La mostra fa parte del circuito off di Fotografia Europea e, in linea con i contenuti dell’edizione di quest’anno, focalizza un’esperienza legata all’utilizzo della fotografia come strumento di riflessione sull’identità.
L’idea curatoriale di questa mostra personale è infatti quella di mettere in luce alcuni momenti essenziali del percorso di Giorgio Ciam, artista italiano che mediante la fotografia ha analizzato nel profondo la propria dimensione esistenziale. Attraverso una selezione di opere realizzata direttamente nell’Archivio Giorgio Ciam, la mostra intende dunque presentare la ricerca espressiva di un autore che nella stagione culturale degli anni ’70 ha fatto parte della vicenda internazionale della Body Art e che negli anni ’80 e ’90 ha continuato a sperimentare mediante l’utilizzo del mezzo fotografico, perseguendo la ricerca della propria identità con esiti di grande attualità e anticipazione.
Lavorando nell’ambito del Comportamento, Giorgio Ciam si è focalizzato sul proprio corpo, sul volto. La sua è un’identità continuamente scandagliata, rielaborata. E ponendo se stesso di fronte all’obiettivo fotografico, Ciam mette in scena una particolare situazione: una performance senza spettatori. Perché il rapporto con il suo pubblico egli di fatto arriva a ipotizzarlo proprio attraverso l’opera fotografica. Così, avvalendosi del fotomontaggio o dell’intervento pittorico sulla fotografia, Ciam può trasformarsi, “essere un altro”. Come pure, attraverso il mosso fotografico, può ricercare se stesso senza mai trovarsi pienamente. E procedendo, mediante la proiezione e la stratificazione di più immagini all’interno della stessa fotografia oppure mediante il ritaglio, la cancellazione, il collage di più frammenti, egli può vedere e rivedere se stesso, formulando attraverso l’opera il racconto di sé, della sua interiorità. Nel lavoro di Giorgio Ciam è possibile trovare una complessità di contenuti proprio perché ciò che l’autore ha affidato al suo pubblico grazie alla fotografia è una sorta di documento scritto della propria autoanalisi.
GIORGIO CIAM nasce a Pont-Saint-Martin (Aosta) nel 1941. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Torino, si dedica ad una ricerca antropologica condotta attraverso il mezzo fotografico a cui non è estraneo un aspetto performativo-teatrale, che si evidenzia nei primi anni soprattutto con la realizzazione di Sculture-Ambiente e di Teatri-Scultura. Negli anni ’70 fa parte della vicenda internazionale della Body Art e intrattiene frequenti rapporti di scambio e contatto con gli altri protagonisti europei, portando avanti un lavoro teso all’approfondimento dell’uso della fotografia. Sviluppando la propria ricerca nell’ambito del Comportamento, si focalizza sulla figura umana – in particolar modo sul volto – concentrandosi sull’analisi della propria identità come tramite per un rapporto con l’altro. Nel 1974 la sua ricerca espressiva è presentata all’interno del volume di Lea Vergine Il corpo come linguaggio (La “Body-art e storie simili), Prearo Editore. Nel 1975 Giancarlo Politi lo inserisce nel numero speciale di Flash Art (n. 52-53) dedicato agli artisti italiani e stranieri che utilizzano il mezzo fotografico. Le sue opere sono presentate in varie occasioni espositive pubbliche, sia nazionali che internazionali. Nel 1995 realizza un’ampia mostra antologica al Forte di Bard (Aosta). Numerosi sono i suoi libri d’artista e le pubblicazioni che spesso accompagnano le mostre. Muore a Torino nel 1996. Nel 2007 la casa editrice Gli Ori pubblica il libro GIORGIO CIAM – Dentro il sogno 1969-1995, a cura di Elena Re, nella collana Progettosettanta.
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