“L'osservatore sente il bisogno di cercare nell'immagine quella scintilla magari minima di caso, di hic et nunc, con cui la realtà ha folgorato il carattere dell'immagine, il bisogno di cercare il luogo invisibile in cui, nell'essere in un certo modo, quell'attimo lontano si annida ancora il futuro”.1
Mi piace accompagnare la nostalgia per un momento passato, proprio ora che è settembre e le vacanze sono appena passate, con una forte carica emozionale positiva che proietta l'energia del ricordo a favore del domani: una sorta di feed-back per il quale io do vita al ricordo e il ricordo dà vita a me; la miscellanea tra la foto di Barsotti e il pensiero del filosofo tedesco è l'espressione di questa sensazione che trascende il corpo fisico e diventa pura riflessione fatta di strati di passato senza i quali non potrebbe esistere il futuro.
La potenza di questa fotografia si trova nella formalità delle linee che costruiscono l'immagine attraverso un gioco di contrasti tra l'obliquo in un senso (da basso sinistra ad alto destra) che sbarra idealmente l'ingresso dello sguardo e i tubolari in verso opposto dei braccioli delle sedie che costituiscono uno sfondamento sull'infinito del cielo invitando l'osservatore e far parte dell'opera: lo scatto non è dunque solo il recupero di una porzione di realtà, ma diventa un gesto di amplia portata che, estendendo la ricezione, trova eco nella dimensione spazio-tempo di chi guarda l'opera.
In questo caso la macchina fotografica non ha il ruolo di ascolto e registrazione ma raccoglie un frammento facendolo diventare grafema polisemico per la costruzione di un racconto, un racconto che potrebbe essere quello di una vita, racconto che scorre come al cinema su uno schermo che è il cielo, seduti in vecchie poltroncine seriali davanti alla linea dell'orizzonte e mentre la superficie
della foto diventa un convettore di sguardi in pensieri “l'orientamento sul passato tende verso un orientamento al futuro”(Marcuse).
http://polaroiders.ning.com/page/la-foto-del-mese-di-settembre
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