multiverso Donna
Mostre, Catania, Adrano, 15 April 2012
Creazione XX: tra codice e capriccio

L'origine è una breccia. Un capriccio alchemico della physis: traversia della materia e codice genetico. Passaggio irrazionale che si plasma in forma, che si corporalizza in senso naturale all'esistere. E' certo la donna, nel suo irrompere ammaliante e sadico, che interroga e regge le sorti, le estremità del breve filo degli osanna e dei crucifige. Darsene una figurazione è scendere un gradino verso lo strapiombo del mistero.
E nel bipolo dell'inganno (reciproco) donna – arte il parto, quello che Paolo Guerrera titola Il moto dell'amore, nel guizzo energico e suggestionante del tornito, ritrova l'etimologia della “non morte”, della vita che si fa vestale di luce cosmica, la stessa che fissa, sibillinamente, la Nuda su cui scivola la plasticità dell'argilla. E tra il decomporsi e il trasfigurasi giocano le Interpreti dispari di Riccardo Badalà abbandonanti, progressivamente, la fisiognomica per farsi tracce, impronte, di un passaggio, meno lirico delle pennellate di Nuccio Squillaci, che scomoda una matrice orientale. Per ampiezza di campitura, si avvicina Vincenzo Tomasello, nel delineare una scomposizione e un'ambiguità androginetica. Meno presente, certo, in Salvatore Finocchiaro; la sua Sciantosa, infatti, visita il cubismo e la pop art, mentre il Segno negato, di ricerca surrealista, è inquieto nel tratto (come il dettaglio dei Segni della notte) e smaliziato nel taglio comic art extraeuropeo.
Elegante Maria Rosa Marcantonio, in cui i temi sociali diventano professione di una fede, scelta di campo e d'ammirazione per la fragile e tenace suora indiana. Ben si generano e si geminano i suoi volti, si fanno coscienza iridescente e leziosa, come il tratto di Sebastiano Grasso, la cui Zingara ritrova - sapientemente e con gusto - una luce che visita il fosco e che, a differenza di Rita Vio, sceglie tonalità più tenui per raffigurare l'archetipo graffiato della Madre Terra e un provocatorio Internet è donna.
Sul versante informale, Raimondo Ferlito si cimenta nell'inquietudine cara alla Grecia classica: Dell'umano cercare e Nostos. Ed è un rincorrere l'eterno se stessi. Il rosso muliebre colora poi le Memorie di una città di Vincenzo Crapanzano e sembra notte, oltraggio alla chiazza superba di nero della sua Pianura Belicina che, eterogeneticamente, si fa aurora, mentre Sud Ovest è geografia intima.
Gioco di forze la vettorialità di ACA: Positività dominante, Ricostruzione, Rafforzamento hanno il sapore dell'esoterico, richiamo esplicito dei Maniari di Angelo Borgese, in una rivisitazione sporca della palma che è testimonium di un'insularità minacciata, eppur religiosamente dominante. La serie Mater di Giovanni Proietto è, invece, un avvolgersi in sequenze. Dure le sue pennellate, austero il tema.
Lirico Alessandro Finocchiaro, nonostante il titolo Giardino di cemento: si è soli e si rimane amanti, nonostante tutto. Pina Mazzaglia conosce la donna nel suo essere ammaliante, Il senso del limite è stupore sagace, ma anche personalità.
La materia come emisinolo della (s)composizione fa il gioco di Roberto Masullo, con i suoi Profili che culminano nell'Ef-fusione e risuturano i confini di un'alterità di condivisione, mentre i Senza titolo di Angela Trovato racchiudono carattere e introspezione: nella la violenza del colpo sicuro e fatale sul vetro, un'anima di carta diventa un codice da decriptare. Indagine aperta quella di Milena Nicosia con Spoglie 11. Protagonista la sensualità criminale, mentre la tensione sta nell'eterno interrogativo: vittima o carnefice.
Ma la lava, matrice di una terra e di una visione del mondo è quella di KA', con i suoi Land scrapes, paesaggi, sezioni, composizioni dal tratto sicuro che dialogano con un concettualismo di fondo. Altro impiego della materia di risulta, curatissima, nel calamitante gioco di ombre di Angelo Leotta. Nelle sue Chiacchiere in solitudine, la femminilità è una metamorfosi; il cavallo, infatti, fa da contraltare al femminino e il richiamo all'origine della più nota guerra dell'umanità pare delinearne un sentiero.
Alle tre fasi della vita Andrea Di Silvestro con Scarpette rosse, Piedi nudi e La collana dichiara di ricondursi, volto a una poesia del dettaglio, che è un riverbero, un ricordo, memoria diottrica. E proprio alla terza età si rifà Sandra Chinelate. I soggetti e le situazioni sono quelle dei “non luoghi”. Vibra il suo polittico Undressed e i suoi nudi colgono la poesia del disfarsi. Prospettiva ancora più marginale in Nicolò Rizzo: i ritratti del suo Ciclo dei psichidentici fanno del limite ragione e inquisizione.
Un figurativo Alfio Pappalardo, inedito ai più, rivela gli specchi interiori e la maschera estetica della natura e del divino. Tra gestuale e sensuale un viso, una rosa, un angelo si inseguono e si specchiano in flussi copulanti.
Obiettivo femminilità, dunque, macchina del cosmo nella sua cangiante stasi, sospesa tra la caleidoscopica consolazione e lo scettro microplanetario. Proprio così, in sintesi: multiverso Donna.

Placido Antonio Sangiorgio

Commenti 3

Alfio Pappalardo
12 anni fa
Grazie
Marilena La Mantia
12 anni fa
Complimenti!!!
Marianna Merler
12 anni fa
Marianna Merler Artista
complimenti

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