La performance, prendendo spunto dal noto romanzo di Yukio Mishima, è stata pensata per interagire in modo duplice con le opere di Sergio Sermidi esposte alla Casa del Mantegna. L’azione si sviluppa utilizzando strumentalmente elementi scenografici d’occultamento, drappi come ostacoli visivi, garze coprenti sulle ferite del colore, bende posizionate davanti ai quadri come dissimulazioni strategiche per un nascondino rituale. In apparenza null’altro che un capzioso impedimento dell’atto di osservare, un sipario calato con l’intenzione di creare un’attenzione diversa riguardo all’opera sparita dietro. Ri-velazioni come coperture ripetute secondo semantica, ovvero veli di occultamento posizionati secondo un piano arbitrario, ipotesi di censure applicate alle opere con intento demiurgico. Perché dietro l’ostacolo risiede la verità e dietro la verità un enigma. Nell’ambiguità etimologica della parola “rivelazione” risiede il segreto o forse l’inganno, comunque il pretesto per teatralizzare la visione. Così l’occhio entra in una storia diversa, così il quadro racconta di sé a partire da un dettaglio superstite. Così ciò che si vede si trasforma nell’essere visti: il colore ti guarda proprio mentre tu lo scruti.
La performance, prendendo spunto dal noto romanzo di Yukio Mishima, è stata pensata per interagire in modo duplice con le opere di Sergio Sermidi esposte alla Casa del Mantegna. L’azione si sviluppa utilizzando strumentalmente elementi scenografici d’occultamento, drappi come ostacoli visivi, garze coprenti sulle ferite del colore, bende posizionate davanti ai quadri come dissimulazioni strategiche per un nascondino rituale. In apparenza null’altro che un capzioso impedimento dell’atto di osservare, un sipario calato con l’intenzione di creare un’attenzione diversa riguardo all’opera sparita dietro. Ri-velazioni come coperture ripetute secondo semantica, ovvero veli di occultamento posizionati secondo un piano arbitrario, ipotesi di censure applicate alle opere con intento demiurgico. Perché dietro l’ostacolo risiede la verità e dietro la verità un enigma. Nell’ambiguità etimologica della parola “rivelazione” risiede il segreto o forse l’inganno, comunque il pretesto per teatralizzare la visione. Così l’occhio entra in una storia diversa, così il quadro racconta di sé a partire da un dettaglio superstite. Così ciò che si vede si trasforma nell’essere visti: il colore ti guarda proprio mentre tu lo scruti.
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Lino
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