Carlo Colli
testo di presentazione di Carolina Lio
opening 13 Giugno h.19.00
ARTCORE | via De Giosa 48/1°piano
La galleria ARTCORE presenta il lavoro dell'artista selezionato in occasione della seconda edizione del Premio
Ora: Carlo Colli. Section#1 il titolo della personale vinta attraverso una open call e una selezione tra più di 100
artisti partecipanti.
Scansioni geometriche in bianco e nero, occupano lo spazio attraverso un intervento site-specifc, che fa da
cornice per la serie Post, in cui la carta ripiegata su se stessa diventa opera tridimensionale, e i segni di quella
piegatura vengono sottolineati da nette righe nere ora più spesse ora più sottili dal vago sapore ipnotico.
È un lavoro seriale quello di Carlo Colli, che gioca con le dimensioni e con le linee trasformandole in rigidi intrecci
o labirinti visivi in cui l'occhio si perde in un groviglio optical che fuoriesce dal muro per mezzo di autoportanti
piegature attentamente studiate.
Il disegno o meglio ancora il segno diventa mezzo fondamentale per una lettura quasi architettonica dello spazio
fsico e di quello bidimensionale della carta, le pieghe e le linee forniscono nuovi punti di osservazione,
sottolineando e ridisegnando una superfcie altrimenti bianca, sono quasi direzioni visuali, strade percorribili con
l'occhio che si incrociano e incontrano sovrapponendosi alle pieghe. La conservazione delle carte, il loro
imballaggio e trasporto diventa parte stessa dell'opera, seppure non visibile, l'idea di ripiegare ogni singolo
pezzo ogni volta nello stesso modo, ricalca quel percorso visivo che diventa così manuale, conservando una
memoria precedente, Colli attraverso la riposizione rimarca un tracciato progettuale ed espositivo e preserva una
memoria che ogni volta si aggiunge rendendo quelle pieghe sempre più fragili.
Section #1
Carlo Colli
Presentazione di Carolina Lio, curatore della seconda edizione del Premio ORA
Nel lavoro di Carlo Colli si ritrovano due modi di percepire e di spiegare la fragilità del senso contemporaneo.
Partendo da una sua stessa defnizione, “restituire alla forma il disegno che l'ha creata”, nei suoi interventi sitespecifc
l'artista disegna sullo spazio le linee del progetto architettonico, sovrapponendo la genesi del luogo alla
sua funzione e creando una linea di continuità ideale tra lo spazio in sé e tutto quello che può rappresentare
nell'arco temporale della sua esistenza. Questa operazione, da un lato rivendica la presenza dello spazio
indipendentemente dall'uso che ne viene fatto, dall'altro dà per scontata una certa fragilità del suo ruolo, il fatto
che ogni struttura, in questo caso la galleria stessa, passi da un uso all'altro, da appartamento a galleria, da
galleria a contenitore di altre attività. Il senso che viene dato alle cose, quindi, è precario, soprattutto in un'epoca
contemporanea dove la velocità delle azioni si abbina a una velocità di cambiamento di prospettive, a un
adattamento forzato a nuove impellenti esigenze e alla ridefnizione di valori, idee, posizioni. Persino le cose più
stabili, le architetture, le costruzioni, perdono di “fermezza” e incorrono in continue ridefnizioni. Le strisce nere di
Carlo Colli che ne marcano i contorni, cercano in qualche modo di ricordare l'esistenza di una forma che fa da
punto zero, senza pretendere di fermare la macchina divoratrice della contemporaneità. Anzi, nella serie “Post”
le viene incontro, preparando dei lavori su carta pensati per un uso mobile. Carte ripiegate, con le pieghe
evidenziate da strisce nere che ne sottolineano il continuo essere riposte e poi ri-esposte, stanno nei loro
contenitori fnché non vengono ri-affsse, ogni volta dispiegando al pubblico le proprie pieghe come fossero
ferite, e senza nascondere il fatto che in qualche modo si tratta di opere riciclate a nuovi usi, già esposte
precedentemente, con segni di precedenti chiodi e di precedenti esposizioni. La carta ha una sua memoria e
una sua stanchezza, nonostante questo non sia da intendere in un senso negativamente critico. E' più una
testimonianza di un dialogo tra il concetto di arte e l'epoca liquida e di come bidimensionale e tridimensionale si
vadano a ridefnire tra di loro restando al passo di un mondo attuale che richiede un'elasticità estrema, un
adattamento continuo, un riciclaggio anche dell'arte che deve in qualche modo ridursi per essere adatto. La
pittura di Carlo Colli smette così di cercare di essere un punto fermo per adattarsi a essere un punto mobile, si
confna all'idea delle linee che demarcano quelle pieghe che sono il principale segno del suo uso e usura,
dell'alternanza tra esposizione e riposo, della velocità di fruizione e della conseguente necessità di immediatezza
nell'opera. Nell'alternarsi del bianco-nero, infatti, si raggiunge anche l'estrema sintesi dei cromatismi, delle luci e
delle ombre, in una compressione totale dell'opera.
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