a cura del Dott.Valtero Curzi Filosofo
Emma Salvati artista, due parole tue su Emma Salvati.
Non c’è separazione tra la persona e l’artista, la mia arte è espressione della mia anima, di ciò che sono, di ciò che sento, delle
mie credenze e delle mie convinzioni.
Il tuo essere Artista ti coglie di più nel creare con materia che nel dipingere vero e proprio. E ciò che crei passa
attraverso il -riciclo-: E’ una scelta ideologica ambientalista o più propriamente una forma di espressione
artistica particolare in cui ti ritrovi meglio?
Le creazioni materiche sono una ma non l’unica delle mie espressioni artistiche, i colori cosi come i materiali sono carichi di
energia propria e quindi ogni colore e ogni materiale contiene in nuce una potenzialità espressiva e comunicativa. La tecnica varia in funzione dell’emozione del momento. Per quanto riguarda tutto ciò che è collegato al riciclo al riuso e al riutilizzo si potrebbe dire che io sono stata un’“ambientalista ante litteram”: da sempre ho detestato ed evitato qualunque forma di spreco
delle risorse e dei materiali, probabilmente influenzata dall’atteggiamento di mia nonna che essendo stata una donna che “aveva vissuto tre guerre” come sempre amava ripetere, era molto attenta e rispettosa nei confronti di tutto ciò che si utilizza nella quotidianità dal cibo all’acqua dalle stoviglie agli indumenti e al mobilio.
In alcune tue opere definite “Il mutante” affronti il tema del mutare e del divenire. Come la tua arte si fa attraversare da questi due concetti fondamentali del pensiero?
In quanto viva inevitabilmente sono in costante mutamento e divenire. In quanto espessione di me, la mia arte è in continuo movimento e divenire. Spesso mi è stato detto che sono poliedrica, multiforme ed eclettica, ma in realtà sono semplicemente in cammino, così come è in cammino la mia arte. Le cose che si ripetono sempre uguali a se stesse hanno uno scarsissimo livello energetico ed una carica vitale quasi nulla; poca anima e sbiadite emozioni.Invece, la passione della ricerca, della scoperta implica orizzonti mutevoli ed inaspettati, sempre impregnati di enorme vitalità. L’espressione simbolica dell’arte oggettivizza in piccola parte la simbologia del linguaggio dell’anima e attraverso l’arte scopro e scovo le pieghe più segrete e nascoste della mia
anima.
Oggi si parla molto di arte materica, e tu con la tua poetica artistica del mutante e divenire ne rappresenti una dimensione. In che modo ne sei influenzata, se ne sei influenzata?
In sintesi,io sono un cane sciolto. Nella vita, nella ricerca spirituale, nell’arte. Mi piace conoscere, guardare, imparare e poi fondere gli elementi che m’interessano e mi stimolano. A modo mio. Non mi piacciono le etichette e nelle “parrocchie” mi sento
sempre stretta. Sono influenzata da tutto ciò che mi circonda perchè sono immersa ed in continuo scambio con l’anima mundi, o inconscio collettivo – se preferisci, come tutti noi, ma in realtà quando ho iniziato a fare le mie creazioni materiche, neanche la conoscevo l’arte materica.
Ho iniziato a disegnare e dipingere a 14 anni, ma per molto tempo è stato un percorso intimo e personale, di cui quasi mi vergognavo. Uno sfogo personale, sai, come i diari: in genere non si pensa che debbano mai uscire dal cassetto. In realtà i
pittori che ho molto amato in gioventù erano tutt’altro che materici...
Parlando della tua arte ho pensato al termine greco”poiesis” che Platone nel dialogo del Simposio ha definito come “cosa che proceda da ciò che non è a ciò che è”, come atto di creazione. Tu crei, modificando la materia anche, ti senti –poietica- ossia creatrice?
Le scienze poietiche riguardano il possibile e l’attività creativa. Si, certo, mi sento una “creatrice” perchè do forma e sostanza a ciò che forma e sostanza in genere non ha.
Ma detto così, secondo Platone ed Aristotele, creando categorie e separazioni, un po’ mi va stretto. Mi trovo più a mio agio nella visione buddista, secondo cui la prima forma di materia è figlia del pensiero. La forma-pensiero, appunto. E poichè tutta la nostra vita è creata dai nostri pensieri e dalle nostre credenze e questo è un processo naturale come il respirare, allora si, la mia
arte è la mia forma-pensiero che diventa materia.
La creatività necessita avere una dimensione per poter creare , anzi a volte si crea la dimensione stessa e poi all’interno di essa si procede creando, espandendosi artisticamente. Quale è il tuo mondo o dimensione creante?
E’ il mio mondo interiore. Unito alla necessità di materializzarlo. Infatti la mia dimensione creativa è una sorta di meditazione,
un raccoglimento interiore. La mente razionale ed il mondo esterno tacciono. Le materie ed i colori iniziano a dare forma a qualcosa di molto intimo e profondo. In alcune fasi è quasi una specie di trance: alacramente e con incredibile rapidità inizio
In un’opera. Lavoro quasi senza guardare, senza fermarmi, senza sapere cosa uscirà fuori. Ciò che mi stupisce, è che anche quando parto da un’idea precisa, da un progetto, mi ritrovo sempre prima o poi in questa fase, che qualcuno definirebbe quasi
di furore creativo. Quando questa fase si esaurisce guardo ciò che ho fatto e l’opera inizia a raccontarsi, i colori e le forme entrano in risonanza con la mie emozioni e mi svelano un nuovo pezzo della mia anima.
Il creare, o creativismo, è aspetto divino, di divinità, la tua arte se è frutto di quel creare, poi ha in sé messaggi particolari, ossia un “discorso profetico”?
Parlare di discorso profetico mi sembra molto impegnativo. Qualunque forma di comunicazione sottende un messaggio. Quando la necessità di comunicare diventa totalizzante, come per chi, come me, sceglie di dedicare la maggior parte della propria vita a ciò, inevitabilmente, nel corso del tempo il messaggio prende forma e si articola in modo più complesso e compiuto. E per
rispondere in modo soddisfacente a questa domanda dovrei scrivere un saggio enciclopedico... Due delle costanti delle mie creazioni sono l’armonia e l’equilibrio dinamico degli elementi. Ciò perchè sento chiaramente che l’anima si nutre e cresce grazie a tuttò ciò che è bello, armonioso e positivo. L’anima ha fiducia e fede nella vita, sa che qualunque cosa accade ha uno scopo amoroso e misericordioso. Ma l’uomo si evolve solo per esperienza diretta –questa è l’altra faccia del libero arbitrio- e nel corso della storia ha creato molte brutture e disarmonie che avvizziscono l’anima. L’arte è una delle possibilità che abbiamo per nutrire l’anima con ciò di cui ha bisogno. Io produco ciò che cerco nelle varie forme d’arte di cui mi nutro: armonia, equilibrio dinamico, speranza, amore, ottimismo, fiducia, sincerità... Perchè ciò mi aiuta a distaccarmi e prendere le distanze dalle forme- pensiero dell’inconscio collettivo, troppo spesso disarmoniche e distruttive e a ricreare il contatto con le forme-pensiero dell’anima: armoniose, creative e colme d’amore.
L’artista nell’arte ricerca il Bello, la Bellezza, e tende con la sua arte ad avvicinarsi. Se fossi tu una artista puramente emozionale saprei il tuo concetto di Bellezza, ma essendo tu anche e soprattutto artista che si da alla materia e la tocca e la modifica e attraverso essa fa arte, ti chiedo il senso del concetto di Bellezza nella materia
che elabori?
Le trasmutazioni materiche sono sempre cariche di commovente bellezza. Il filo conduttore, comunque, è sempre quello cui t’ho accennato prima: armonia ed equilibrio di forme e colori, ricerca di un equilibrio dinamico, che solleciti lo sguardo a muoversi sugli oggetti, sulle sculture, sui quadri, sui mobili grazie ad una serie di sottili rimandi da un elemento all’altro.
Ciò che fai è determinato dal momento preciso in cui sei, quindi dall’emozione provata. Che rapporto esiste fra la tua arte, o le tue forme d’arte, e l’Emozione, il sentirsi emozionati e “creare”?
Le mie forme d’arte e le mie emozioni sono un unicum senza soluzione di continuità. Il mio canale cognitivo principale è quello emotivo. La mia prima reazione è esclusivamente emotiva, i miei ricordi si basano su catene di emozioni simili. In genere, parlando di emozioni, si pensa ad emozioni forti ed importanti. Ma esistono anche tutte le piccole emozioni quotidiane che influenzano lo stato interiore ed il sentire. Da tre anni vivo in un posto in cui la natura è più presente dell’umanità e questo rapporto così coinvolgente con la natura ha migliorato la mia centratura energetica e la mia stabilità emotiva. Sono notevolmente diminuite le interferenze esterne –che avvertivo in modo molto invasivo in città- e ciò mi consente di dipanarmi come un’unica matassa dall’essere al creare. Il mio laboratorio è un luogo che sento molto intimo, pregno di energia positiva e di correnti energetiche creative, un posto sacro e protetto, e questo mi aiuta ad essere me stessa, senza maschere e senza corazze, mi consente di lasciar fluire liberamente i miei flussi interiori. Quando parlo di laboratorio, parlo comunque principalmente di un luogo interiore, la cui forza determina la qualità di quello reale. Quello che sento inevitabilmente confluisce in ciò che creo, determinandolo.
Aperta al cambiamento e al divenire in un incessante “mutare”. In quest’ottica divenente, l’emozione, che è alla base dell’arte creante, deve necessariamente mutare essa stessa, ed infatti si evolve continuamente.
Ma l’emozionarsi nella tua arte divenente e mutevole, muta essa stessa nella sua profonda essenza in quel cammino mutante oppure si evolve semplicemente?
Le radici della mia arte affondano nella mia anima, che per sua natura può solo evolversi. Poichè credo che l’unica direzione per tutti sia quella dell’evoluzione, che siamo tutti in cammino verso la medesima meta, sono anche convinta che non ci sia differenza tra cambiamento, mutazione ed evoluzione. Ogni cambiamento ed ogni mutazione sono funzionali all’evoluzione. Tutti noi mutiamo incessantemente, siamo diversi da un respiro all’altro, ma spesso facciamo finta che non sia così perchè il cambiamento ci spaventa. Ci spaventa perchè siamo totalmente identificati con un’idea fissa di noi stessi e quest’identificazione è talmente forte da farci considerare il cambiamento alla stregua della morte.
Consapevolmente, ad ogni respiro, muto. E poichè da un respiro all’altro sono diversa, anche le mie emozioni e la mia arte lo sono. Naturalmente, parliamo di piccolissimi spostamenti, impercettibili a breve termine, ma evidenti a termine medio e lungo.
Se nel fare arte tradizionale, quale la pittura, la poiesis è totale, in quanto si passa “da cio che non c’è a ciò che c’è”, nell’arte materica o nella tua arte di riciclo si parte da ciò che c’è, per trasformarlo. La creazione allora è in quell’altra possibilità di poter essere. Qual è il tuo orizzonte interpretativo del –ri-definirsi- della materia, delle
sue potenzialità.
Non riesco a vedere una separazione così netta come quella che tu delinei. I materiali,indipendentemente dalla loro natura e
dalla loro provenienza sono come scatole di colori per me. E così come ogni colore ha la sua anima, così la ha ogni materiale. Un materiale che ha già completato un ciclo di vita ha un’energia particolare, risveglia la possibilità della sperimentazione, richiama i giochi da bambini in cui si fa finta di essere qualcun altro. Il riciclo, aldilà del sollevarmi dal dolore di buttare cose che inquinano, è estremamente creativo e stimolante. Ragionando per temi, o per filoni creativi, che è poi l’approccio per perfezionarsi nell’uso dei materiali di riciclo, le cui tecniche sono sperimentali e non codificate, in genere parto da una simpatia e da un’idea. Ci sono tanti materiali che hanno un enorme potenziale di riutilizzo, ed iniziando a sperimentare, se ne scoprono sempre nuove possibilità d’impiego. Essendo una perimentazione, l’orizzonte creativo è mutevole, poichè non tutte le ciambelle
riescono con il buco, o perlomeno, non ai primi tentativi. Volendo fare un esempio, il materiale che ho più utilizzato è il PET. É un materiale leggero, trasparente e sensibile al calore. Il PET può essere modellato e dipinto di modo da sembrare vetro o
metallo, ma è più leggero e meno fragile, quindi può dare vita ad oggetti e sculture che sarebbe molto difficile realizzare con il vetro od il metallo. Parafrasando una splendida canzone di De Andrè, ho intitolato una mia opera “Dai diamanti non nasce
niente, dalla plastica nascono i fiori”. Il senso è che siamo diventati troppo svelti e superficiali a liberarci dei materiali cosiddetti di scarto, poveri; e che dovremmo soffermarci un po’ di più prima di liberarci delle cose. Non voglio entrare ora in un discorso di tipo ecologista, perchè ormai viene già abbondantemente trattato, ma credo che il consumismo sia divenuto un habitus mentale, un’atteggiamento che pian piano si estende a tutte le sfere della vita, spingendoci a liberarci di tutto ciò che è apparentemente inutile con troppa facilità. Inclusi, sentimenti, desideri, emozioni, amici, coniugi, figli... non considerando le
conseguenze di ciò, ne’ a livello ecologico ne’ a livello umano.
Mi dici: la mia arte è la mia forma-pensiero che diventa materia.
A grandi linee mi puoi definire e tracciare quella tua forma-pensiero che poi è la tua poetica artistica?
Io credo infatti che c’è sempre una Idea di base a cui siamo tratti e nell’artista una “sensazione idea“ che lo spinge a definirsi in quell’orizzonte interpretativo.
La mia arte è una delle mie forme-pensiero. La mia forma-pensiero base, quella che pervade la mia vita e tutte le mie opere è, molto banalmente, il senso della vita. Il che implica il massimo rispetto di cui sono capace per qualunque forma di vita.
Mio figlio direbbe che io sono un’inguaribile ottimista, in genere mi dicono che sono solare...
Semplicemente ho fiducia nella vita, perchè ogni forma di vita ha in se’ una scintilla divina ed io quella scintilla spesso la percepisco.
Spesso- un po’ per scherzo, un po’ sul serio- dico che ho nostalgia di “casa”, dove le forme viventi sono più eteree, le vibrazioni energetiche sono più alte e sottili, che questa forma d’incarnazione non mi piace. Per usare ancora un esempio, i miei “mutanti”, come ho scoperto dopo aver iniziato a disegnarli, sono i telepati bio-solari di cui
parla Josè Arguelles. Sono l’evoluzione dell’attuale incarnazione umana. Io cerco di riprodurre con medium troppo densi le vibrazioni energetiche di fatti, cose, persone, situazioni, sentimenti – non necessariamente vissuti da me in prima persona- ma che per qualche motivo a me incomprensibile, fanno parte del mio essere. Ad esempio, “Scorzette d’arancia” racconta l’energia di donne siciliane intente in una cucina a creare incantesimi di cibo con gli agrumi... Non ho mai vissuto nulla del genere: ma quell’energia, quella magia, quella condivisione sono vive e pulsanti dentro di me. Ne sento i profumi ed i sapori. Sento la magia
della creazione, la sapienza quasi sciamanica del frutto della terra che diventa poesia per il palato. Sento la capacità di creare qualcosa che da piacere in armonia con il resto delle energie del mondo. Senza secondi fini, senza frodi, senza danni.
Sintetizzando, direi che l’ orizzonte interpretativo è caratterizzato da tutte quelle vibrazioni di colore e materia che fanno bene all’anima.
Quando lavori alle tue opere mi dici che sei quasi assalita da “ furore creativo”, nel quale sei avvinta al punto di non poter definire al momento su cosa di preciso stai lavorando tanto è impellente in te esprimere la tua emozionalità nell’istante in cui la senti. Un creare istintivo di pura emozionalità, quindi. Che rapporto vedi allora nel tuo fare poietico fra Ragione e Sentimento, razionalità e istintività. Li coniughi in una potenziale armonia o ti lasci travolgere emozionalmente?
Il mio “furore creativo” è una fase, durante la quale è comunque presente una parte razionale , ed in seguito una riflessione che collabora all’affinamento dell’espressione del messaggio contenuto in nuce. Ragione, sentimento, razionalità ed istintività
dialogano tra di loro. Al solito, non sono per me percepiti come entità in contrapposizione, ma come parti complementari, tutte indispensabili per creare un insieme compiuto. Questa mancanza di conflitto tra le parti, questa “società interiore di mutuo
soccorso”, rende il dialogo molto fluido ed in genere molto efficace. Non ci sono separazioni e passaggi netti. Anche nei momenti in cui la parte predominante è quella emotiva ed istintiva, sento sempre la presenza ed il contributo della razionalità, che sta lì a guardare; a volte con nonchalance m’indica un sentiero. Ma anche, ad un certo punto, che è sempre quello perfetto, mi consiglia di fermarmi per non rovinare quello che sto facendo.
Convengo con te che parlare di discorso profetico è impegnativo, ma portare avanti con impegno la propria arte verso schemi e orizzonti in cui vuoi definire una”armonia, equilibrio dinamico, speranza, amore, ottimismo, fiducia, sincerità...” io lo trovo se non profetico, almeno virtuoso, e la virtù è sempre messaggio nuovo quindi profetico, specie in questa società contemporanea così squilibrata. Ma come coniughi questo messaggio con l’assoluto pragmatismo e materialismo della società che ti circonda?
Sai, alla fine, io riesco a fare solo ciò in cui credo. Non c’è nessun merito nel ricercare armonia, equilibrio dinamico, etc.: ricerco ciò che preferisco. Se questa è virtù, allora sono virtuosa. Anche se questo è un ragionamento all’incontrario. Nella natura stessa di ogni forma di vita sono implicite armonia, bellezza ed equilibrio. Ci dovremmo piuttosto stupire dei messaggi distruttivi e negativi: questi derivano dall’allontanamento da se stessi e dal sentiero della propria anima.
Il carattere di un uomo determina se la sua vita sarà paradiso o inferno, la qualità dei rapporti affettivi determina la pienezza e la ricchezza di una vita, un buon dialogo interiore determina una buona armonia tra ego e sè. Tutto il resto sono opportunità di apprendimento...
Probabilmente se vivo in questa società così pragmatica e materialista é perchè in qualche modo mi riguarda, e perchè la sfida
non è fare i guru in ambienti protetti e separati dalle difficoltà quotidiane, ma riuscire a portare il proprio valore in qualunque cosa si faccia. Non credo nelle grandi rivoluzioni, ma nei cambiamenti interiori. Solo un uomo nuovo può creare un mondo
nuovo, quelli vecchi potranno solo cambiare le etichette. E se io, alla fine di questa mia vita, sarò riuscita ad aiutare una sola persona a trovare il proprio cammino, allora avrò dato il mio contributo al grande cammino dell’evoluzione. Stiamo vivendo
una grande fase di transizione, a livello planetario, quindi tutto può succedere...
Può l’arte divenuta tale, sconfinare tranquillamente nel business senza contaminarsi totalmente?
Perchè no? Credo che dipenda solo dalla propria buona fede e dalla capacità di credere più in quello che si fa, che nell’accumulo di denaro fine a se stesso. E l’arte, se è tale, e non solo un fenomeno costruito a tavolino, contiene dei valori e dei messaggi universali, che non potranno essere mai distrutti dalla mercificazione.
Se Emma Salvati è in costante mutamento e divenire artistico, ha nuovi scenari espressivi in cui già guarda o vorrebbe guardare?
In questo periodo sto portando a conclusioni due sperimentazioni che mi stanno molto a cuore e che potrebbero rivelarsi due filoni da seguire. Una riguarda la descrizione degli stati interiori ed è un’evoluzione di “Schegge di follia” in chiave materica. La serie si chiama “ Nonostante Assenze e False Presenze” ed i primi due lavori saranno visibili a giorni. Il secondo filone riguarda
una ricerca nel settore della ritrattistica, laddove, come tu ben sai, io non prediligo il figurativo... Attualmente sto lavorando al mio autoritratto che sarà completato entro metà settembre: un lavoro molto materico e collegato al riuso, con l’idea di
riprodurre l’essenza delle persone, indipendentemente dall’aspetto fisico esteriore, oggi fin troppo facilmente falsificabile.
Commenti 6
Certo non molti la leggeranno, quindi grazie a chi avrà la pazienza di arrivare fino alla fine!
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