"Pur presentando due ricerche ben distinte nei metodi e nei concetti - scrive il curatore - Colli e Savini sviluppano proposte dal forte impatto spaziale e ambientale, quasi invadenti nella percezione visiva eppure sintetici, efficaci, nella tecnica. Savini si serve della scultura per la creazione di opere di colore rosa shocking vertente al purpureo sgargiante, sviluppando una tecnica personale che prevede l’utilizzo di vetroresina e gomma da masticare, mentre Colli attinge rigorosamente dall’estetica acromatica e dal disegno razionale di tipo architettonico, in un sodalizio che ibrida i due linguaggi e contribuisce a creare una cattedrale astratta. Il sapore pop delle opere di Savini viene enfatizzato non solo dallo sfibrante con-sumo dell’oggetto gomma da masticare, plasmato e deprivato della sua natura e funzione originale, ma soprattutto dal quel rosa-rosso, colore suadente quanto in-gannevole già noto negli araldi ottocenteschi, negli abiti dell’alta curia, e applicato industrialmente dagli anni sessanta da marche di largo consumo globale, si pensi al rosso Coca Cola ed alla sua decostruzione tramite Andy Warhol. Dalla vivacità della gomma, emerge così un carattere effimero, quasi escatologico, come evidenziato dall’opera memento mori “Archeologia del Pensiero” (2017). Carattere, spesso pun-gente come una satira, non lasciato alla mercé della sola dimensione formale bensí forte dell’alternarsi di sferzate ironiche e sferzate tragiche: tra il riso e il pianto la dif-ferenza è una semplice smorfia, una deformazione, enfatizzata dalla stessa materia-simbolo della gomma.Anche in Colli c’è duttilità, non solo nel gesto creativo, ma anche nella potenza scultorea delle sue opere, seppur di carta. Lavori ora illusori, per gli effetti optical o le marezzate delle luci-ombre sulle pieghe, come avviene nell’opera “Post 1415” (2013), ora reali, marcati dalle linee strappate dalla carta o cucite da nastri adesivi. L’accento Minimal della produzione del Colli si avvale di una carica emotiva espres-sa principalmente dalla gestualità dell’artista durante l’atto creativo, gestualità che va quasi a sfociare nella sfera teatrale, che ben si sposa con l’arte di Savini. Questo insolito sodalizio tra minimalismo ed emotività viene sostenuto dall’ intrinseca ca-pacità delle opere di carta del Colli ad adattarsi all’ambiente, ed esaltato dalla loro stessa composizione, che si risolve in un grafismo dal sapore architettonico, che seppur vicino alla logica del Brunelleschi di valorizzare lo spazio esaltandone la struttura intrinseca, non è nemmeno troppo lontano dal rigore concettuale delle architetture di Gropius.Infine, resta interessante una nota mistica, più allusa che cercata, manifestata nella croce percepita nell’opera “Skin N126” (2016) ma soprattutto nel deus ex machina vero e proprio di “Post 2524 DIO”, accattivante gioco metalinguistico dialogante con la rosea installazione “Luce e ombra cadono insieme” (2017), favorendo una punta di romanticismo contemporaneo pertinente nel contrasto tra magnificenza e decadenza".
"Pur presentando due ricerche ben distinte nei metodi e nei concetti - scrive il curatore - Colli e Savini sviluppano proposte dal forte impatto spaziale e ambientale, quasi invadenti nella percezione visiva eppure sintetici, efficaci, nella tecnica. Savini si serve della scultura per la creazione di opere di colore rosa shocking vertente al purpureo sgargiante, sviluppando una tecnica personale che prevede l’utilizzo di vetroresina e gomma da masticare, mentre Colli attinge rigorosamente dall’estetica acromatica e dal disegno razionale di tipo architettonico, in un sodalizio che ibrida i due linguaggi e contribuisce a creare una cattedrale astratta. Il sapore pop delle opere di Savini viene enfatizzato non solo dallo sfibrante con-sumo dell’oggetto gomma da masticare, plasmato e deprivato della sua natura e funzione originale, ma soprattutto dal quel rosa-rosso, colore suadente quanto in-gannevole già noto negli araldi ottocenteschi, negli abiti dell’alta curia, e applicato industrialmente dagli anni sessanta da marche di largo consumo globale, si pensi al rosso Coca Cola ed alla sua decostruzione tramite Andy Warhol. Dalla vivacità della gomma, emerge così un carattere effimero, quasi escatologico, come evidenziato dall’opera memento mori “Archeologia del Pensiero” (2017). Carattere, spesso pun-gente come una satira, non lasciato alla mercé della sola dimensione formale bensí forte dell’alternarsi di sferzate ironiche e sferzate tragiche: tra il riso e il pianto la dif-ferenza è una semplice smorfia, una deformazione, enfatizzata dalla stessa materia-simbolo della gomma.Anche in Colli c’è duttilità, non solo nel gesto creativo, ma anche nella potenza scultorea delle sue opere, seppur di carta. Lavori ora illusori, per gli effetti optical o le marezzate delle luci-ombre sulle pieghe, come avviene nell’opera “Post 1415” (2013), ora reali, marcati dalle linee strappate dalla carta o cucite da nastri adesivi. L’accento Minimal della produzione del Colli si avvale di una carica emotiva espres-sa principalmente dalla gestualità dell’artista durante l’atto creativo, gestualità che va quasi a sfociare nella sfera teatrale, che ben si sposa con l’arte di Savini. Questo insolito sodalizio tra minimalismo ed emotività viene sostenuto dall’ intrinseca ca-pacità delle opere di carta del Colli ad adattarsi all’ambiente, ed esaltato dalla loro stessa composizione, che si risolve in un grafismo dal sapore architettonico, che seppur vicino alla logica del Brunelleschi di valorizzare lo spazio esaltandone la struttura intrinseca, non è nemmeno troppo lontano dal rigore concettuale delle architetture di Gropius.Infine, resta interessante una nota mistica, più allusa che cercata, manifestata nella croce percepita nell’opera “Skin N126” (2016) ma soprattutto nel deus ex machina vero e proprio di “Post 2524 DIO”, accattivante gioco metalinguistico dialogante con la rosea installazione “Luce e ombra cadono insieme” (2017), favorendo una punta di romanticismo contemporaneo pertinente nel contrasto tra magnificenza e decadenza".
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Ciao,
Lino
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