Le immagini, infatti, sembrano muoversi lungo una linea disegnata con pastello e cemento su tela ambientata in uno spazio architettonico bianco e minimalista della Ylium Gallery di Londra, e l’interpretazione si fa evento reale di un talento che ha ben saputo proporsi attraverso elementi rappresentativi differenziati e di particolare rilievo in questa contemporaneità artistica che ha appeso i pennelli in soffitta e pensa di poterne fare a meno.
Non così per De Prezzo che si muove nell’informale riferibile a Vedova e all’espressionismo astratto riconducibile a Barnett Newman, e che nel connubio tra le diverse arti, dai video alle performance, dalle installazioni alla musica, dalla fotografia al digitale, tiene la pittura in debito conto e usa anche le stesse mani a dipingere, a suon di musica verrebbe da dire a guardare il video di pittura d’azione, dove opera su grandi tele con l’istinto liberatorio di energie interiori che affida a prospettive reversibili della pittura gestuale.
Visitando il suo studio emerge la ricerca sul “confine” psichico che concepisce analizzando gli aspetti immateriali della pittura e la proposizione corporea all’estremo come nella performance “Act to suspace”, sospeso a una gru nel vuoto, o nei video dove lo spazio di una tela diventa mezzo di consapevolezza del “limite”, come luogo in cui trasporre la determinazione di raccontarsi, quando “il dolore non intende prestare ascolto alla ragione, perché il dolore ha una sua propria ragione che non è ragionevole”, scrive Milan Kundera. E’ l’ossessione di quanto più il nero è presente e più il bianco è leggero ad accogliere tracce di rosso vivificante, tra nuovi vincoli e nuove ombre che delineano la sua poetica come nella fisicità di un san Sebastiano o nell’urlo di Munch.
E’ il confronto con la realtà che conquista in Francesco De Prezzo la dimensione della forza espressiva esistenziale comune a tanti giovani tra sogni e turbamenti, teatralizzando a volte i propri sentimenti nella teoria junghiana dell’inconscio collettivo, ma l’animo è quello buono e la creatività ne è il collante, per far emergere il pensiero affrancato dalla soggettività nella coscienza di sé, magari ascoltando “Here comes the rain again” degli Eurythmics nell’arrangiamento degli Hypnogaja.
Andrea Barretta
Francesco De Prezzo nasce a Lecce il 21 aprile 1994 e segue la famiglia a Brescia. Si diploma al Liceo artistico e s’iscrive all’Accademia di Belle Arti Laba. Sviluppa l’interesse per la pittura, la fotografia il video e accresce anche individualmente le conoscenze nell’ambito delle arti visive frequentando gli studi di artisti in Italia e all’estero. Attualmente studia e lavora nella produzione di cortometraggi soprattutto in Svizzera, realizza video e collabora con David Guetta, produttore discografico francese. Nel 2013 cura la regia del videoclip “Crazy world” di Dj Antoine analizzando il rapporto tra arte e musica. Le prime personali, “Nel segno del nero”, le inaugura al Palazzo della Cultura di Breno (Brescia), nel 2012, poi a Villa Damioli a Pisogne, e l’anno successivo è già a New York nella collettiva “Percezioni spaziali” alla Latin Art Gallery. Nell’ambito del programma “Artisti in residenza” è scelto per il Borgo medievale di Bienno. Nel 2013 segue la collettiva a Darfo Boario Terme a cura di Massimo Facchini e Giorgio Azzoni, poi la realizzazione della videoinstallazione “Description” e la sperimentazione con stampe fotografiche digitali e la performance “Act to suspace” a Salice Salentino, nell’ambito di un progetto documentabile in fotografia derivante da lavori performativi riguardanti la percezione dello spazio/corpo nell’esperienza vissuta nell’ atto stesso. Nel 2014 l’importante personale alla Ylium Gallery di Londra dal titolo “The border”, con la presentazione di Patrik Miller, e la collettiva in Italia “Nel segno del rosso” a Darfo Boario Terme con Perry Bianchini. Nel 2015 la mostra a Brescia alla Galleria ab/arte, a cura e con presentazione critica di Andrea Barretta.
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