Dalla nascita dell'era moderna, tra gli artisti (e di riflesso in tutta la società) si è progressivamente affermata la tendenza all'osservazione di sé, all'introspezione. Basterebbe questa nozione per far cambiare idea a chi ancora dichiara di non capire l'Arte contemporanea. Nonostante ciò, il raggiungimento di un superiore cripticismo ha reso necessaria l'interpretazione dei contenuti espressivi.
Molti artisti contemporanei si manifestano con un personale linguaggio intimista, o descrivono un immaginario autoreferenziale. In certi casi ciò può essere dovuto alla necessità di sublimare passioni e inquietudini, e in altri alla difficoltà di rappresentare sentimenti estremamente profondi, sottili, astratti o metafisici.
Nel primo caso, l'introspezione (quel percorso analitico che passa attraverso l'Io) rappresenta la necessaria e unica via per evitare intollerabili opzioni altre, il fermarsi per impossibilità a procedere, il contemplare il passato, il cercare a ritroso lungo il cammino dell'umanità quella deviazione da cui si è giunti alla presente condizione. Un retrocedere che eventualmente riporterà alle origini ancestrali.
E in quelle stesse origini si trovano gli archetipi dell'espressione criptica, la quale, nel secondo caso, costituisce la caratteristica predominante e peculiare di quell'Arte che da sempre nasce nell'arduo tentativo di spiegare l'intangibile.
(continua...)
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