via Ostiense 95 a Roma, la mostra collettiva degli artisti:
Emiliano Africano, Renato Bettoni, Alessio Calega, Nino Caltabiano,
Luigi Cipollone, Linda D’Arrigo, Mario Esposito, Gabriele Ferramola, Claudia Gaiotto, Fulvio Galeota,
Francesco Granelli, Marilena La Mantia, Paolo Loli, Umberto Malatesta, Ferdinando Marzano, Federica Marzoli,
Giulio Cesare Matusali, Andrea Mercedes Melocco, Cinzia Munari,
Marisa Muzi, Fausto Parisi, Gisella Pasquali, Luigi Rodio, Alessandra Roselli, Francesco Samà, Scegle, Paolo Schifano, Diana Sodano, Amedeo Tremigliozzi, Marco Vagnini, Mirta Vignatti, Silvio Zuccarello.
La mostra esplora il ruolo giocato dalla dimensione spaziale nella creazione artistica.
micro & MACRO
Un progetto di Marina Zatta per
Soqquadro
DURATA: dal 2 al 14 Febbraio 2013
INAUGURAZIONE: Sabato 2 Febbraio 2013 ore 18.30
ORARI: da martedì a venerdì 10.00 – 2.00 (venerdì 8 febbraio l’apertura è fino alle 19.00);
sabato 18.30 – 2.00; domenica 15.30 – 2.00; lunedì chiuso
LUOGO: Caffè Letterario – Via Ostiense 95 – Roma – (MetroPiramide)
CURATRICI: Pamela Cento, Sonia Mazzoli, Marina Zatta,
INFO:cell.333.7330045 ass.soqquadro@gmail.com – 340 3884778 soniagard@gmail.com
Caffè Letterario Roma www.caffeletterarioroma.it – www.artcaffeletterario.com
La mostra esplora il ruolo giocato dalla dimensione spaziale nella creazione artistica. Che cosa sarebbe la Gioconda se fosse enorme? E i quadri di Pollock se fossero minuscoli? La dimensione dell’opera è uno dei fattori importanti nella concezione narrativa dell’opera d’arte. Sul tema ha scritto per Soqquadro un testo di riflessione Carla Melandri: Nessuno potrebbe innamorarsi di Raskolnikov se Delitto e Castigo fosse un libello di poche pagine e, allo stesso modo, la dolcezza minimalista ed eterea di un Haiku sarebbe nulla se si trattasse di un’opera in due volumi. Le opere programmatiche della modernità, poi, si sono sempre fondate sulle loro dimensioni: Il Quarto Stato, ad esempio, ha la grandezza di un’idea rivoluzionaria che avanza, quasi a dimensione reale, a sconvolgere la quieta esistenza borghese degli osservatori; Le Demoiselle d’Avignon, invece, con la loro vastità proclamano con impertinenza e a gran voce il loro ruolo di passaggio dall’antico al moderno; le opere di Pollock sono grandi come il mondo che vi si nasconde dentro; le ultime ninfee di Monet non sono ninfee, ma disegni di una immensità vaga e indefinita. D’altro canto Impression, soleil levant di Monet o il Blaue Reiter di Kandinsky, nella loro piccolezza fisica, racchiudono una carica creativa e rivoluzionaria di violenta tensione deformante, che li ha portati a sconvolgere tutti i canoni precostituiti di pittura dando vita- e nome- ai rispettivi movimenti artistici. Guernica è di una dimensione direttamente proporzionale all’orrore che denuncia, uno spazio immenso in cui l’esplosione è portata dentro la forma, ripetendola all’infinito sulla tela. Ma succede a volte che infinitamente piccolo e infinitamente grande si possano incontrare in opere come La Grand-Jatte di Seurat i cui i puntini, rappresentanti di un infinito microscopico, si uniscono a creare un universo iconografico macroscopico. Micro e macro come dichiarazioni di poetica, dunque, come politica, come rivoluzione, come due componenti dello stesso universo.
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Bello!
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