La nostra prima soglia è il ventre della mamma, fuori ci aspettiamo di trovare qualcosa di simile che ci avvolga e ci protegga lasciandoci liberi.
Il confine può essere la pace di un cimitero o il caos di una città che hai imparato a conoscere giorno dopo giorno.
Il confine può essere il corpo di una donna su cui disegnare il proprio viaggio onirico e la speranza di un approdo sicuro.
Il confine sono i fantasmi che puntualmente ogni notte ritornano, le ferite che non si rimarginano, il sorriso che nasconde le lacrime, la finta allegria che dissimula la disperazione, i giorni di solitudine nell’attesa del ritorno della donna follemente amata.
Ogni soglia invisibile anticipa una apertura o una chiusura o una inversione. Io posso scegliere di restare fuori o dentro, a seconda del mio ruolo e a seconda degli stessi mutamenti della linea di soglia.
Con le mie fotografie ho cercato di esplorare tutto questo.
Ernesto Massimo Sossi
Atelier Nadja
via Portici Ercolani,42
Senigallia (An)
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