A ognuno di noi spetta per diritto la scelta del campo in cui approfondire la propria indagine.
Il Tempo della religione differisce nella sostanza da quello filosofico.
La scienza, da parte sua, partendo da presupposti ancora diversi, si è incaricata di dimostrarne la relatività.
Le immagini che compongono questo volume, prendono spunto dalla lettura di un testo di Marguerite Yourcenar: Il Tempo, grande scultore.
Le pagine del piccolo volume invitano a riflettere sugli effetti che l’azione congiunta del Tempo e dell’Uomo producono sulla percezione delle opere d’arte, soprattutto antica.
In altre parole: l’incidente storico, il volontario sfregio iconoclasta, o la naturale erosione della materia di cui queste opere sono costituite, alterandone l’aspetto, in che modo ne modificano la nostra percezione e, conseguentemente il significato?
[…] i restauri sapienti o insensati di cui si avvantaggiarono o soffersero, le incrostazioni o la patina autentica o falsa, tutto, fino all’atmosfera dei musei ove nei nostri tempi sono rinchiusi, ne segna per sempre il corpo di metallo o di pietra.
Talune di queste modificazioni sono sublimi. Alla bellezza come l’ha voluta un cervello umano, un’epoca, una particolare forma di società, si aggiunge una bellezza involontaria […]. Statue spezzate così bene che dal rudere nasce un’opera nuova, perfetta nella sua stessa segmentazione […].
Identiche riflessioni meritano i luoghi. Vi sono luoghi in cui il tempo pare non essere più atteso, luoghi in cui persino il vento, sfinito, arresta la sua corsa. In quella tregua si consuma l’antico rovello di Borges e di altri prima e dopo di lui: “Il Tempo è una finzione”.
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