Testi critici, Grosseto, 06 March 2013
“Marta Vichi possiede la fortuna di appartenere alla schiera di artisti in cui il linguaggio fiabesco, o meglio apparentemente tale, serve non per evadere dal duro confronto con la realtà, quanto per coglierla nella sua ludica condizione. Sarà frutto della continua frequentazione dei bambini (lei insegnante alla scuola primaria), a spingerla verso questa allegorica forma espressiva? Interrogativo da svelare con il tempo. Intanto che Marta Vichi abbia intrapreso un cammino originale lo testimoniano i suoi lavori eseguiti su tela e su altri particolari supporti; guardando i suoi lavori si percepisce che la sua ricerca artistica ha individuato una modalità espressiva originale, capace di rendere al meglio le particolari caratteristiche descrittive del suo narrare. La sua propensione è quella di trasfigurare la realtà in una fiaba, nei suoi lavori sembra ci sia un percorso narrativo, quasi surreale, privo però di inquietudini oniriche, ludico senza citare i feticci dell’infanzia. Molte volte nel giudicare l’arte visiva siamo condizionati anche da differenti letture, ma ognuno di questi dipinti (scenografia urbana, incontro di animali ecc), brillantemente diurno o inquietantemente notturno è uno spaccato interiore, un momento di contemplazione, sottolineato da un titolo, offrendosi così all’ipotesi di connessioni letterarie, ma che rimane aperto a molti piani di lettura. Le fantastiche composizioni di Marta Vichi con il loro cromatismo luminoso, non sono mai poetica dell’assurdo, anzi posseggono il dono di attribuire all’iconografia del reale una dimensione in cui allegria e quiete trovano un suadente equilibrio, in esse si respira l’aria di un mondo pacifico, vivo, mondato da ogni asperità. Anche il movimento è bandito in modo che la pace che regna in quelle immagini dell’animo non possa essere turbata.”
PA
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