In un analogo gioco degli opposti, le “anime bianche” di Anna Strada sembrano orientate alla ricerca di una pacificazione e una disposizione d’animo all’insegna della quies, dove la memoria possa svolgere la propria funzione taumaturgica.
Lungi dall’essere esornativa, la realtà ricreata in pittura da Anna Strada è più una sorta di in somniis video, una dimensione che ha a che vedere con la potenza dell’immaginazione, del sogno fatto ad occhi aperti sul reale e non del reale.
L’orizzonte della descrizione e della rappresentazione ci immette nella realtà del ritratto e della figura umana, colti però in uno stato di cose rarefatto, reso essenziale, animato da un soffio che proviene da tutto quel bianco che poi bianco non è. Figure in atteggiamenti pensosi, dagli sguardi penetranti rivolti all’osservatore o come in atto di rimirare un oltre che si fa spazio mentale, luogo di pura interiorità declinata al femminile, come a voler rimarcare l’intima grazia e bellezza propria delle donne, o anche una capacità prettamente femminile di introspezione e osservazione dei fatti pur minimi dietro ai quali si celano verità nascoste: un’altra possibilità di realtà.
Per la pittrice questa realtà rarefatta esiste, è tangibile ed è fatta appunto di corpi, mani, volti, occhi, fiori, farfalle raffigurati in una sorta di sospensione spazio-temporale che è la sua peculiare cifra tecnica ed espressiva.
Osservando da vicino queste tele, si può intuire quanto ardua sia la ricerca nell’ambito del figurativo, non solo per le oggettive difficoltà tecniche, che riguardano la costruzione della figura, la sua definizione plastica, lo studio di un colore vibrante, di una pennellata che crei e non si limiti a riprodurre la realtà, ma soprattutto – ed è il caso di Anna Strada – per una tensione ideale, che consiste nel tentativo di tradurre l'anima in immagine, di darle una forma e infonderla nella materia dipinta: una sfida che ha come obiettivo una pittura che sia viva attraverso le vite che essa ritrae.
Nelle “anime bianche” questa sfida la si evince per esempio nel dialogo che le figure instaurano con l’atmosfera propriamente astratta dello spazio che le circonda e da cui sembrano emergere, rimanendone parte integrante: una sostanza permeabile, in cui il bianco è dominante ma non totalizzante; un bianco profondamente pittorico, tra incorporeo e concreto, elemento fisico e metafisico a un tempo. Un orizzonte dai confini volutamente indefiniti, come certe pennellate scabre e impazienti dichiarano – e in cui, a ben guardare, si scoprirà una miriade di colori – e fortemente illuminato da una luce che fa risaltare le ombre portate e sfuma i contorni, così che le figure partecipino pienamente di quella sostanza luminosa, di quella accensione cromatica frutto di varie – e impensabili – sovrapposizioni di colori caldi e freddi, fino alla risultanza di una compenetrazione tra essere e spazio.
Ogni pennellata, ogni singola campitura cromatica, per quanto minima, contribuisce a ricreare le forme e i volumi e del pari sono le vibrazioni cromatiche, il gioco dei chiaroscuri a restituirci il senso complessivo dell’immagine. Poiché è l’insieme che conta, non il singolo dettaglio, come sembra voler comunicare l’artista.
Partecipe di una solida tradizione pittorica (con una predilezione per l’Ottocento), omaggiata nel ricorso a una tecnica nobile e antica quale è l’olio, Anna Strada mantiene la propria figurazione lontana da qualsiasi virtuosismo o da letture iperreali, tuttavia sondandone i limiti poiché la pittura può e deve ricreare il reale, non riprodurlo né tanto meno sovrapporsi ad esso in modo ingannevole. Nelle “anime bianche” di Anna Strada si percepisce tutta la complessità di una simile ricerca – condotta sul sottile crinale fra consapevolezza della tradizione e intima pulsione creativa, tra concretezza della pittura e sottigliezza espressiva per rendere una dimensione dell’anima (psyche, come i greci chiamavano l’anima-soffio, respiro vitale), in un’armonia ed equilibrio forse impossibili, ma a cui tendere sempre.
Marco Beretta
Un particolare ringraziamento va al compositore e pianista Maurizio Polsinelli che ha tradotto in musica l’atmosfera delle “Anime bianche” in una delicata composizione: Neve in lento fiume. Le note del pianoforte suggeriscono ora la cadenza della pioggia, ora un soffice fioccare di neve che a mano a mano scendono fino a formare un fiume. L’acqua scorre placida e lenta; ghiaccio o acqua, la sostanza non cambia, subisce solo un divenire: «La neve si adatta alla forma, coincide, ma ha il destino altrove, come sembra essere per le anime bianche. Cristalli non si può essere per sempre».
Anna Strada
Anime bianche
a cura di Marco Beretta
11-19 maggio 2013
con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale
Spazio Rocco Scotellaro
Via Cesarea, 49 Vigevano
Inaugurazione: 11 maggio ore 17.30
Orari di apertura:
giovedì, sabato e domenica dalle 17 alle 19
mercoledì e venerdì dalle 21 alle 23
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