L’opera nasce con l’intenzione di far entrare nel suo spazio tutto quel che la circonda nel posto in cui si trova al momento.
L’osservatore la muta con la sua sola presenza, stupendosi a volte di non riconoscere colui che si riflette, apparendo nei vari frammenti come scomposto in più realtà, che convivono loro malgrado nello stesso spazio.
Questo accade con l’ausilio dello specchio che seguendo la sua natura lascia la sua essenza nascosta, riflettendo tutto quel che gli appare dinanzi arricchendo l’opera di particolari inediti, chiedendosi poi dove vadano a finire quelle impressioni che passano e dimorano in lui e, come si disperdono un attimo dopo e, se vengono trattenute in qualche luogo e ricordate.
Per questo motivo la fotografia dell’opera ben complessa per la sua natura riflettente e mutevole è stata scattata all’aria aperta per meglio rendere l’idea iniziale, facendo sposare il celeste del cielo con il celeste degli occhi del personaggio ritratto, quasi sospeso nell’aria a bordo di un tappeto volante che al momento dello scatto si trova a sorvolare quel luogo che ora mi accoglie e mi ispira, dove i cipressi si stagliano numerosi facendo apparire sullo sfondo le superstiti torri di San Gimignano.
Ad ognuno la sua storia, il suo riflesso, il suo personale scambio con l’opera, quasi in simbiosi in un autoritratto multiplo.
Ad ognuno il suo colore. Ivano
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