciso progetto nella testa dell’artista: la materia pastosa del suo colore come intonaco è il medium con cui raccontare le storie di questi destini in viaggio, colore solido e fatto carne, deciso senza quasi sfumature, un colore “concreto” che racconta alla perfezione il nostro essere umani. Anche la composizione è estremamente misurata e segue un ritmo ben preciso fatto di equilibri tra i pieni e i vuoti, e mai gli incontri tra persone ed oggetti sono casuali: avvicinamenti costruiti su linee perpendicolari che bloccano la storia in un determinato momento per permetterle poi di riprendere nel dipinto successivo.
Questa misura e, questa determinata plasticità sono la cifra stilistica dell’artista che si esplicita alla fine anche nei soggetti che sceglie di dipingere. I titoli evocano con precisione la proposta poetica del pittore. Segnale di partenza, Viaggio solitario, Il transito imprevisto, Doppio ancoraggio: le figure incrociano le loro vite ed entrano in contatto tra loro mostrandosi in questo frangente del loro percorso vitale, il nostro stesso percorso. “
testo di Giuliana Mazzola tratto dal catalogo
Note Biografiche
Elio De Gregorio, nato a Milano nel 1950, si è trasferito in Belgio nel 1976 dove ha studiato presso l'Académie Royale des Beaux-Arts de Bruxelles, completando la sua formazione in incisione a Molembeek. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati in Italia e all’estero (Francia, Belgio) Attualmente insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Bruxelles.
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