la terza parte del progetto “DRAMATIS PERSONAE. Il volto e la figura nell’arte italiana contemporanea”,
e la seconda parte del progetto "VIAGGIO IN ITALIA. Il paesaggio nell'arte italiana contemporanea"
Le due mostre proseguiranno fino al 27 novembre, tutti i giorni dalle 15 alle 19. Ingresso libero.
Nel corso del vernissage verrà presentato ufficialmente il volume “Dramatis Personae, Il volto e la figura nell’arte italiana contemporanea” che riunisce le tre mostre Dramatis Personae 1, 2, 3. Il volume è curato da Virgilio Patarini per l’Editoriale Giorgio Mondadori.
“DRAMATIS PERSONAE 3. Il volto e la figura nell’arte italiana contemporanea”
A cura di Virgilio Patarini, catalogo Ed. Giorgio Mondadori
In mostra quadri sculture e fotografie di Andrea Boldrini, Simone Boscolo, Valentina Carrera, Fabio Cuman, Graziella Paolini Parlagreco, Donatella Sarchini, Edoardo Stramacchia.
“VIAGGIO IN ITALIA . Il paesaggio nell’arte italiana contemporanea”
A cura di Virgilio Patarini, catalogo Zamenhof Art
In mostra quadri e fotografie di Roberto Butta, Salvatore Carella, Valentina Carrera, Michele Coccioli, Verena D'Alessandro, Giovanni Drogo, Fiorella Manzini, Franco Maruotti, Anna Rota, Ivo Stazio
DRAMATIS PERSONAE
Nota di presentazione
Innanzitutto è la presenza della figura umana che caratterizza tutte le opere di questo progetto, poiché c’è sempre una presenza antropomorfa (o più di una) che abita lo spazio o la superficie. Tuttavia ad una più accorta disanima si potrà ben notare come ci sia dell’altro: ciascuna di queste umane presenze evoca un mondo, richiama alla memoria o alla immaginazione una storia. Non è solo figura, dunque, ma anche e soprattutto personaggio. “Dramatis personae” in latino significa, infatti, semplicemente, “personaggi”.
I colori, le forme, le espressioni, i gesti, i contesti che caratterizzano le figure ritratte hanno la forza, di volta in volta, di alludere a intrecci, situazioni, vicende, di cui quello che vediamo immortalato sulla tela o plasmato nello spazio è solo un istante, un fotogramma, un momento forte in cui si condensano, in potenza, i momenti futuri e si concentrano, come in una sorta di precipitato, i momenti passati. “Carpe diem”, insegna Orazio: cogli l’attimo. Anzi, non “cogli”, ma “afferra”, “ghermisci”, per fare una traduzione più puntuale.
Poi certo le modalità con cui i vari artisti selezionati “strappano l’attimo” sono molto diverse tra loro: diverse le poetiche, diversi gli stili. Ma comune è la capacità (e la volontà, più o meno consapevole) di condensare storie, emozioni, vicende nello spazio circoscritto di una singola opera. E fare di un quadro o una scultura un crocevia di situazioni. Un crogiolo.
Ci sono poi punti di contatto per così dire trasversali che consentono di accostare tra loro alcuni dei pittori e degli scultori qui radunati e di raggrupparli per affinità stilistiche e compositive.
Dal che si evince, in conclusione, che la parata di personaggi che attraversa questa mostra e l’omonima pubblicazione è decisamente variegata: personaggi drammatici accanto ad altri comici o grotteschi, evanescenti figure poetiche accanto a solide presenze carnali, in una ridda di stili teatrali mischiati tra loro che forse assomiglia alla tragicomica varietà di questi nostri tempi confusi. Tempi in cui facilmente la tragedia si risolve in farsa. E viceversa. (Virgilio Patarini)
VIAGGIO IN ITALIA
Appunti per una definizione del «paesaggio» nell’arte italiana contemporanea
Tra fotografia e pittura, tra dissolvenze incrociate e sapienti spatolate di colore, tra vedute urbane e scorci agresti, questa mostra presenta una sequenza di opere capaci di suggerire una ridefinizione in chiave contemporanea della forma codificata del paesaggio, tra recupero della tradizione senza manierismo o pedanteria, e sperimentazione senza inutili eccessi.
Al tempo stesso le opere di questi dieci artisti ci guidano alla scoperta del «Bel Paese» con occhi nuovi, di volta in volta disincantati o lucidi di pianto, in una ricca e articolata carrellata di istantanee del cuore e della mente che delle città e delle campagne italiane ci restituiscono non solo scorci e vedute, ma soprattutto umori e sensazioni, intuizioni, riflessioni, barbagli della memoria o guizzi dell’immaginazione: il tutto filtrato dalle differenti sensibilità estetiche e dalle diverse tecniche artistiche. In una sintesi inscindibile di forma e contenuto.
Gli scatti di Michele Coccioli, sapientemente articolati in un montaggio di dissolvenze incrociate, e doppie o triple esposizioni, ci raccontano luoghi e città in un ritmo serrato di strutture architettoniche e presenze umane.
Verena D'Alessandro e Ivo Stazio recuperano l'antico magistero della pittura ad olio, scomponendo anche loro scorci urbani, di antiche città storiche (la Bologna di Stazio) o di desolate periferie (la Roma della D'Alessandro) ma con la forza e la pregnanza di spatolate o pennellate decise, che giocano tra la rapida guizzante definizione del particolare naturalistico e la forza inquieta e primigenia della materia-colore.
Fiorella Manzini e Franco Maruotti affrontano invece il tema del paesaggio agreste o la veduta marina, lasciando cantare la materia pittorica fino allo sfaldarsi della forma, fino quasi a sconfinare nell'Informale, fermandosi in bilico, oscillanti, alle soglie di un espressionismo quasi astratto: pastoso e materico quello della Manzini, guizzante e segnico quello di Maruotti.
Le fotografie «mosse» di Valentina Carrera rievocano atmosfere afferrate al volo, di passaggio, nell’istante rivelatore, e al tempo stesso fanno pittura col mezzo fotografico.
Le atmosfere di Roberto Butta invece sono plumbee, carice di nuvole oscure che incombono sui paesaggi lacustri come presagi, in una fissità che in sè contiene tensioni inquiete. Al contrario le vedute di Anna Rota sono colme di vibrazioni di luce gioiosa e di spazi scanditi da spatolate di colore che scompongono e ricompongono la visione.
Analogamente Salvatore Carella e Giovanni Drogo affondano le loro radici nella pittura post-impressionista (da Cézanne a Carrà), che rileggono entrambi con spirito critico e disincantato, in chiave quasi giocosa. Le loro composizioni sono caratterizzate da paesaggi in bilico tra realtà e visione onirica: paesaggi toscani immaginari per Drogo o vedute abruzzesi sognanti per Carella. La tavolozza di entrambi è essenziale e fondata sui tre colori fondamentali (giallo, rosso, blu). Il ritmo delle pennellate crea una sequenza uniforme che scandisce lo spazio in maniera artificiale, con un gioco di contrapposizioni tonali.
Virgilio Patarini
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