Con semplicità di esecuzione e senza mezzi artificiali le foto di Sorrentino si costruiscono da sé: sono simmetrie e geometrie del quotidiano che prendono voce autonoma diventando arte, sono colori e sfumature che, creando relazioni e contrasti, diventano immagini significanti.
Il trittico “Gas Station” mostra l'essenza del lavoro del fotografo e del suo essere senziente che si appropria di un icona dell'epoca contemporanea, come lo è la stazione di servizio, per lavorare idealmente sulla porzione accessoria della tettoia; l'autore obbliga, così, lo sguardo al cielo e giocando sul confine tra naturale/artificiale delle linee e delle forme apre alla contemplazione.
“Gas Station” non è il ritratto della solitudine dei “non-luoghi” come ci è stato insegnato da Edward Hopper; “Gas Station” è la convergenza di un micro e macro, rappresentati dalla tettoia e dall'infinito del cielo, posti sullo stesso piano per creare una tavola spaziale in equilibrio dal punto di vista formale e perfettamente consona all'immaginario minimale del viaggio che accosta cielo e terra secondo la filosofia di Kerouac per il quale conta solo andare; nelle foto di Sorrrentino sono gli elementi formali che spingono la mente a viaggiare prima attraverso l'immagine poi attraverso “gli occhi di chi guarda”!
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