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COMUNICATO STAMPA
29 MARZO 2014 - VILLA REALE - MONZA
CONFERENZA STAMPA
APERTURA LAVORI – M-ART CONTEMPORANEA
Sabato 29 marzo 2014, ore 15:00 presso Villa Reale – Sala conferenze - Teatrino di Corte, Viale Brianza 1 Monza, EXPO VISUM SILMA aprirà i lavori di M-ART CONTEMPORANEA manifestazione che avrà durata dal 29 marzo al 31 dicembre 2014.
M-ART CONTEMPORANEA
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M-ART CONTEMPORANEA è un progetto che verrà presentato a tutte le sedi amministrazioni pubbliche di Monza e provincia per la realizzazione di molteplici eventi. Mostre personali e collettive, sculture posizionate nelle piazze e nei luoghi strategici, rassegne, presentazioni. Tutto ciò con l'augurio che nascano collaborazioni sempre più strette e fertili tra istituzioni pubbliche e private e che la cultura acquisisca sul territorio, sempre maggior importanza.
Il primo evento, si aprirà a Villa Cusani Tittoni Traversi, con il patrocinio del Comune di Desio e la partecipazione di numerosi artisti contemporanei, dal 17 maggio al 25 maggio.
VILLA CUSANI TITTONI TRAVERSI - Fotografia di Giorgio Cottini
L’organizzazione nei prossimi mesi selezionerà artisti, dipinti, sculture, fotografie, opere digitali di autori italiani e stranieri, emergenti o di fama già consolidata, con l’obbiettivo di creare, entro fine dicembre, un percorso attraverso le meravigliose strutture della provincia.
In conferenza stampa, verrà presentato un catalogo con le opere dei primi diciotto artisti partecipanti (allegato testo tratto dal catalogo). Per l’occasione interviene la dott.ssa Federica Soldati.
EXPO VISUM SILMA
Ufficio stampa
Magda Signori
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M-ART CONTEMPORANEA
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Testo, tratto dal catalogo
M-ART CONTEMPORANEA
VILLA REALE
di Federica Soldati
Alcuni artisti presentano opere astratte, materiche, che richiamano le ricerche avanguardistiche, nonché la loro ripresa nelle successive correnti artistiche, opere che fanno uso di collages o che rimandano a combine-paintings, in una commistione di materiali pittorici e di elementi tratti dal quotidiano; altri artisti, invece, continuano la tradizione del figurativo declinata in opere dalla resa poetica e artistica singolare.
Anna&Franco, artisti che agiscono nella comunione di una complice e profonda intesa, creano opere come Sipario, in cui la magmatica concretezza della materia si fa vibrante espressione gestuale di un vivido impasto cromatico.
Anche l’opera di Massimiliano Manenti, Il sogno ricorrente, s’impone con la sua solidità materica. La figura di un leone alato, contornata da una moltitudine di segmenti bianchi, si identifica immediatamente nei lignei tasselli colorati di rosso. La singolare ricerca artistica di Manenti, che si esprime in una moderna declinazione dell’arte pop, sottende un simbolismo sottile svelato dal titolo.
Ivo Compagnoni in Nidi gestisce sapientemente lo spazio della superfice pittorica, sulla quale alterna accesi colori dai grumosi spessori a frammenti desunti da uno scarto di quotidianità: una stoffa bicolore, un’astina di legno spezzata e piccoli nidi, da qui il titolo dell’opera.
L’artista Bona Tolotti in Earth breath crea un collage su una tela dipinta con colori acrilici. Calde cromie telluriche si confrontano con tonalità del blu, richiamo all’elemento naturale dell’acqua. Forme primarie determinano un simbolismo ancestrale che rispecchia una personale visione della terra nel suo respiro vitale.
L’intangibile inconsistenza dell’aria viene racchiusa in ARIA, specchio sacro, trasparente di Petra Probst. Nella sua opera l’artista, con ampie e irregolari distese di colore dalle sfumature del blu che ricoprono la superfice della tela sulla quale sono apposti materiali di diversa natura, cattura l’effimera trasparenza del cielo.
L’aria è il soggetto anche dell’opera presentata da Daniela Vignati. In Aria 1 l’artista dipinge le cromie che compongono il cielo con distinte macchie di colore, con segni che registrano impulsive
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gestualità e con l’inserimento di elementi reali. Questi infondono concretezza, nella dimensione dell’opera, alla natura impalpabile dell’aria.
Pol Ritz, propone Paesaggio Meditativo, un trittico in cui affida il dipinto alle naturali venature del legno sul quale incolla piccoli elementi in rilievo alternati a delimitate stesure di colore. L’artista, nel dipingere gli angoli che racchiudono il disegno ligneo, colma il vuoto dal quale, inatteso, scaturisce l’evento contemplativo.
Nella poetica dell’oggetto di Tone VI, materiali di vario genere attinti dal quotidiano vengono privati del loro consueto utilizzo e assemblati in singolari installazioni e sculture. L’opera esposta in mostra, I girasoli, rappresenta inconsueti girasoli contenuti in un comune vaso. Su questo, l’emblematica scritta: “tutto si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”.
Il codice di Sergio Gandossi è, invece, un’opera su carta telata realizzata con stilo e china rossa. Vicino alle ricerche degli artisti concettuali, Gandossi conduce un’indagine sul termine “codice”, di cui stabilisce la derivazione etimologica. Attraverso la coesistenza, sulla superficie dell’opera, del linguaggio visivo e di quello verbale, riduce la distanza tra la rappresentazione figurativa di “codice” e la sua descrizione testuale.
L’incisiva vigorosità gestuale di Michelle Hold racconta l’intimità di un sogno d’inverno. Nell’opera Winterdream, pennellate rapide e irregolari stendono sulla tela cromie dai toni del rosso che si alternano a indefiniti strati di bianco; sovrapposte in sottili velature, celano l’impetuosa dimensione onirica a stento contenuta da un irregolare bordo nero. Al centro, un esuberante “velo” rosso impone la sua accesa tonalità.
Il lirismo cromatico di Carla Colombo nell’opera Sul lago, sussurrando alla luna, apre alla contemplazione di colori tenui dal vigoroso candore. Veloci pennellate colgono l’atmosfera di un idilliaco scenario lacustre; una natura incontaminata invita lo spettatore ad affacciarsi su un paesaggio senza tempo rischiarato da una flebile luce silenziosa.
Bruno Greco accende la tela di una vibratile luce celeste. I vivaci colori acrilici sono amplificati, reinventati in una realtà alterata. Al pari di un negativo fotografico, la sua opera inverte il nero al bianco e il bianco al nero, l’atmosfera si anima delle calde note di un saxofonista che, nella realtà della tela, cambia i connotati e diviene Bianco... nella musica nera!
Nell’opera di Pasquale Grande il “realismo onirico” si fa parossistico nell’oggettivazione della denuncia sociale. Nella sua tela, luci e ombre sono equilibrate, i colori acrilici brillanti, il contrasto tonale marcato, la provocazione ben orchestrata. Cristo crocifisso, l’Eletto, viene messo a tacere da una classe politica degenere. L’Eletto è il quadro di una realtà pregna di corruzione politico-sacrale.
Alice Secci con l’opera Spesa, realizzata con colori a olio su tavola, offre uno scorcio di vita quotidiana: un uomo si dirige alla sua macchina nel parcheggio di un supermercato portando un
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carrello carico di spesa. Astenendosi da qualsiasi giudizio di tipo soggettivo, l’artista annota il mondo che la circonda. Il taglio fotografico dell’opera contribuisce a rilevare il carattere di pura testimonianza di un “evento” della quotidianità del nostro tempo. È il realismo del XXI secolo.
Nel rifiuto di un’arte descrittiva della contemporaneità, invece, Lamberto Melina guarda al passato, alle origini, alla mitologia. Servendosi di forme e linguaggi propri dell’arte del passato, Melina dà vita a opere dalla resa pittorica quanto mai attuale. Il livello qualitativo della sua pittura (olio su tela) è molto alto: l’immagine è così delineata e nitida da rasentare la perfezione fotografica. In un singolare realismo metafisico, i temi e i soggetti antichi divengono protagonisti di una mitologia contemporanea: In Humana CCXXX - Lex naturae l’algida figura che personifica la moderna allegoria della lex naturae, emerge da un fondo nero e si mostra nella sua “eterea bellezza umana”.
Lorenzo Puglisi nelle sue tele ritrae l’alienazione dell’uomo contemporaneo. In Ritratto CXXXVII, dense e corpose pennellate bianche tracciano una testa che si staglia su un fondo nero. Una mano abbozzata, incompleta, testimonia l’appartenenza a un corpo oggi accessorio. Puglisi guarda alla brutalità del gesto pittorico di Francis Bacon. Al pari dell’artista inglese, deforma e sfigura il volto dell’uomo delineandone il reale aspetto. Quello rappresentato da Puglisi è un individuo solo, rassegnato a un isolamento esistenziale, abbandonato in un nero vuoto che altro non è che la realtà che lo circonda.
Gaudiofasto in Equilibrio consunto, con segni di inchiostro di una penna a sfera, delinea l’anatomia di una figura umana spezzata; due gambe interrotte definiscono un’umanità consumata dalla sua stessa natura. La sua opera, protetta da un vetro e racchiusa in una cornice – come da tradizione – s-vela l’illusorietà dell’idilliaca visione del mondo di cui l’uomo si compiace. L’artista denuncia l’atrocità di cui l’uomo è artefice e che rinnega nel nascondersi sotto l’artificioso velo di prosperità – indigente – della contemporaneità.
Angelo Frabasile, infine, presenta l’opera I nuovi eroi, una fotografia che va oltre la dimensione ontologica della sua natura. La studiata composizione dell’immagine ritrae al centro un individuo intento a mangiare un abbondante piatto di spaghetti; in primo piano, una natura morta; sullo sfondo, affisso sulla parete un poster de Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. La condizione di eroe suggerita nel titolo, viene suggellata dalla maschera, che, nel conferire l’indefinita natura di eroe, ne cela l’identità personale. Quello narrato da Frabasile è un “nuovo eroe” che, indifferente, consuma il suo pasto.
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