opening ore 18
dj set Fabio Carbonara
GLI ANIMALI SACRI
Prima che sia troppo tardi, bisogna farla finita con l’umanesimo. Con la convinzione che l’uomo sia al centro del mondo, e che tutti gli altri esseri siano subordinati a lui. Rispetto all’essere umano, gli animali sono considerati inferiori, più stupidi, meno puri. Lo specismo funziona come il razzismo o il sessismo. Questa stessa ideologia supporta le interazioni degli uomini nei confronti delle altre specie, orientandole verso lo sfruttamento, il maltrattamento, il massacro.
Gli inferni di tortura dei macelli intensivi e dei laboratori di vivisezione sono solo gli esempi più eclatanti. E ogni anno uccidono centinaia di milioni di animali. Dieci miliardi solo nei macelli.
L’iconografia religiosa ha sempre avuto come contenuto la rappresentazione del sacrificio e la preservazione della memoria della sofferenza. Dal momento che animali non hanno un sistema di segni che conservi la loro memoria, la violenza degli uomini nei loro confronti è sempre e sistematicamente cancellata.
Phillo Cremisi conferisce agli animali la dignità delle vittime sacrificali e li accomuna iconologicamente ai santi.
Gli asini sono docili, resistenti, aiutano gli uomini a portare i loro pesi, e il loro latte è considerato una panacea per tutti i mali, fin dai tempi di Ippocrate. La primissima raffigurazione del crocifisso rappresenta Gesù con la testa d’asino. Fatto a scopo caricaturale da un romano, il Graffito Palatino in realtà intuisce molte affinità simboliche fra Gesù e l’animale in questione. Per gli antichi greci, l’asino aveva una valenza sacra, come animale portatore di misteri, e veniva sacrificato ad Apollo. “Il Cristo ha voluto montare simili cavalcature per dimostrare la necessità dell’umiltà: su chi dunque riposa il mio spirito se non sull’umile e sul mite? ( Proverbi 16, 18)”
L’aragosta, raffigurata come un bodhisattva buddhista dai colori psichedelici, viene accostata agli elementi tipici della sua morte per mano dell’uomo, fuoco e acqua, complementari come lo yin e lo yang. Gli organi dell’aragosta non degenerano, e gli scienziati suppongono che se non fosse per i predatori, questo crostaceo potrebbe vivere potenzialmente in eterno. Nell’iconografia cristiana medievale l’aragosta rappresenta la resurrezione.
Le lumache sono considerate parassiti, da debellare, da cacciare dal giardino, un po’ come Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Phillo Cremisi le rappresenta al posto dei progenitori in una citazione dell’ affresco di Masaccio. La lumaca ha un ruolo di primo piano nell’iconologia cristiana: raffigura l’immacolata concezione, perché si riteneva che fosse fecondata dalla rugiada del mattino, e il Cristo risorto, per il lungo letargo invernale. La lumaca si lega col culto di Sant’Anna e di San Giovanni. Le sue corna sono simbolo di discordia, e forse è questo il motivo per cui Cremisi sceglie la lumaca per rappresentare la cacciata dell’uomo dal paradiso.
L’arte di Phillo Cremisi non ha alcun intento blasfemo. Sperimenta con le varie concezioni transculturali di sacralità, innestando insieme simbologie pagane e cristiane, che compongono le due basi portanti della cultura occidentale.
E sembra suggerire che se Dio esistesse, se fosse il demiurgo artefice di ogni cosa, se fosse veramente buono e giusto, allora non farebbe alcuna differenza fra se stesso e la più umile delle sue creature.
Luiza Samanda Turrini
Commenti 3
La manifestazione sarà sicuramente un successo.
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