Le gemme di Dalasi
In quest’opera una miriade di dettagli e significativi simboli riconducono ai soldi, che sembrano aver perduto il valore assoluto riconducibile al denaro, e sono ormai trasformati in monili e gemme con funzione meramente ornamentale.
Dallo sfondo nero emerge il volto del grande capo Dalasi, il cui nome in mandingo è semanticamente riconducibile al denaro, ed in particolare alla valuta dello stato africano del Gambia.
Il volto di Dalasi è completamente trasfigurato ed ha assunto la rigidità di una maschera dai riflessi argentei. Gli occhi esplosi osservano la realtà circostante e riflettono la condizione dell’uomo drammaticamente legato al denaro e dominato dalla brama della ricchezza e del potere.
L’osservatore è attratto dal suo sguardo magnetico, che sembra incarnare antichi valori, che la civiltà occidentale ha ormai smarrito.
Dalasi fa parte di un mondo arcaico ormai relegato ad un tempo passato, la sua lancia, decorata con il simbolo dell’infinito, non ha più il significato primordiale, non è un bene tesaurizzabile per la sua componente materica, ma simboleggia il potere legato alla spasmodica acquisizione di beni materiali.
Varie monete, alcune fior di conio, e frammenti di banconote, ormai fuori corso, sono usati da Avi con la tecnica del collage, incollate sul supporto ed in parte ricoperte dalla stesura pittorica di acrilico nero.
La filigrana delle banconote ed i riflessi metallici delle monete riproducono un cromatismo metallico profuso di ombre e riflessi d’argento, oro, rame e verde pumbleo.
Il sapiente gioco dei colori e le applicazioni polimateriche creano contrasti dalla tattile morfologia da cui emergono varie immagini che evocano lo spirito di Ermes, la creatività di Michelangelo e la bellezza della Primavera di Botticelli. Sono immagini effimere ed in parte occultate. L’occultamento dell’identità e la trasformazione del proprio sé in qualcos’altro permea l’opera in un processo di contraffazione che acquista un carattere perturbante.
Strettamente legata al tema della trasformazione del sé è la figura centrale, il cui volto, ridotto ad una maschera è oggettualizzato, ha acquisito la natura di cosa e come tale può divenire esso stess0 riproducibile in serie infinite.
Maria Lauricella
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