VITAE
Mostre, Seregno, 13 November 2015
La vita è una distrazione dalla morte? La vita è un dono divino? La morte un passaggio dalla dimensione terrena a quella eterna? La vita è una dimensione biologica in continua mutazione, in cui tutto ciò che ha inizio poi termina?
Il percorso umano è ricco d’interrogazioni inerenti la propria esistenza, causate da un’unica vera certezza: l’essere cosciente della propria fine. La contrapposizione e al contempo il legame tra vita e morte, è tutt’uno con lo spazio fisico percepito. Una contrapposizione resa ancora più evidente dal concetto di misurazione del divenire inventata dall’uomo qual è il tempo. La mostra Vitae sollecita domande senza risposte, ma avvolge il visitatore in una esplosione di colori a rammentare che si è ancora vivi!
Il corpus di quaranta opere è l’esito di una indagine nei diversi ambiti esistenziali dell’uomo da parte dell’artista partenopeo, e seregnese d’adozione, Gennaro Mele. In questa mostra il suo realismo astratto conduce il pubblico nelle molteplici dimensioni del possibile che la scienza sta percorrendo, come il multiverso e la supersimmetria, immaginando un palese ossimoro (almeno sul piano teorico): la supersimmetria in multiverso, la struttura nel caos, la ragione nella fantasia, ma in una dimensione di finitezza e non di infinito. Al confine dell'universo, c'è un altro universo, un processo che si ripete racchiuso in tanti finiti. Ma se da un lato si sollecita dunque lo spettatore ad immaginare il possibile dell'immenso universo (o dei multiversi), la mostra Vitae rievoca anche la dimensione intima e trascendentale della condizione umana calcata dalla serie di versioni vita-morte. La vita è un insieme di colori risucchiati all’improvviso dalla morte, rappresentata da un punto, simbolo della fine di una narrazione. Ma ciò che muore genera vita, viceversa la vita genera morte. Ma non sono né la vita, né la morte oggetti d'indagine, in quanto intese come fasi di un processo in continuo mutamento, ciò che importa è la ciclicità. L'albero della vita è l'emblema del mutamento costante ripiegato su se stesso, come le quattro stagioni, ma in una dimensione ogni volta nuova. Questa ciclicità genera l'idea del tempo che è un costrutto dell'uomo dedito a misurare la propria mutazione organica dalla nascita alla morte. Il suo status galleggia tra l'insieme di fotogrammi impressi nel cervello, la scatola dei ricordi, e l'imaginaria del possibile, semmai ci sarà, perdendo il suo momento eterno dell'adesso, l'unica realtà, perché il tempo non esiste. L'anima diventa così il raccoglitore delle inquietudini e dei vissuti in cui l'uomo non guarda per fuggire la disperazione e fomentare l'illusione del possibile. Questa è una mostra che smantella le illusioni umane.

http://www.gennaromele.it/gennaromele/vitae.html

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