30 ARTISTI PER UN LINGUAGGIO COMUNE DELL'ARTE CONTEMPORANEA
A cura di Virgilio Patarini
Si inaugura sabato 6 giugno 2015 alle ore 16,00 presso la Galleria del Rivellino, Via Baruffaldi, 6, Ferrara, nell’ambito del Ferrara Art Festival 2015 la mostra Koinè. Organizzazione Zamenhof Art.
Dal 6 al 19 giugno 2015, tutti i giorni dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 19,30. Chiuso nei pomeriggi dei giorni festivi.
Ingresso libero.
La mostra già presentata a Milano e Piacenza, nei prossimi mesi concluderà il suo viaggio con l’esposizione a Roma.
Sempre sabato 6 giugno alle ore 17,30 si inaugureranno le altre prime 4 mostre del Ferrara Art Festival presso Palazzo della Racchetta e alle ore 21,30 si svolgerà il primo concerto.
(per approfondimenti http://ferraraartfestival.jimdo.com/ )
Qui di seguito una breve presentazione critica della mostra.
TUTTE LE OPERE E ALTRI DETTAGLI SU http://www.zamenhofart.it/progetto-koin%C3%A8-2015/
Per ulteriori informazioni e materiale stampa galleria.zamenhof@gmail.com cell.333.8032246.
Koinè 2015.
PER UN LINGUAGGIO COMUNE DELL'ARTE CONTEMPORANEA
A cura di Virgilio Patarini
Opere di, Anna Maria Angelini, Walter Bernardi, Alberto Besson, Pierangela Bilotta, Fiorenzo Bordin, Anna Maria Bracci, , Raffaele De Francesco, Daniela Di Pasquale, Maria Grazia Ferraris, Ester Gambotto, Maria Franca Grisolia, Michelle Hold, Paolo Lo Giudice, Fiorella Manzini, Franco Maruotti, Alessandro Pedrini, Rosanna Pressato, Francesco Rinaldi, Maria Luisa Ritorno, Gabriella Santuari, Giordano Ernesto Sala, Elena Schellino, Rosa Spina, Ivo Stazio, Roberto Tortelotti, Morgan Zangrossi..
PRESENTAZIONE CRITICA
In anni di sempre più rutilante trasformazione, sotto tutti i profili, da quello sociale e politico a quello scientifico e tecnologico, l’arte più che mai si deve interrogare su se stessa: sul proprio ruolo, sulla propria funzione, ma anche e soprattutto sul proprio linguaggio. (Ammesso che quello dell’arte sia un linguaggio). Poiché è proprio attraverso le sue forme, la sua estetica, la sua sintassi, i suoi stili e stilemi, che l’arte può entrare, più o meno, in rapporto con la realtà circostante, con la storia, con la vita degli uomini che la fanno e che ne fruiscono. Un rapporto che può (e forse deve) essere ambivalente: un viaggio di andata e ritorno. L’arte deve subire l’influenza della realtà e del suo divenire, ma deve anche, al tempo stesso, influenzarla e influenzarne, in qualche modo, le trasformazioni. O almeno deve provarci. Non solo lavorando sulle idee, e dunque sulla percezione, sull’interpretazione della realtà, ma anche sulla sua progettazione. Ma perché questo possa accadere occorre che l’arte contemporanea diventi strumento più forte e più duttile al tempo stesso, da una parte recuperando e rinsaldando le proprie radici e dall’altra aprendosi alla molteplicità delle sue (quasi) infinite possibilità espressive ed altrettanto (quasi) infinite concezioni estetiche attuali. Solo così l’arte può entrare efficacemente in rapporto dialettico con una realtà così articolata, stratificata, sfaccettata e complessa come quella contemporanea.
Nel corso degli ultimi 150 anni il succedersi delle scoperte scientifiche e tecnologiche ha impresso alla storia dei mutamenti vertiginosamente rapidi e radicali. Allo stesso modo negli ultimi 150 anni il succedersi delle invenzioni e delle trasformazioni sul versante artistico, col succedersi inesorabile e travolgente delle Avanguardie, è stato altrettanto vertiginoso. Ed è ovvio che tra le due cose ci sia un rapporto più o meno diretto di causa-effetto, o per lo meno di osmosi o di contagio. Ora il mondo in cui oggi viviamo è l’inquieto, stratificato, caotico e contraddittorio risultato di tutte queste trasformazioni. E l’arte che può entrare in rapporto con questo mondo non può che essere un’arte capace di raccogliere e sintetizzare l’inquieta, stratificata, caotica e contraddittoria eredità delle Avanguardie e degli ultimi 150 anni di arte contemporanea. E forse anche oltre, poiché in effetti, tra un’Avanguardia e l’altra non sono mancati momenti di “Ritorno all’ordine” in cui si è guardato indietro con occhi nuovi alla tradizione pittorica più antica. E anche questi momenti fanno parte del retaggio della Contemporaneità e hanno contribuito a forgiarne le forme.
Questa è la linea che abbiamo seguito in questi ultimi anni nel selezionare opere ed artisti: opere ed artisti che fossero in grado non solo di recuperare e reinventare il retaggio delle grandi Avanguardie storiche, ma anche e soprattutto di sintetizzare e contaminare stili e linguaggi, trovando punti di contatto inediti e suggestivi.
Virgilio Patarini
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