Artisti
Tiziana Cera Rosco: perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi…
Alessandra Cristiani: L’angelo
Maria Elena Pugliese: Testamenti poetici
Rosy Rox: Please return to You
Francesca Tilio: buIO | ritratti oscuri per far luce su se stessi"
Mona Lisa Tina: L’albero delle bugie
Caterina Pontrandolfo cantante/attrice.
Jacopo Mandich: forze invisibili
L’opposizione tra luce e tenebre, fin dall’inizio dell’umanità, nella sua alternanza ritmica, ha avuto una connotazione metafisica, psicologica, etica. La notte è stata spesso associata al luogo ove dimorano le forze misteriose, le predizioni, la magia ma è anche il luogo del desiderio e delle fantasie, Eros e Thanatos. Sigmund Freud attraverso i sogni svelò l’esistenza dell’inconscio, il luogo oscuro ove dimora il vero sé e la storia di ogni uomo, che permette accesso alla profondità dell’essere, quella nascosta perché originaria, quella che alla luce spesso è celata. Nel mondo moderno la luce è dominante e continua, l’oscurità è rimossa perfino negata, ogni cosa è messa in mostra la visione è un plenum pre-definito, nulla può essere modificabile, l’immaginazione creativa è inibita dal troppo illuminato. Il troppo illuminato struttura un luogo irreale quasi psicotico, dove il tempo è un eterno giorno, ma l’apparente vitalismo nasconde una profonda angoscia di morte. Ogni cosa è così mostrata, in realtà imposta, tanto da causare indistinzione e l’allucinazione di un Io splendente ma posticcio quasi un feticcio.
E ‘ necessario, quindi, ritrovare il desiderio di attraversare l’oscurità come punto di partenza di una nuova elaborazione creativa. Lasciarsi stupire dal vedere il contorno non solo un centro divinizzato e idolatrato, passeggiare sul confine, accettare il particolare ma anche il banale, il segno occasionale di un istante vissuto e di una memoria ritrovata. Ascoltare la paura per coltivare il ritrovamento. Riscoprire la luna in cielo, sognare Astolfo e Orlando, incontrare le lucciole tra i roveti, udire, tra perturbamento e stupore, il canto degli uccelli notturni. La nottola di Atena è un’allegoria sapienziale, come ricorda Hegel, gli occhi che vedono nel buio scoprono quello che c’è ma che non si vede. Marion Milner afferma che nel processo creativo un nuovo pezzetto di mondo esterno, che esisteva, ma non era conosciuto è reso interessante e significativo. La creatività non riproduce ciò che è visibile, scrive Paul Klee, ma rende visibile ciò che non lo è.
Bisogna avere il coraggio, a volte, di praticare la cecità per guardare un altrove, soffermarsi nel luogo di confine tra la notte e il giorno, ritrovare il piacere di trovarsi, come scrive Proust, nella penombra del sottobosco, luogo protetto dal limite degli alberi, confrontato con l’esposizione angosciante con la scoperta radura. Nella penombra dialogano la luce e l’oscurità, prendono forma presenze/assenze sfumate. Un’attesa dell’essere, sospesa tra due possibili cecità: l’abbaglio e la totale oscurità. Il conflitto tra un sapere assoluto, chiarificatore, e l’oscurità del non capire sono gli elementi della materia del pensare; come sempre succede quando entriamo in relazione con l’altro da noi. Quando si svolge un'analisi, scrive Sigmund Freud, ma in ogni processo di conoscenza, occorre puntare un raggio di intensa oscurità, così che quanto appariva oscuro nel bagliore dell'illuminazione possa brillare nell'oscurità.
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