Grazia Barbieri ha una mano sapiente e delicata ed una umiltà così riservata che solo con la pittura attenta riesce a liberare il suo spirito determinato e preciso. Certosina la mano si muove sul supporto lasciando che la luce, alla stregua di grandi artisti, divenga fondamentale nella lettura delle sue opere; due donne, le protagoniste, scrutano l’osservatore penetrando nell’intimo, ma poco si resiste al loro sguardo lasciando che la luce, da grande protagonista, accompagni chi osserva nella lettura dei particolari lasciando che il fondo sia nucleo generatore. Un’arte matura, frutto di una mano maestra che in questa mostra si districa tra bianco e nero volutamente a contrasto per mostrare la grandezza di una mano che spazia cromaticamente e che sa rendere con ogni tono ed in ogni spazio.
Artista dalla verve dinamica Monica Menchella ha una mano attenta che accoglie l’osservatore con opere sempre di diverso genere e,in questo evento, anche installazioni. Con la stessa semplicità e naturalezza con cui siamo venuti al mondo Monica Menchella dipinge a sua arte e la percepisce con una interiorità straordinaria, dipinge da molto tempo avvalendosi di una leggiadra tecnica mista creando opere concettuali che non sono astratte e non sono figurative. Lasciandosi andare alla sensazioni che la invadono e pervadono è affascinata dal colore che sceglie in base ai momenti che vive. Rintracciando in tutta la produzione artistica il blu come filo rosso di tante creazioni individua dimensioni, sagome, e spazi che libera su diversi supporti, dalla carta al legno ed invade e pervade ogni opera della sensazione che si libera nel momento stesso in cui crea. Essendo molto credente le opere sono anche intrise dello spirito religioso; l’arte è per la Menchella uno strumento per dire le proprie sensazioni nell’identificazione di spazi sempre eterei, grandiosi in cui perdersi tra colori, gesti e figure. Un’arte rilassante ed avvincente insieme che intriga l’osservatore alla volta di una comprensione e che mostra una mano abile e poliedrica che si dedica anche alle installazioni alla stregua di grandi artisti e che lascerà un grande segno nell’arte contemporanea.
Monica Pizzo è un’artista fuori da ogni convenzione contemporanea poichè nella sua arte si assiste alla semplicità di gesti che accarezzano i tratti preparatori, li distendono dando forma e sfumature a donne e bambini, volutamente deformi, per sottolineare la diversità che loro appartiene per natura. Un’arte sociale e speciale, un racconto di incontri, percezioni, emozioni, questo è ogni opera della Pizzo, una narrazione tra volti giganteggianti e tratti curvilinei, una suspance che giunge puntuale in quegli sguardi sempre intensamente brillati, continuamente parlanti in un silenzio assordante. Non è convenzionalità espressiva quella di cui si avvale l’artista, è innovazione e intensità che si percepisce nella maestosa resa di ogni dipinto che gode di cura ed attenzione perché con il solo utilizzo di dita e di una pezza in cotone o lino naturale lei si prende cura dei protagonisti, li coccola sino alla stesura del colore, si percepisce il rumore della pezza che mai graffia sul fondo e che come velluto li abbraccia in ogni tratto per presentarli al pubblico giudice in una semplicità che riesce solo a disarmare. E resti lì, in posa, fermo ad osservare quei colori sempre intensi e fervidi che non sono mai esplosivi, quei volti che urlano di diversità ed unicità che rendono le opere grandi capolavori contemporanei.
Francesco Rosina è ispirato da ciò che guarda, corpi femminili accovacciati, di spalle, di profilo o volti giganteggianti sono l’oggetto principale di un’arte che coglie l’intimità dei protagonisti e non si preoccupa di curarne dettagli e particolari, l’importante è che riesca a fermare le emozioni che si palesano in lui. Tratti larghi, losanghe di colore, con pochi gesti rendono la segretezza di sguardi incupiti e corpi trafitti dal dolore, in un’atmosfera malinconica e triste solo perché Rosina è impegnato costantemente nel rappresentare la realtà. Ritenendo di ’mettere colore’ dove non ci sia, non si lascia ispirare ma riporta semplicemente ciò che accade, come un giornalista, senza nulla da inventare. Divengono un reportage le sue opere, frutti di discorsi, film, eventi . Esponendo solo in bianco nero identifica in essi i colori principali, in fondo la tela è bianca e lui scrive con un tono visibile come il nero, si è avvalso anche di altri colori come il rosso, ma solo per esprimere il contrasto e l’evidenza. C’è una tale determinazione ed una così travolgente grinta in quei tratti larghi che il ‘giornalista artistico’, come materialmente mi piace definirlo, riesce a far leggere i suoi pezzi tutti di un fiato e giunge allo stomaco dell’osservatore con una schiettezza disarmante. Un’arte ‘cruda’, di impatto e per nulla convenzionale, che non ha bisogno di ricercatezza né cura dei particolari perché lascia un segno anche sbirciandola da lontano.
[…]
Questa mia melodia nasce dal nostro amore,
ogni nota è un battito del nostro cuore.
Avremo un legame che vive per sempre,
in ogni parte del mio corazon
COCO, Un film di Christian Duguay, 2008, vincitore nel 2018 di due premi Oscar
Sede: Centro Culturale Zerouno,via indipendenza 27, Barletta
Periodo di Riferimento: 22 febbraio – 8 marzo
Patrocini: Fondazione Giuseppe De Nittis
Vernice: venerdì 22 febbraio - ore 18.00 - Orari:. lun- ven. 17.30 - 20.00 sabato e tutte le mattine su appuntamento - dom. chiuso. Ingresso: Libero
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