Nel frattempo non si nega nulla. Ed è Carmelo
Bene a suggerire l’intensa lettura di un binomio
– il corpo e il suo contrario, il corpo
e l’altro da sé – oggettivato negli scatti.
Interpretazioni di quella distanza o complementarietà
che vede nell’anticorpo l’assunto
metaforico e reale di un contrappunto concettuale
all’elegia carnale.
Il corpo ritratto, smembrato, sezionato
nei suoi più intimi dettagli, a costituire
una forma dell’essere, nulla negandosi:
spazio agli orpelli, alle suggestioni emotive,
e alle immagini fetish, cifra antropologica
di uno stile di vivere la dimensione
della carne nella società contemporanea.
Il corpo non traduce, ma molto sa, indovina
se non intende. (João Guimarães Rosa).
Sta all’occhio dell’artista carpire
l’indovinato, l’accesso al complemento
non oggetto ma soggetto esso stesso,
o l’intenzione dell’intesa, talvolta espressa
in virtuosismi tridimensionali, o in sequenze
incastonate di una intimità consapevolmente
esibita.
Tu l'ignori mia vergine il tuo corpo ha nove
porte | Ne conosco sette e due mi sono nascoste
| Ne ho aperte quattro vi sono entrato
spero di non uscirne più. (Guillaume Apollinaire).
Insomma un Paso Doble visionario,
che accende lo spettatore di intuizioni
e tentazioni, nell’alternanza di porte che si
aprono sul labirinto dell’espresso, con molte
le vie d’uscita possibili. E immaginabili.
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