VI ASPETTIAMO PER IL BRINDISI CONCLUSIVO
“URBAN COUNTRY” presso lo studio fotografico “Modoluce”, situato in Piazza Emilia Romagna , 13 nella zona industriale dei Fosci a Poggibonsi.
La struttura di 600 metri quadrati, allestita con set e macchinari per le riprese foto - cinematografiche, ospiterà per una settimana le opere di quattro artisti:
Romina Farris
Nadia Medda
Giulia Raponi
Giovanni Senatore
Curatrice Marina Giorgini
Coordinatore Paolo Massarelli
Poggibonsi – Piazza Emilia Romagna 13
Inaugurazione sabato 1 febbraio 2014 dalle 18.00 alle 22.00
In uno spazio ideale ad ospitare questo tema – un grande loft fotografico industriale immerso nella campagna senese – quattro artisti danno immagine, con opere create appositamente per questa esposizione, alla loro particolare visione di questi due mondi, da sempre oggetto e scenario affascinanti di confronto e di scontro.
Sceglieranno di rappresentare il paesaggio urbano, quello rurale, o tenteranno di armonizzare queste due realtà? E in quest’ultimo caso, come conciliare la bellezza delle splendide campagne senesi, immobili però nel loro volto plurisecolare, con la vitale e pulsante attività, ad esempio delle megalopoli cinesi, invivibili tuttavia per l’aria irrespirabile?
La questione è di grande attualità e i numeri al riguardo sono sorprendenti: ogni anno, nel mondo, più di 50 milioni di persone si spostano dalle campagne ai centri urbani; le megalopoli in costruzione si espandono a ritmo crescente, cancellando territori e paesaggi sostituiti con milioni di metri cubi di cemento.
Prendiamo l’esempio del nostro paese. In Italia ci sono 25 milioni di edifici costruiti; tra il 2.600 a.c. e il 1959 ne sono stati costruiti 12 milioni. Ciò significa che i restanti 13 milioni sono stati realizzati negli ultimi 50 anni.
Contemporaneamente si è evidenziato un forte aumento degli incolti, ovvero dei terreni abbandonati. Se da una parte lo spazio urbano della metropoli si impone come luogo di incontro, di scambio e di sperimentazione, dall’altra l’aggressione all’ambiente ha per ineluttabile esito cieli oscuri di smog rischiarati soltanto dalla fioca luce di un sole che sembra piuttosto una lampadina offuscata.
Questa mostra non intende dare delle risposte a quesiti di tale complessità ma proporre spunti di riflessione e di ricerca.
Marina Giorgini Storica dell’arte
ROMINA FARRIS
Nata a Lima, in Perù, ha conseguito il diploma di Art Director all’Istituto Europeo di Design nel 1992. Ha iniziato la ricerca nel campo della pittura, da autodidatta, nel 2006, partecipando in seguito a mostre collettive nell’ambiente romano. Materia e colore sono gli elementi che caratterizzano la sua pittura, spesso totalmente astratta: una materia densa e corposa e un colore caldo fatto di rossi, gialli e aranciati. La sua arte, passionale e primitiva, ricorda tanto la sperimentazione delle avanguardie storiche di primo Novecento, quanto quella del successivo Espressionismo Astratto e, tra tutti, la ricerca di Pollock sull’arte dei nativi americani, tema in particolare sintonia con le origini della Farris. Dietro ai segni tribali del primo piano, alla Pollock appunto, si sente scorrere la mano e forse tutto il corpo dell’artista che sembra avere con la tela un rapporto quasi fisico. Questa pienezza e carnosità sono ottenute talvolta anche con il ricorso a materie diverse applicate sulla tela come sabbia, gesso o stucco che vanno a delineare le immagini più definite della sua produzione: profili maschili o femminili sono ancora riconoscibili, non del tutto assorbiti nel colore.
NADIA MEDDA
Nata a Torino, dove ha compiuto la sua formazione artistica, vive a Roma dal 1989.
Dal 1974 ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive, tenutesi in diverse città italiane, recensite su importanti quotidiani e riviste nazionali. Non soltanto pittrice, la sua produzione comprende anche ceramiche, tessuti e interventi su ambienti ed elementi architettonici nei quali propone un uso del tutto personale del colore e della materia. La sua arte sembra spesso correre su due binari apparentemente paralleli ma in verità forse complementari: da una parte una “seria” ed onesta ricerca artistica fatta di rimandi e citazioni colte alla storia dell’arte; dall’altra la creazione di immagini fresche e giocose, quasi infantili. Se le scacchiere irregolari dell’artista torinese, in cui linee nere segnano la separazione tra le campiture di colori caldi e sensuali, richiamano le linee incrociate con cui Paul Klee simulava la planimetria di una città nelle Strade, le sue casette su ruote, dalle tante finestrelle e dai comignoli appuntiti, ricordano i giochi di legno che ci trascinavamo dietro da bambini. D’altronde, come diceva il geniale Picasso: «A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino».
GIULIA RAPONI
Ha studiato scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dopo alcune esperienze internazionali in centri artistici cosmopoliti come Salamanca e Tolosa, è tornata a Roma dove ha iniziato a lavorare come scenografa teatrale creando opere per, tra gli altri, Franco Zeffirelli, Ezio Frigerio, Hugo de Ana e Pierluigi Pieralli.
Questa esperienza le ha dato modo di sperimentare tecniche e materiali diversi nei più svariati campi: la sua produzione spazia da dipinti e disegni per così dire più tradizionali, alla creazione di arredamenti d’interni come porte, pavimenti in resina o affreschi murali, fino alla nuova tecnica degli affreschi digitali di cui è divenuta un’esperta utilizzatrice. Se il polimaterismo appare quindi come la sua cifra stilistica, altri temi ricorrono spesso nella sua arte e la caratterizzano: forti richiami all’arte orientale (cinese, indiana e persiana), la sovrapposizione di diversi strati o livelli di lettura dell’immagine che dà allo spettatore l’idea dello scorrere del tempo e quindi del movimento, e infine una particolare attenzione per la figura umana e, soprattutto, per il volto.
GIOVANNI SENATORE
Giornalista professionista, ha iniziato a dipingere nel 2003 inseguendo una sintesi progressiva delle forme partendo dall’immagine fotografica. Il tema del rapporto tra realtà urbana e paesaggio naturale gli appartiene in quanto retaggio della sua esperienza personale: nato a Salerno, ha vissuto l’adolescenza nella realtà industriale di Taranto, per poi trasferirsi a Siena e quindi a Rimini. Da alcuni anni lavora a Roma. L’elemento predominante nei suoi lavori è la ricerca sulla linea, declinata in modi e stili anche molto diversi: linee che graffiano e quasi incidono la tela in opere astratte; linee che fanno risaltare profili umani e architettonici in opere più realistiche; linee più naturali e quasi “terrose”, come solcate da una mano curiosa e indagatrice, in una pittura che con una definizione tradizionale si direbbe “di paesaggio”. Nei suoi dipinti si avverte sempre una tensione che si concretizza sulla tela in un contrasto di forme: linee sinuose e arrotondate si contrappongono ad altre squadrate e appuntite. Lo stesso dualismo si ritrova nel conflitto tra colori caldi - rossi o aranci - e freddi, in particolare i blu e i violetti.
Spazio Modoluce zona ind.le Fosci p.zza E. Romagna 13 Poggibonsi (Siena) 0577 937813
info@modoluce.it - www.modoluce.it
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Lino
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