Un essere vivente, qualunque sia la sua specie, presuppone uno stato generativo informe, privo ancora della sua sembianza definitiva: quella fase germinale, dove non appare una figura delineata e pronta alla coesistenza con il mondo esterno, annuncia, per mezzo di una metamorfosi, il transito da forma primigenea a corpo complesso e indipendente.
La mostra personale di Andrea Marini ci riconduce alle mutazioni di entità non riconoscibili nella loro condizione larvale o a possibili creature che hanno assunto identità innaturali per modificazioni genetiche.
In questa occasione, l'artista presenta alcune opere che ci suggeriscono varie mutazioni: nel Lu.C.C.A. Underground l'opera "Fermento" presenta una serie di bozzoli in resina, che rappresentano dei microrganismi inquieti, in trasformazione, una sorta di improbabile nido immerso in una fase embrionale. L'involucro bianco esterno si presenta come un ricovero protettivo al cui interno si sta compiendo una trasformazione organica. A sottolineare lo sviluppo di questi esseri contribuisce l'effetto "incubatrice" creato dalla ambigua luce delle lampade di wood: il calore artificiale accelera il processo generativo, porta a compimento la formazione di nuove vite.
Marini mostra i possibili risultati di variazioni biologiche anche nelle tre "Ibridoteche", allestite presso una delle salette relax al pianterreno del museo: si presentano come piccole serre dell'”innaturale” dove vivono surreali piante grasse composte da materiali metallici e sintetici. Le alterazioni genetiche prodotte dalle sperimentazioni umane potrebbero creare elementi privi di tradizionali identità, algidi, alterati nella bellezza e nella perfezione propria della vera Natura.
Una meditazione più poetica verso il creato e l'ambiente naturale ha portato l'artista a ideare le due opere collocate nel Lu.C.C.A. Lounge: "Cristalli" e "Estrapolazioni": in queste installazioni Marini ha posto in evidenza due elementi naturali, il cristallo e la foglia, presenti fisicamente in vario numero e moltiplicati visivamente tramite i box di specchi in cui sono stati posti; l'artista moltiplica all'infinito il singolo componente in modo che la parte simboleggi il tutto, la propagazione visiva, unita alla sua perpetuazione, lo rende senza fine, in continua ri-generazione. Lo specchio non solo riflette un certo tipo di bellezza, quella pura e genuina, ma la diffonde al fruitore che si trova, anche lui riverberato, all'interno di una trasformazione positiva: l'osservatore finisce col partecipare alla bellezza stessa in cui si rispecchia e a condividere una personalissima genesis.
Le mutazioni a cui fa riferimento Marini si trovano in bilico tra monito contro i pericoli dei repentini e innaturali cambiamenti e l'esaltazione di un felice passaggio verso un essere migliore. Ne scaturiscono opere intese quindi come metafora di vita attraverso due accezioni: rimanere nel proprio bozzolo, protetti ma forse senza personalità, o liberarsi e intraprendere, come una farfalla, un proprio percorso esistenziale. Miracoli delle ri-nascite. Misteri delle genesi.
Presso la Sala Video del museo, per tutta la durata della mostra dello scultore, sarà proiettato il video di Monica Gazzo, "Imagined nature. A day with Andrea Marini", un lungometraggio sul lavoro dell’artista fiorentino.
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