Mostre, Ascoli Piceno, Porto San Giorgio, 07 December 2013
Arte come testimonianza, di sè, del mondo. “Un quadro non riguarda un’esperienza: è un’esperienza”, diceva Rotkho e sebbene le figure di Anam - così crude e a tratti neorealistiche - ricordino più un verismo di Frida Kahlo che gli astratti del grande artista russo, le sue opere raccontano storie e al contempo le incarnano, ti portano nell'esperienza stessa dell'autrice, nella sua candida visione del mondo e dell'uomo. Tutti i personaggi sono Anam, lei non ha nome, ma sente di averli tutti. Dipingere è testimoniare se stessi. La figura femminile, così presente nei suoi quadri, è talvolta gioiosa e giocosa, a volte tormentata e distrutta, ma sempre ironica senza essere sarcastica. Anam usa una pittura quasi infantile per raccontarci di piccole emozioni quotidiane, fugaci intuizioni, e profondi silenzi, e non è mai scontata, mai concettuale, ma sempre incredibilmente vera; a dispetto del suo tratto grafico, che quasi ricorda i fumetti. Anam non vuole sedurre nè compiacere, si offre in tutta la sua innocenza senza mediazioni: i corpi non sono sempre belli, anzi sono spesso deformi o stanchi, ma sono autentici, trasfigurati nelle forme da emozioni incontenibili, dalle tracce del tempo e di esperienze che ci segnano e ci rendono umani. L'umanità profondissima dell'opera di Anam racconta di lei e racconta di noi, senza aver paura di toccare i lati più scomodi della nostra personalità, le nostre idiosincrasie e fragilità. Anam ci porta con leggerezza e pronfondità nel suo mondo, ci cattura con piccoli dettagli e ci fa sorridere di noi o commuovere di un pianto antico e mai versato.
Shakti Caterina Maggi (giornalista e divulgatrice)
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