Quando tutto sembra immobile c’è sempre qualcosa che si muove lento e silenzioso; basta leggere la citazione del film, il suo trailer e tutte le recensioni scritte sino ad ora pensando ad una opera d’arte, una qualunque e tutto pare quadrare, calzare perfettamente senza ritocchi o aggiustamenti. Tutte le tele vuote hanno tante possibilità e tutte godono di poesia, nel film le poesie sono scritte dal protagonista, nelle opere d’arte la poesia sta in ogni tratto che scava nella fermezza dell’immobile, in ogni gesto che emerge dal silenzio che da’ forma al risultato finale ed offre infinite possibilità. Quattro grandi artisti sono i protagonisti per tratteggiare poesie d’arte con mille sfaccettature, tra astrazione e figurazione, volutamente suddivisi in due sale, gestualità riflessive o casuali, attente o rapide, essenziali o materiche si confrontano con paesaggi elegiaci e volti semplici. La poesia della quotidianità che ogni opera racchiude parlerà tacitamente con Stefano Catalini, Liana Degan, Carolina Ferrara, Simonetta Giuglini, artisti che sulla tela bianca hanno scorto innumerevoli possibilità. Con Stefano Catalini l’arte nasce dal vissuto, dai ricordi anche dell’infanzia. Affidando un elevato valore tattile alle sue opere l’artista evidenzia come azione e materia siano elementi fondamentali per la comprensione . La materia è, in fondo, una forma di vita che, con discrezione e pulizia, diviene protagonista delle opere, mai invadente, in punta di piedi sembra danzare sulle opere come mezze punte a teatro. Partendo dal principio secondo cui l’opera si costruisce con il tatto si assiste a studi cromatici, ripartizioni visive e campiture di grande impatto sia visivo che tattile. Con le opere di Catalini si assiste ad una completezza tra il tatto e la vista, in una scoperta continua dell’opera d’arte che diviene un mondo da esplorare in una danza gestuale sapiente e matura.
Liana Degan è prima di tutto una ricercatrice artistica che tra indagini e studi approda a mondi sempre diversi, ora indaga il mondo del cinema. Con una pittura astratta e cromaticamente pregevole l’artista dipinge ciò che ha dentro in una personalizzazione grandiosa di ciò che la abita e di ciò che percepisce giornalmente attraverso gli stimoli esterni. Guardando colori, sentendo odori e percependo rumori e musiche si liberano le sensazioni, così l’opera d’arte si palesa e concretizza in un istinto da cogliere: così nasce ogni nuova creazione. Tratteggiando i colori delle emozioni, tutto diviene cromia e nonostante le documentazioni e gli studi personali nelle opere d’arte l’artista si lascia andare alle cromie e per la vera comprensione ogni osservatore deve librarsi nei toni e nei gesti per entrare in quei mondi grandiosi e perdersi con la mente. C’è una musica intensa e vibrante in ogni tratto e si percepisce nella grandezza dei colori e nella profondità degli stessi che intrappolano lo sguardo e lo lasciano librare. Un’arte intensa ed avvincente, come un grande film, che vibra oltre che lasciarsi osservare e che lascia segni concretamente indelebili nel panorama artistico odierno.
Carolina Ferrara ha cominciato a dipingere ad un certo punto della sua vita: in un desiderio di contatto con il mistico è nata la passione per l’arte. Non pensando esattamente a ciò che sta creando, l’artista mentre dipinge viene trasportata in un mondo senza pensieri, in uno spazio libero e travolgente. Cercando di trasmettere emozioni che appartengono a tutti, i personaggi della Ferrara sono gente comune, nelle pose di ogni giorno con la storia che ognuno porta con sé. In una condivisione tra le proprie intime emozioni e i personaggi da dipingere si creano opere dalla figurazione essenziale, dai tratti semplici che vivono di una luce e di una naturalezza che ha bisogno di poche parole. Con pochi colori istintivi si creano immagini, accurate, profonde, segnanti che parlano con naturalezza all’osservatore che sa cogliere la poesia di ogni tratto.
Simonetta Giuglini è affascinata dalla natura che la circonda e con i sentimenti e le emozioni nascono le opere che la riportano anche in altre situazioni. Tutto viene impresso sulla tela grazie alla memoria con tutte le deviazioni e metamorfosi naturali che il tempo vi appone e produce identificando soluzioni di grande raffinatezza. Una figurazione decisamente inconsueta che tratteggia non ciò che l’artista vede, ma ciò che ricorda. Quasi monocrome le opere assistiamo ad una sinfonia di bianco, una purezza elegiaca tratteggiata in un paesaggio più vicino alla grandezza dell‘impressionismo che alla proficua divulgazione del moderno iperrealismo. Spesso tratteggia paesaggi la Giuglini, protagonisti intimi ma anche reali, poiché in essi c’è il principio della vita e in essi c’è sempre traccia di presenze e riescono a dare grandi emozioni. Il paesaggio, però, si completa con la luce, alta grande protagonista di questa semplice arte che con raffinatezza ed eleganza pare compiersi in pochi gesti e che invece sprigiona un mondo grandioso di saggezza e maestrìa.
[.…] ‘Una pagina bianca contiene molte possibilità ‘
Paterson, un film di Jim Jarmusch, USA, 2016
Sede: Centro Culturale Zerouno,via indipendenza 27, Barletta
Periodo di Riferimento: 6 - 20 luglio 2017
Patrocini: Fondazione Giuseppe De Nittis
Vernice: giovedì 6 luglio - ore 18.30 - Orari:. lun- ven. 17.00 - 20.00 sabato e tutte le mattine su appuntamento - dom. chiuso. Ingresso: Libero
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