Paul Cézanne
Natura è un termine ampio che comprende sia l’essere umano (natura dentro) che la
presenza naturale (natura attorno). Entrambi si possono forse prevedere ma restano
comunque e sempre inattingibili in quanto accessibili solo attraverso il filtro culturale,
dispositivo eccentrico e molteplice del linguaggio (Agamben), che decentra, destruttura e
ristruttura linee di visibilità, di enunciazione, di forza, linee di soggettivazione, di fenditura,
linee di incrinatura, di frattura che si intrecciano e si aggrovigliano tutte, in matassa
articolata, e di cui le une ricostituiscono le altre o ne suscitano di nuove attraverso
variazioni o addirittura mutazioni di concatenamento (Foucault/Deleuze).
Pensare la natura idealizzare la natura produce il disagio (Freud), solo la pittura, così come
l’urlo della poesia, è in grado di tematizzare in modo efficace il disagio diventando essa
stessa espressione di esso, entrando e abitando questo luogo di estraneità.
La pittura coglie i frammenti residuali di questo in-contro inquietante e li sottopone al
processo decostruttivo che rintraccia i segni le tracce e i sedimenti visibili/invisibili di una
possibile, per quanto parziale, asimmetrica comprensione. Comprensione che si forma e
muove dall’inevitabile e necessario atto del deludere, per dar vita ad una vera e propria
rivoluzione dello sguardo, che affronta il malessere, trovando esistenza visibile in ciò che si
crede visibile aprendosi su una trama dell’Essere, dispiegando il suo universo di
significazioni mute.
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