Testi critici, Bologna, 01 November 2009
Trovo interessante tutta la produzione fotografica di Lara von Trier: mi piace il senso ironico di ogni scatto che si comprende solamente accompagnando la lettura dell'immagine con il titolo che diventa in questo modo una nota espegetica.

In “A Garbatella ci si diverte così” il senso dell'ironia lascia spazio ad una dimensione sentimentale estremamente umana che lascia trasparire l'intento, magari inconsapevole, di una ricerca socio-antropologica; infatti sebbene la fotografia è documento di un apparente momento di felicità, emerge, senza condizioni, la sensazione di un uso antifrastico del titolo (di cui si è già riconosciuta l'importanza) come se in fondo qualcosa non andasse bene nel modo di divertirsi di questi giovanotti che emulano i bambini a cui è liberamente concesso di giocare al parco giochi.

Anche la composizione ribadisce nei suoi particolari questo senso di profonda inadeguatezza dell'essere umano che gira, gira su stesso alla ricerca dell'eterno ritorno dell'eguale divenendo appunto la caricatura di se stesso (e in ciò vi sta la profonda e amare ironia!!): qui non si mette in discussione la dimensione costruttiva del gioco (che è sacra) ma il ludico serve per operare il ribaltamento della falsa verità. Se al centro dell'immagine il perno della giostra è la base gravitazionale, le quattro corde tese chiudono a raggio la possibilità del vertigo anche se, lasciando lo spazio più elevato fuori campo, ogni osservatore può creare, con la propria immaginazione, il volo e decidere quando scendere e se scendere!

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