L’antropomorfismo di Davide Lazzarini sembra arrivarci dal futuro e più precisamente da Marte.
La genialità dell’artista sembra chiudere il grande ciclo delle istallazioni rauschemberghiane di rifiuti che portava ad una grande polemica della società, la contemporaneità porta fotografie speculari a creare un’immagine altra, all’entrata del crogiolo della fantasia insegnataci dai folletti che popolavano i boschi dei pittori tedeschi del ‘500 e penso alle minuzie del grande Durer, per poi passare alle varie interpretazioni fantasiose artistiche delle mitologie nordiche… questo troviamo nell’Officina del Riciclo.
Dall’immensa cultura del nostro artista nascono fantasie insperate, agognate ma insperate… allora i rifiuti divengono preziosi oggetti di oreficeria ed i nostri pensieri prendono il coraggio dei sogni, sogni ad occhi aperti. …coraggio… è il coraggio di bambino che si risveglia in noi, che ci soffermiamo a cambiare punto di vista, persi nelle immagini antropomorfe offerteci dall’artista. …abbacinazione dello sperdersi nei meandri di una fantasia remota, risvegliata che ci proietta in universi vari, eventuali, vaghi, nell’onnipresenza dell’irrealtà, della curiosità, dell’effimero confessataci dai meandri dell’essere insperato che vive tra le pieghe dei quei 21 grammi, unico peso permesso, di ciò che chiamiamo anima.
Federica Pasini
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