L’ARTE CONTEMPORANEA DEI TERRITORI D’ITALIA: UNO SGUARDO AL FUTURO.
Dott.ssa Anna Amendolagine - Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Sofia
In linea con la sua missione di far conoscere in Bulgaria il meglio dell’arte italiana, l’Istituto Italiano di Cultura di Sofia presenta dal 16 al 30 ottobre 2012 nella capitale bulgara un’esposizione di grande rilievo artistico e culturale, in collaborazione con il mensile “Italia Arte” e la Galleria Folco di Torino. Si tratta di una mostra collettiva di pittura, scultura, fotografia e design di artisti contemporanei che propone, al contempo, i lavori di alcuni maestri appartenenti alle principali correnti del Novecento. Gli autori contemporanei provengono da tutte le Regioni italiane e si offre pertanto allo sguardo del pubblico bulgaro una panoramica a 360° sull’arte odierna del Bel Paese, ancora molto legata alle radici e alla tradizione culturale dei suoi territori, che si inquadra perfettamente nel primo dei due temi culturali dell’anno 2012, vale a dire L’Italia dei territori. L’accostamento con le opere del secolo scorso, caratteristiche dell’epoca e delle influenze del tempo, rende ancora più interessante il confronto con un recente passato evidenziandone le prospettive future, perfettamente in sintonia con il secondo tema culturale dell’anno: L’Italia del futuro. Ed è proprio da queste due precise peculiarità che prende spunto il titolo della mostra: “L’ARTE CONTEMPORANEA DEI TERRITORI D’ITALIA: UNO SGUARDO AL FUTURO”. La mostra si inserisce a pieno titolo nelle manifestazioni organizzate da questo Istituto in occasione della XII Settimana della Lingua Italiana nel mondo e partecipa all’iniziativa ‘Sofia - città candidata a Capitale Europea della cultura 2019’, che volentieri sosteniamo.
La mostra prevede un percorso storico, con la presenza di alcune opere artistiche del Novecento, caratteristiche dell’epoca e delle correnti del tempo. Nel confronto fra arte del Novecento e arte contemporanea italiana si può cogliere uno spirito comune peculiare della nostra cultura, un senso condiviso estetizzante, che nell’armonia delle forme, nell’essenzialità delle linee, nella sintesi espressiva, come nell’esuberanza cromatica testimonia secoli di mestiere e ricerca del bello. Un concetto mutevole nel corso dei secoli, ma sempre coerente con la sensibilità innata degli artefici del nostro Paese e dei nostri territori. E’ proprio da queste diversità, dalle differenti caratteristiche storiche e socio-culturali che hanno plasmato l’Italia, che sono nate in passato, e continuano a crescere, immortali espressioni e testimonianze della realtà e dell’Uomo, inteso come universo da esplorare, raffigurare, conoscere. In un’occasione così importante, come questa mostra alla Galleria Rayko Alexiev di Sofia, sede dell’Unione dei Pittori Bulgari, con il Patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura, diretto da Anna Amendolagine e dell’Ambasciata italiana a Sofia, “Italia Arte” ha voluto quindi tracciare un percorso altamente rappresentativo, seppur necessariamente non esaustivo, di alcune delle principali correnti artistiche italiane del secolo scorso, a cui si affiancano lavori di autori contemporanei di fama, tra cui le sculture di Giuseppe La Bruna, titolare di Cattedra all’Accademia di Venezia e di Silvio Amelio, Direttore del Complesso dei Dioscuri del Quirinale a Roma, l’olio informale di Giuseppe Ciccia, dell’Accademia di Firenze, le scatole luminose di Maria Ausiliatrice Laterza, già formatrice didattica del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli o lo “Svaso” dell’artista internazionale Ugo Nespolo e del designer e progettista Roberto Talaia della doBEdo Italian Innovation di Torino. Tra gli autori scelti come ‘portavoce’ delle loro varie epoche e delle correnti che hanno caratterizzato il secolo scorso, Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo 1889-Torino 1958) di cui si presenta un “Bosco” del ‘35 della Collezione Nando D., dall’intensa e dinamica pennellata degna del migliore Cézanne e rappresentativa di un naturalismo italiano eccellente e uno dei suoi “Cavalieri” della Collezione G. Canale. Esponente di spicco della Secessione Romana, Virgilio Guidi (Roma 1891-Venezia 1984) raggiunge il successo alle Biennali veneziane del 1922, del ‘24 e poi, successivamente, del ‘28, del ‘29, del ‘35, fino ad avere per anni una sala personale nell’ambito della rassegna lagunare (edizioni in particolare degli anni a cavallo tra il 1940 e il 1950), a cui fa seguito la partecipazione alla prima mostra di “Novecento italiano” del ‘26 e allla Quadriennale di Roma. La sua è una pittura sospesa tra rimembranze antiche, in particolare lo studio su Piero della Francesca e moderna ricerca sulla forma e sulla luce, che declina in senso metafisico e impalpabile, in particolar modo nelle sue “Venezie” sospese tra mare e cielo. Di Raffaele De Grada (Milano 1885-1957) si presenta un tipico disegno degli anni Venti, un casolare toscano che testimonia il lungo e artisticamente proficuo legame dell’artista con quella terra, fin dagli anni successivi alla sua venuta in Italia, dopo una giovinezza trascorsa in Svizzera, di cui ci restano alcuni splendidi esempi di paesaggi alpini. La “Bagnante” di Francesco Messina (Linguaglossa 1900-Milano 1995) recupera la forma scultorea classica tipica dell’autore, ospitato dalla Biennale veneziana ripetutamente tra il ‘22 e il 29, esponente di primo piano di “Novecento italiano” e in seguito direttore di Brera. Del Gruppo dei Sei di Torino (Levi, Chessa, Menzio, Boswell, Paulucci, Galante) è presentata l’opera “Regata notturna” di Enrico Paulucci (Genova 1901-Torino 1999), massimo esponente della compagine idealmente e concettualmente formatasi intorno alle idee di Lionello Venturi, presente con una personale alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966 e alla Quadriennale romana, nonchè direttore dell’Accademia Albertina di Torino dal ‘55. Una pittura, quella dei “Sei”, che segna il ritorno a un naturalismo antiaccademico, pulsante di colore, dalla pennellata rapida e intrisa di pigmento, libera come il pensiero che volevano affermare. Splendido anche il lavoro di Ernesto Treccani (Milano 1920-2009), fondatore di “Corrente”, esponente del Realismo, storico protagonista del cambiamento culturale e artistico italiano e internazionale. La sua “Figura” racconta tutta l’energia dell’epoca, condivisa con i compagni di viaggio Birolli, Guttuso, Migneco, Sassu, Cassinari, Morlotti, autori impegnati in una sperimentazione nuova sul colore e sulla forma. Presente alla I Quadriennale di Roma del 1931, di Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma 1987) si può ammirare in mostra una Prova d’Autore litografica degli anni Sessanta, tipica del suo Realismo anticonformista, vibrante di colore e passione, dal taglio compositivo modernissimo e coraggioso. Esponente di spicco del Realismo italiano, Orfeo Tamburi (Jesi 1901-Parigi 1994) partecipa nel 1939 alla III Quadriennale di Roma e, insieme a Guttuso, Guzzi, Montanarini, Ziveri, Fazzini, espone nel gennaio 1940 alla Galleria di Roma, mentre l’anno successivo è alla Biennale di Venezia. Si presenta in mostra un tipico “Viadotto” degli anni Sessanta, dal tocco fresco e immediato, quasi a sfumare dalla visione del vero a una visionaria interpretazione della realtà. Ennio Morlotti (Lecco 1910-Milano 1992) entra a far parte del gruppo “Corrente” nel 1939, divenendone ben presto uno dei più accesi protagonisti, per poi aderire al Fronte Nuovo delle Arti nel ‘47 e, successivamente, al Gruppo degli Otto composto da Afro Basaldella, Renato Birolli, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato, Emilio Vedova, guidati da Lionello Venturi. La Biennale di Venezia ospita numerose volte le sue opere, nel 1948, ‘50, ‘52 assieme al Gruppo degli Otto, nel 1954 con una sala presentata da Giovanni Testori (distruggendo le opere esposte subito dopo), nel 1962 vincendo il premio (ex equo con Capogrossi) riservato ad un artista italiano, nel 1964 all'interno della sezione "Arte d'oggi nei musei", nel 1972 con una sala personale, nel 1988 con un'altra personale nel padiglione dedicato all'Italia e nella sezione dedicata alla rassegna "Il Fronte nuovo delle Arti alla Biennale del 1948". Nel 1986 e nel 1992 viene invitato alla Quadriennale di Roma. Sergio Saroni (Torino 1934-1991) è tra i maggiori rappresentanti di quegli autori che Arcangeli, Valsecchi e Carluccio fanno rientrare nel cosiddetto “Informale naturalistico”, genere affermatosi negli anni Cinquanta in area padana. Presente alle Biennali nel ’56, ’58 e ’62 Saroni entra a par parte della Nuova Figurazione, corrente che a Torino, Milano e Roma anticipa i neoastrattisti degli anni Sessanta. In mostra una “Natura morta” tipica del suo istinto pittorico fremente di cromatismi essenziali e atmosfere metafisiche. Mario Schifano (Homs 1934-Roma 1998) nasce nella Libia conquistata e diventa ben presto “l’artista della Pop Art italiana”, l’erede nostrano di Andy Wahrol. L’etichetta gli va però stretta, giustamente, e Schifano sperimenta di continuo, diventando il primo a realizzare tele computerizzate, elaborando immagini dal computer e riportandole su tele emulsionate. In esposizione si presenta un capolavoro emblematico della sua ricerca. Di Piero Ruggeri (Torino 1930-Avigliana 2009), uno dei massimi esponenti dell’Informale italiano e internazionale, si presentano due tipici “Napoleone” degli anni Settanta, dalla gestualità rapida e sintetica, propria del maestro piemontese. Invitato alla Biennale veneziana del ‘56, subito dopo il diploma all’Accademia Albertina di Torino, Ruggeri interpreta il rinnovamento attraverso un particolarissimo e contrastato utilizzo del colore, veemente e lieve al contempo, che nell’armonia potente del segno espressivo esprime poetica e ritmica musicalità. Meravigliosa l’opera di Roberto Crippa (Monza 1921-Bresso 1972, Collez. Nando D.), tipico esempio dei suoi collages con inserti di corteccia, del 1962. Firmatario, nel 1950, del terzo manifesto dello Spazialismo, si lega d’amicizia con Lucio Fontana, Gian Carozzi, Giorgio Kaisserlian, Beniamino Joppolo, Milena Milani, Sergio Dangelo, Carlo Cardazzo, Cesare Peverelli. La sua è un’arte che travalica le convenzioni, perennemente alla ricerca di innovazioni estetiche e materiche, sperimentale nell’utilizzo di elementi naturali applicati sul supporto, come corteccia di sughero, plastiche, amianto, carta da giornale o velina, che rendono i lavori di Crippa simboliche e totemiche presenze avanguardiste. Diplomatosi in arte nel 1947/1948 all'Accademia di Brera, partecipa l'anno successivo alla Biennale di Venezia (sarà di nuovo invitato nel ‘50, ‘54 e ‘56) e alla Triennale di Milano. A rappresentare l’Arte Povera, ultimo movimento italiano dal respiro internazionale, un bellissimo “Tappeto Natura” di Piero Gilardi (Torino 1942) degli anni Settanta, rappresentante un "Greto torrentizio”. Collezionato dai principali musei di tutto il mondo, compreso il Moma di New York, Piero Gilardi è stato tra i primi sperimentatori della computer art e dell’arte legata alla tecnologia, realizzando sculture interattive con il pubblico dei visitatori delle sue mostre e opere in movimento. Le tecniche miste degli Analitici Giorgio Griffa (Torino 1936) e Claudio Olivieri (Roma 1934) rappresentano un ulteriore sentimento artistico-culturale cresciuto negli anni Sessanta. Tra le caratteristiche dei lavori di Griffa e Olivieri vi è una ricerca esasperata di fluidità e sospensione del segno, esattezza di procedimento pittorico e ritmo compositivo ineludibile, quasi uno spartito a colori o in bianco e nero della pittura. Claudio Olivieri è uno dei rappresentanti più convinti e coerenti di questa tendenza, volta alla completa rifondazione e ridefinizione dei canoni estetici dell’arte. Tensione spaziale, levità del gesto, sintesi del concetto stesso di espressione sono gli elementi chiave della sua produzione. In mostra anche uno storico dipinto di Emilio Scanavino (Genova 1922-Milano 1986), "Montagna", del 1980 (Collez. Nando D.). Nel 1950, ‘54 e ‘66 espone alla Biennale di Venezia. Tra il 1973 e il 1974 la Kunsthalle di Darmstadt presenta una sua vasta mostra antologica che, con alcune varianti, passa in seguito a Venezia a Palazzo Grassi e poi a Milano a Palazzo Reale, nel 1974. Tradizionale e romantica la “Nevicata” di Francesco Tabusso (Sesto San Giovanni 1930-Torino 2012) frequentatore abituale della Biennale di?Venezia nel ‘54, ‘56 e ‘58, fino all’edizione del 1966 che gli dedica una sala personale. La sua poetica intimista e sospesa tra sogno e realtà elabora il tema romantico del paesaggio e del ritratto, quel desiderio di porre l’uomo e la natura al centro del pensiero e del fare artistico.
PERCORSO DI ARTE CONTEMPORANEA: TRADIZIONE E INNOVAZIONE.
La mostra presenta poi un corpus di opere di autori viventi di fama nazionale e internazionale, provenienti da tutte le regioni italiane e da alcuni Paesi stranieri che, con l’Italia, hanno da sempre uno stretto rapporto storico, sociale e culturale. I
CULTURA ITALIANA ED ENO-GASTRONOMIA.
A corollario dell’esposizione, un particolare rinfresco con prodotti tipici delle varie Regioni italiane, dal vino pregiato ad alcune delle più rinomate produzioni artigianali del nostro Paese.
PERIODO E SEDE DELLA MOSTRA.
Da martedì 16 ottobre (inaugurazione dalle ore 18.30) a martedì 30 ottobre 2012 presso lo splendido spazio espositivo Rayko Alexiev, di proprietà dell’Unione Pittori bulgari, di Sofia, uno degli spazi culturali più prestigiosi e storici della capitale e dell’intera nazione.
SEDE, DATE E INFORMAZIONI SULLA MOSTRA
Galleria “Rayko Alexiev”, Ul. Rakovski, 125 - 1000 Sofia/ Bulgaria
16 – 30 Ottobre 2012. Inaugurazione: Martedì 16 Ottobre 2012, ore 18.30.
Informazioni: Italia Arte 0039 011.8129776 - IIC Sofia
Orario apertura mostra: 11-19 www.italiaarte.it - info@italiaarte.it
Commenti 2
mi rallegro per l'iniziativa con la sincera speranza che l'estero possa dare le soddisfazioni che ahinoi in Italia si fatica ad avere vivendo l'arte.
Buon lavoro!
gigi zoppelli
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