Grattugie
Massimo Antonelli
Il lavoro artistico di Massimo Antonelli cerca
d’indagare ed interpretare la realtà esistente.
Al di là di ogni singolo lavoro, sono il
pensiero e la ricerca di Antonelli a creare una
continuità di visione e di riflessione. La
scoperta dell’oggetto (la grattugia), il prelievo,
e la sua espansione come modulo che invade
l’ambiente hanno dilatato il processo di
percezione e la sua posizione critica verso il
mondo. Alcune sue strutture che sono
riconducibili alla città, ad esempio New York,
non lo sono solamente per un fatto formale o
estetico, ma per l’interesse sempre
manifestato dall’artista per l’architettura intesa
come proiezione intellettuale che tende ad un
mondo migliore. L’arte contemporanea, da
alcuni anni converge e si mescola con altri
linguaggi come l’architettura e l’urbanistica.
Una relazione e un confronto tra artisti,
architetti, filosofi, urbanisti con un rinnovato
impegno di analisi e polemica politico-sociale.
Massimo Antonelli ha anticipato questa
tendenza sia come regista cinematografico e
parallelamente come artista visivo. Il
riferimento a Marcel Duchamp è quasi
obbligato ma il lavoro artistico di Massimo
Antonelli è più vicino a Man Ray. I due artisti
cercano di stabilire un contatto poetico con
l’oggetto, scavalcando il suo momento pratico.
Massimo Antonelli e Man Ray ridimensionano
democraticamente il mito stesso della
creazione che Duchamp fino alla fine ha
alimentato. Il pane celeste o la scopa dipinta
di Man Ray riconducono alla grattugia gialla o
ai cestelli della lavatrice in colori diversi di
Antonelli, oggetti che però, non vogliono
ghermire o appropriarsi della realtà come per
esempio nel caso di Jasper Johns. La
ricognizione nel reale anche se precisa e
lucida è sempre poetica in Massimo Antonelli.
In questo artista convivono aspetti
complementari e divergenti. L’utilizzo di
Massimo Antonelli delle cosiddette “strutture
primarie” ci sposta nell’area della “minimal
art” (arte realizzata con mezzi minimi). È ovvio
che le sue strutture non sono solo “pure
presenze” ma anche Antonelli si avvale della
serialità e dell’utilizzo di un modulo. E’ dalla
ripetizione stessa che si deve e si può
condensare una ragione, una risposta fisica o
metafisica. Massimo Antonelli lascia libere le
sue strutture di vagare per lo spazio, evocare
significati lirici e scoprire nuove dimensioni,
ma è sempre alla ricerca continua e spinto
dalla volontà di trovare un senso alle sue
opere.
Regista, sceneggiatore e pittore nato ad
Asmara nel 1942, molisano d’origine, vive a
Campobasso fino a vent’anni, poi si stabilisce
e lavora a Roma. Tra il 1967 e il 1969
frequenta il Centro Sperimentale di
Cinematografia sotto la guida di Roberto
Rossellini. Collabora come aiuto regista a
diversi lavori cinematografici e teatrali.
Realizza come regista e sceneggiatore il film
“Tema di Marco” che vincerà la Targa “Leone
d’Argento” nella sezione Stampa Estera alla
XXXII Mostra del cinema di Venezia. Tra il 1979
e il 2005 collabora con la Rai - Radio
Televisione Italiana realizzando servizi
televisivi e regie. Come film-maker realizza e
produce film e film d’indagine. Dal 2002 ad
oggi Massimo Antonelli espone in diverse
personali e collettive, a Roma, Lugano, Napoli,
Cremona e Lisbona, i suoi lavori sono presenti
in numerose collezioni private e diversi Musei
Italiani e stranieri.
di Cristina Ruffoni
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