Sono ben tre le gallerie sui Navigli a Milano coinvolte in questo ambizioso progetto espositivo: lo Spazio E e lo Spazio E2 sul Naviglio Grande (Alzaia Naviglio Grande, 4) e lo Spazio Libero 8 sul Naviglio Pavese (Alzaia Naviglio Pavese, 8) a duecento metri di distanza l’uno dagli altri, in uno degli angoli più suggestivi della metropoli meneghina, tra la Darsena e l’imbocco dei due Navigli.
Questa mostra è un appuntamento fisso ormai da molti anni per l’organizzazione Zamenhof Art, appuntamento che ogni anno offre l’occasione di fare una sorta di punto sullo stato e sulle linee di tendenza dell’arte attuale in Italia. Dal 2009 ad oggi infatti ogni anno Valentina Carrera e Virgilio Patarini, che di Zamenhof Art sono i direttori artistici, hanno selezionato opere ed artisti ed allestito una mostra con questo titolo, allo scopo di definire, pazientemente, attraverso accostamenti e suggestioni visive le basi di un possibile linguaggio comune e condivisibile dell’arte contemporanea in Italia.
La mostra proseguirà fino al 12 marzo 2015. L’ingresso è libero.
E come accade già da qualche anno si tratterà di una mostra itinerante, che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sarà portata in altre città: a Piacenza, a Ferrara e a Roma.
Qui di seguito i dati salienti e una breve presentazione critica della mostra.
TUTTE LE OPERE E ALTRI DETTAGLI SU http://www.zamenhofart.it/progetto-koin%C3%A8-2015/
Koinè 2015.
PER UN LINGUAGGIO COMUNE DELL'ARTE CONTEMPORANEA
A cura di Virgilio Patarini
Opere di Stefano Accorsi, Anna Maria Angelini, Walter Bernardi, Alberto Besson, Pierangela Bilotta, Fiorenzo Bordin, Anna Maria Bracci, Valentina Carrera, Raffaele De Francesco, Daniela Di Pasquale, Maria Grazia Ferraris, Ester Gambotto, Maria Franca Grisolia, Michelle Hold, Paolo Lo Giudice, Fiorella Manzini, Franco Maruotti, Moreno Panozzo, Virgilio Patarini, Rosanna Pressato, Alessandro Pedrini, Luigi Profeta, Francesco Rinaldi, Maria Luisa Ritorno, Gabriella Santuari, Giordano Ernesto Sala, Elena Schellino, Rosa Spina, Ivo Stazio, Edoardo Stramacchia, Roberto Tortelotti, Morgan Zangrossi.
Milano, Spazio E, Spazio E2, Alzaia Naviglio Grande, 4 e Spazio Libero 8, Alzaia Naviglio Pavese, 8
Dal 28 febbraio al 12 marzo 2015, tutti i giorni dalle 15 alle 19. Lunedì chiuso. Ingresso libero.
INAUGURAZIONE SABATO 28 FEBBRAIO, ORE 16
PRESENTAZIONE CRITICA
In anni di sempre più rutilante trasformazione, sotto tutti i profili, da quello sociale e politico a quello scientifico e tecnologico, l’arte più che mai si deve interrogare su se stessa: sul proprio ruolo, sulla propria funzione, ma anche e soprattutto sul proprio linguaggio. (Ammesso che quello dell’arte sia un linguaggio). Poiché è proprio attraverso le sue forme, la sua estetica, la sua sintassi, i suoi stili e stilemi, che l’arte può entrare, più o meno, in rapporto con la realtà circostante, con la storia, con la vita degli uomini che la fanno e che ne fruiscono. Un rapporto che può (e forse deve) essere ambivalente: un viaggio di andata e ritorno. L’arte deve subire l’influenza della realtà e del suo divenire, ma deve anche, al tempo stesso, influenzarla e influenzarne, in qualche modo, le trasformazioni. O almeno deve provarci. Non solo lavorando sulle idee, e dunque sulla percezione, sull’interpretazione della realtà, ma anche sulla sua progettazione. Ma perché questo possa accadere occorre che l’arte contemporanea diventi strumento più forte e più duttile al tempo stesso, da una parte recuperando e rinsaldando le proprie radici e dall’altra aprendosi alla molteplicità delle sue (quasi) infinite possibilità espressive ed altrettanto (quasi) infinite concezioni estetiche attuali. Solo così l’arte può entrare efficacemente in rapporto dialettico con una realtà così articolata, stratificata, sfaccettata e complessa come quella contemporanea.
Nel corso degli ultimi 150 anni il succedersi delle scoperte scientifiche e tecnologiche ha impresso alla storia dei mutamenti vertiginosamente rapidi e radicali. Allo stesso modo negli ultimi 150 anni il succedersi delle invenzioni e delle trasformazioni sul versante artistico, col succedersi inesorabile e travolgente delle Avanguardie, è stato altrettanto vertiginoso. Ed è ovvio che tra le due cose ci sia un rapporto più o meno diretto di causa-effetto, o per lo meno di osmosi o di contagio. Ora il mondo in cui oggi viviamo è l’inquieto, stratificato, caotico e contraddittorio risultato di tutte queste trasformazioni. E l’arte che può entrare in rapporto con questo mondo non può che essere un’arte capace di raccogliere e sintetizzare l’inquieta, stratificata, caotica e contraddittoria eredità delle Avanguardie e degli ultimi 150 anni di arte contemporanea. E forse anche oltre, poiché in effetti negli ultimi 150 anni, tra un’Avanguardia e l’altra non sono mancati momenti di “Ritorno all’ordine” in cui si è guardato indietro con occhi nuovi alla tradizione pittorica più antica. E anche questi momenti fanno parte del retaggio della Contemporaneità e hanno contribuito a forgiarne le forme.
E questa è la linea che abbiamo seguito in questi ultimi anni nel selezionare opere ed artisti: opere ed artisti che fossero in grado non solo di recuperare e reinventare il retaggio delle grandi Avanguardie storiche, ma anche e soprattutto di sintetizzare e contaminare stili e linguaggi, trovando punti di contatto inediti e suggestivi.
Virgilio Patarini
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