Un evento unico per la presentazione di un’ampia monografia sull’opera di Silvana Lunetta - con un testo critico di Andrea Barretta - e una sua mostra per un dialogo tra editoria e arte, capace di assumere la duplice occasione in uno spazio dove farne emergere la storia creativa alternando lavori inediti, mai esposti, ad altri del suo percorso artistico improntato alla ricerca fin dagli esordi negli anni Settanta.
Le opere di Lunetta segnano l’utopia di un ritorno a un’arte impegnata nella realtà sociale, valore che si esaurisce se non è in grado di compromettersi e raccontare quell’idealismo di credere che l’arte possa servire a cambiarla per costruire un mondo in rapporto all’uomo e la sua terra, qui intesa come luogo universale. E lo fa con il rigore della materia, applicando sulle tele strati spessi e rugosi di colore, colpi di spatola mescolati ad altri materiali, come carte, stoffe, sabbie, foglie o pezzi di juta, quasi a cercare il senso del vivere, disincantata dall’espressionismo astratto che non sia ricerca di fisicità, di spazio-tempo nelle pieghe materiche e pittoriche, come realtà indipendente essa stessa.
L’autenticità di Silvana Lunetta è tutta qui, nel dare forma all’informe, nella lotta con la materia viva e pulsante, nella furiosa legittimazione del connubio tra meditazione e speranza di riscatto e il coinvolgimento totale di corpo e spirito smembrati da slanci espressivi che tentano di dare un senso alla vita, a situazioni di confronto lacerate da rassegnazioni nichiliste, di visioni misticheggianti caratterizzate da bordi sfrangiati e vibranti in un diverso stato di immaterialità. La sua è una denuncia gestuale che rimanda alle forme mutuate dalla natura, nel suo vissuto che è poesia attraverso l’organizzazione di uno spazio sulla tela, come interazione negli anfratti del pensiero, come quando prendiamo un pugno di terra e la sentiamo fluire tra le dita o la conserviamo come memoria di un luogo: gioia e felicità, amarezza e nostalgia, perché la terra è madre, da essa veniamo e ad essa torneremo.
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