Le giornate di Fonte Avellana, da sempre centro propulsore di cultura e promotore di iniziative e di incontri, si propongono di mettere a confronto studiosi di diversa estrazione, nel rispetto delle differenze tra le discipline, nella convinzione che solo l’incrociarsi delle idee può essere fecondo, ancor più in un’epoca così confusa ed esteticamente superficiale come la nostra . Tra i partecipanti Franco Rella filosofo, gli scrittori Alessandro Zaccuri, Dario Voltolini, Elisa Ruotolo, Tojla Djokicic attrice Claudia Vila filologa università di Bergamo/Normale di Pisa, Roberto Antonelli ordinario di Filologia Romanza-Sapienza/Romama, Maria Serenaa Sapegno la Sapienza/Roma, Gianni Giacomelli monaco priore di Fonte Avellana, Annalisa Ferretti Psicoanalista didatta AIPSi, Ignazio Cannas psicoanalista AIPsi, Raffaele Longo monaco buddista, Ubaldo Cortoni monaco di Camaldoli teologo, Sara De Simone- Normale di Pisa, Sara Marini architetto IUAV Venezia, Monica Centanni grecista IUAV Venezia, Maura Sonia Barillari università di Genova Ci sarà anche spazio artistico con performance e concerti con Tiziana Cera Rosco, Monalisa Tina, Francesca Tilio Luna Cenere, Alessandra Cristiani performer. Sabato sera, alle 21.30. nella Basilica concerto del duo Ecò, domenica h.21.30 concerto “Ars Nova Napoli “ Mephisto Tarantella”
La coppia Bene/ male è stato uno di motori dello sviluppo della cultura e del pensiero in ogni società, creando anche una definizione delle cose. Ma l’esistenza del male e l’incontro con esso è perturbante, perché allude all’esistenza di area profondo dell’uomo che è carica di aggressività, distruttività quasi necessaria.
Il male assoluto è quando si disconosce l’identità basica, l’umanità, dell’altro come se fosse solo una cosa tra cose, come nel male assoluto dell’Olocausto. Perfino nell’accanimento violento contro una vittima c’è una forma di riconoscimento e identificazione con l’altro.
La ragione di essere del male,- scrive Andree Green,è quella di proclamare che qualsiasi cosa esiste non ha alcun senso, non obbedisce ad alcun ordine, non ha scopo, non dipende che dalla forza che può esercitare per imporre la propria volontà agli oggetti dei propri appetiti”
Sigmund Freud scrisse che “ l’uomo estroflette all’esterno il male per non essere ucciso da esso, ed arriva ad uccidere, potremmo dire, per non uccidersi; per il desiderio in ultima analisi di non morire”
La psicoanalisi si è occupato di quest’area perturbante cercando di risalire alle spinte pulsionali interne che sembrano essere abitate solo dalla distruttività e perfino da un’istanza maligna, che tendono ad allontanarsi da qualsiasi pensiero cosciente o possibile elaborazione, vivono nei luoghi interni a volte manifestandosi con forza a volte rimanendo silenti. E’ come se ci fosse un cortocircuito del pensiero e ogni spinta interna debba essere agita per riempire una impossibilità ad essere altro e soprattutto a distruggere qualsiasi cosa sentita come ostacolo all’espandersi di questa violenta energia sia in senso simbolico che anche concreto.
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