Nives Marcassoli "Di vetro e d'acqua"  a cura di Cecilia Ci
Mostre, Pavia, 11 September 2010

Sculture di vetro per catturare il cielo,per legarsi alla terra, per dominare il fuoco. Per dire la sua appartenenza all’acqua, l’elemento in cui si identifica il suo lavoro, il suo spirito, quando i suoi, sono "Pensieri d’acqua".
Forme, per sentirsi tutt’uno con la Natura, per fissare un ricordo, un’emozione, per raccontare un brivido, talvolta un’ironia, per descrivere il luogo dove Nives Marcassoli vive e lavora.
Là, dove scorre il fiume, dove l’erba nasce sopra le fosse e si ode il cra cra delle raganelle.
Un inno alla Natura, che si nutre del Senso della Luce, che trasfigura la forma, per racchiudere la luce, per lasciarla filtrare dalla massa vetrosa e tenerla con sé. Straordinari gli effetti, originati da una sapiente alchimia, che avvolgono tutte le molecole, riflessi imprigionati come in uno scrigno, in un prisma di vetro, che restituisce purezza.
Il vetro, il mezzo con cui si esprime il talento di Nives, il vetro celebrato nel tempo. Il vetro, quell’antica e prodigiosa materia conosciuta in mondi lontani, affascina l’artista che parte da qualcosa di indeterminato per conferire un’anima alla forma, originata dalla fusione di vetri tagliati, assemblati, a volte precedentemente fusi.
Nives intuisce l’opera, la elabora col pensiero, poi si abbandona alla sua creatività e lascia al fuoco, gestito, controllato con sapiente maestria, il tocco finale. Ed è proprio ai segreti nascosti nella sua forza, al dialogo col misterioso dio, con l’elemento che plasma, fonde la materia vetrosa, ad affidare il suo progetto, il suo lavoro. Quella di Nives Marcassoli, è una passione che guarda alla scultura di vetro senza accontentarsi di una forma nata per caso: ne fa nascere una seconda e poi una terza e via via un’altra ancora, se il risultato non è quello che voleva. Verso la possibilità di plasmare l’idea, di confermare i segni, il colore, di ospitare elementi in metallo, di creare superfici lisce, ruvide o frastagliate. Dare vita a forme leggere e trasparenti come organza, come pizzi del vestito di una bambola: così, la scultura di luce, fragile e rosa, dal titolo Passione d’organza.
E la materia vetrosa si carica di colore, scopre la sua nuova identità, si trasforma, in obbedienza al volere del suo creatore, si trasforma per andare incontro ad una nuova espressività e regala bellezza.
È un risultato che nasce dalle sfide, perché solo così questa donna si sente viva: è la forza che spinge ad attraversare i limiti, quelli della fisica, quelli della mente. E’ là, che trova ragione, il fare di Nives. Nella sua opera, si nasconde quella spinta verso la ricerca, verso l’agire creativo che accompagna gli uomini sin dall’alba della vita. Attirata dal vetro, da tempo la sua passione, dà origine a oggetti d’uso, intrisi di intensi cromatismi e segni eleganti. Inevitabile il suo approdo alla scultura. Non sono io che l’ho cercata, è la scultura che ha trovato me, sarà lei stessa a dire.
Tutto il suo lavoro precedente e la sua ultima dedizione, non sono altro che la manifestazione di un unico linguaggio, un inno alla vita che nasce dalla materia, un inno alla luce che infonde espressione, all’acqua che genera la vita stessa, al cielo che sta sopra di noi, là dove vanno a morire le anime. La vita è un esile spazio, il cielo è così vicino, scriveva un grande della fotografia italiana.
La cifra stilistica, di questa eclettica interprete, caratterizza un lavoro in divenire, denso di richiami e di soluzioni stilistiche, che si avvalgono di notevoli capacità tecniche e creatività: un cammino, alla ricerca di un nuova espressione tridimensionale, nel segno di una antica attualità.
Testo critico Prof.Cecilia Ci

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